

Dopo il successo della prima edizione, TEDx Comacchio è tornato il 31 maggio a Palazzo Bellini, con una missione: orientare il punto di vista.
“POV è un invito ad aprire lo sguardo, ad ascoltare altre voci, a guardare come il mondo si svela in modi sempre nuovi. Ogni punto di vista è un frammento unico, risultato di esperienze, culture e valori che ci plasmano, rendendo la realtà mai oggettiva, ma un mosaico di sguardi unici”

Il filo conduttore è stato dunque il Point of view. Quale miglior tematica per descrivere e parlare dell’epoca in cui viviamo? Siamo letteralmente bombardati, anche dai social, da punti di vista. Ma, questa molteplicità, può essere una ricchezza, ed il vero cambiamento inizia forse accogliendo e comprendendo la prospettiva altrui. La percezione non è univoca. Sembra banale, sì, ma allora perché è così difficile guardare oltre?
Technology, Entertainment, Design. Le tre parole che compongono TED, che oggi è una garanzia. Le sue radici affondano in California. Ben venticinque anni fa prese vita un format destinato a fare il giro del mondo: una serie di incontri incentrati sulla condivisione di idee innovative e racconti coinvolgenti nei settori più diversi; dalla scienza alla tecnologia, passando per l’arte e il design, con uno spirito no-profit. Ma soprattutto con l’obiettivo di mettere al centro persone che hanno qualcosa di significativo da dire, creando occasioni di dialogo e ispirazione.
Dietro TEDx Comacchio c’è un team ben organizzato, diretto da Ginevra Bizzarri (Event Director) e Carolina Bizzarri (Licensor & Creative Director). È una squadra affiatata, eterogenea e straordinariamente determinata. Non solo organizzatori e curatori, ma anche grafici, tecnici, responsabili della comunicazione e volontari: ognuno ha messo a disposizione tempo, energia e competenze per dare vita a un evento che è stato molto più di una semplice sequenza di talk. Si è trattato di un lavoro corale, fatto di riunioni serali, prove instancabili, scambi di idee, ma soprattutto di passione condivisa.

Ognuno, nel proprio ruolo, ha contribuito a costruire un’atmosfera autentica, ispirata e accogliente, trasformando un’idea in un’esperienza viva, concreta, e profondamente umana. Il risultato? Una partecipazione calorosa. I posti di Palazzo Bellini erano tutti occupati da giovani e adulti. Il clima era vibrante e ricettivo, ma soprattutto di curiosità e ascolto. È raro che certi eventi trasmettano ed emanino così tanta passione ed energia, infatti, le direttrici dell’evento, sopraffatte dall’emozione, si sono commosse: in quel momento, tutta la fatica, l’impegno silenzioso e la dedizione dei mesi precedenti hanno trovato la loro piena gratificazione.
Proprio grazie a questo impegno collettivo, sono stati selezionati con cura sette speaker, non solo per le loro storie e competenze, ma per la capacità di accendere una scintilla, di porre domande, di offrire nuove prospettive.

Laura Bertaglia, Eulogy writer. La prima in Italia ad aver scritto testamenti valoriali. Roberto Lucchi, cappellaio originale e creativo che fa di un oggetto una questione di identità. Marco Biasin, imprenditore e consulente. Con grande determinazione e voglia di testare e tuffarsi in nuove imprese, si è costruito con le sue mani una propria attività ben definita nel settore dell’e-commerce agroalimentare. Ha parlato della competitività nel settore, affermando che è sempre più facile fare business online, ma sempre più complesso emergere senza un brand definito. Gloria Scarpa, ostetrica libera professionista, conosciuta su Ig come @ostetricainrosa, ha raccontato il viaggio fetale e materno, un viaggio che non ha bisogno di parole, ma si fonda su battiti. Due cuori, quello della madre e quello del bambino, che si ascoltano, si regolano, si riconoscono ancor prima di vedersi. Un legame invisibile ma potentissimo, fatto di ritmo, respiro, emozioni condivise. È un dialogo silenzioso che inizia nel grembo e prosegue ben oltre la nascita, quando il corpo separa ma la connessione dell’anima resta.
E poi Stella Grillo, giornalista, copywriter e content creator, che si occupa di educazione sessuale e cultura, portando sul palco una voce potente che ha fatto riflettere sulla condizione delle donne nel mondo di oggi. Con uno sguardo che unisce consapevolezza storica e tensione verso il futuro, ha affrontato conquiste ottenute e battaglie ancora aperte. Luca Andreozzi, climber italiano noto per le sue imprese nell’arrampicata sportiva ha regalato il suo punto di vista, da brivido e stimolante: quello di chi non ha paura e guarda il mondo dal silenzio delle rocce. Infine Valerio Malvezzi, economista, politico, imprenditore e docente universitario. Ha proposto una visione radicalmente diversa: quella dell’economia umanistica. Un’economia che rimette al centro la persona, i valori, le relazioni, e non soltanto il profitto e l’efficienza. Con uno stile chiaro, coinvolgente e profondo, Malvezzi ha invitato a riportare l’economia alla sua origine etimologica, oggi persa.

Con due di loro abbiamo scambiato qualche parola a margine dell’evento: uno di questi è Roberto Lucchi, artigiano di cappelli di Codigoro, da cui il pubblico è rimasto piacevolmente colpito e sorpreso.
“Il cappello è come musica. Io sono musicista. Un cappello nasce da un flusso creativo, non c’è un vero e proprio pensiero dietro, proprio come quando si suona. Ti lasci andare… e il cappello viene, come la musica. A volte la storia di chi mi chiede i cappelli è la musica stessa. La ascolto e la tramuto in oggetto. Bruno Mars mi ha fatto innamorare dei cappelli, collego a lui il mio primo ricordo, volevo una persona che li facesse anche a me! E io sono diventata quella persona. Richiede tanto impegno far capire l’intimità e l’identità di un oggetto in un mondo in cui tutto è intercambiabile. Il mio valore aggiunto non è nella costruzione del cappello ma nel saper ascoltare ciò di cui si ha bisogno e cosa si sta cercando in quel preciso momento di vita.”

Il paragrafo di Lucchi finisce con vita, quello di Laura Bertaglia con morte. Lugubre? No, semplicemente non siamo abituati a parlarne. Con la sua voce dolce e sensibile, si è aperta raccontandoci il suo mestiere.
“Uso strumenti narrativi, ricordi e insegnamenti per scrivere testamenti valoriali. Il testamento non deve più essere solo quello dei beni materiali. Il cuore dell’elogio funebre è il ringraziamento, viene dal profondo perché la persona che perde si sente grata di quello di più intimo che le è stato lasciato. Scrivere della morte non ha cambiato il modo di vedere la morte ma ha cambiato in meglio il mio modo di vivere la vita. Dopo ogni elogio, torno a casa e stringo forte la mia famiglia. Ogni giorno dovremmo pensare di più alla morte come inno alla vita. L’assenza è una voce potentissima, sempre viva, che continua a parlarci in altre forme; la morte non spegne, trasforma solo: ciò che amiamo resta vivo. Il momento peggiore della mia carriera è stato quando hanno messo in dubbio il mio mestiere, mi dicevano: perché chiedere soldi a persone in lutto? Ma la mia è una professione che si basa su tanti studi e può dare tanto, va valorizzata di più, non è solo un lavoro di bontà.”

MORE INFO
Per seguire TEDxComacchio e vedere i video degli interventi quando saranno online a breve: https://tedxcomacchio.it
Nasco a Ferrara nel 1999. Sono laureata in Lettere all’Università degli Studi di Padova e attualmente sto svolgendo un master dell’Accademia Silvio d’Amico di Roma. Le mie giornate sono spesso trascorse tra foto, musica, libri, penne e quaderni. La scrittura è per me una forma di espressione. Odio la superficialità, soprattutto quando pervade i gesti e le parole. A queste ultime mi piace dar vita attraverso la scrittura (anche) di poesie. Ritrovo la poesia ovunque, anche nei momenti più semplici della vita quotidiana e mi piace ricercare la bellezza nascosta delle parole e dell’equilibrio tra il detto e il non detto. Sono un’inguaribile ed eterna sensibile.