

Al termine di questa stagione parecchio emozionante, e non solo per Ferrara Basket 2018, tutti gli appassionati di pallacanestro di città e provincia potrebbero non averne avuto abbastanza. Non si vedono tutti i giorni la promozione in B nazionale, la 4 Torri salire in C, i successi di Cestistica Argenta, di Bondeno, in un clima di ritrovato entusiasmo per uno sport che ha saputo regalare tanto al nostro territorio. Le soddisfazioni chiamano soddisfazioni, e la nostra passione se ne nutre senza sosta.
A quelli che mi dicono ‘Ferrara copia anche la passione per il basket da Bologna’ vorrei dire due cose – tre, forse, ma non penso sia il caso di rendere pubblica la prima -: innanzitutto abbiamo dimostrato negli anni, con tantissime associazioni sportive che sostengono settori giovanili, con un pubblico sempre più nutrito e fedele, di avere ben chiara la nostra identità anche rispetto alla palla a spicchi; e poi, che venissero a vedere Parco Coletta, o il parco di Villa Fulvia, o i giardinetti di Barco, e mi dicessero quante volte trovano i playground liberi.
Chi ama il basket al punto da volerlo praticare ha un rapporto viscerale con il playground. L’asfalto, quel fascino primitivo alla Rucker Park, da vera leggenda, perché se cadi qui sì che ti fai male; e questo è uno sport in cui ti fai male per eroismo. Alle dita insaccate, le caviglie rosicchiate, e le ginocchia massacrate sul campo, si aggiungano le sbraciolate piene di sassolini del campetto per il training perfetto. Mi sembra di sentire i miei coetanei, compagni di camp estivi tra Cesenatico e Cattolica, che dicono in lontananza ‘Eh, ma adesso non sono mica più in asfalto grezzo i playground…’ per difendere un’intera generazione di guerrieri masochisti; eppure, anche se bello colorato e un po’ meno sbriciolato, il pavimento dei campetti contemporanei non è comunque di gomma.
Insomma, è lì, in esterna, che si misura la passione, anche quando è amatoriale.

Non posso non confessare che, in effetti, per anni ho invidiato e amato allo stesso tempo il torneo ‘Walter Bussolari’, quello dei Giardini Margherita di Bologna. Mi mangiavo le mani al pensiero di non poter competere dalla mia città, e intanto prendevo la macchina per imboccare l’autostrada. Da invidiosa solitaria, siamo diventati invidiosi in due, poi in quattro, poi in sei e poi ci siamo trovati a condividere la nostra invidia con le persone giuste, che si sono prese la briga di organizzarlo davvero, questo torneo: dunque, finalmente, arriva in città la nostra bella occasione per allungare la stagione del basket, per vedere da vicino 16 squadre di grandi eroi che si contenderanno le finali nazionali del circuito “Not in my house” (a Bologna, evabbé), sfidando quell’asfalto ripulito, che è pur sempre asfalto.
L’appuntamento è 26 e 27 giugno, al Parco Coletta, e l’evento si chiama Rhythm ‘n’ Basket, perché la pallacanestro non sarà l’unica protagonista.


Spettacolo sul campo, e spettacolo oltre la rete. Uno spazio attrezzato per lo skate sarà disponibile entrambi i giorni sia per i bimbi, fino alle 18.30/19, che per tutti fino all’1 di notte. Giovedì 26 dalle 20.30 una battle rap freestyle (le selezioni aprono alle 20), con premio finale e giuria d’eccellenza composta da Chiasmo, J-Bisio e Mora. Entrambe le giornate finiranno comunque in musica con i night party: giovedì 26 una bella sorpresa da non perdere – che non posso proprio svelare – e venerdì 27 Lorenzo De Blanck, che in città è una bella tradizione.
Tutti i pomeriggi spazio al minibasket e ai settori giovanili, grazie ad una proficua collaborazione con le realtà cestistiche della provincia, dalla Scuola Basket Ferrara, 4torri, a Vis basket e Gallo Basket. Alle 18.30 di giovedì spazio al baskin – se posso -, le squadre più eroiche con le loro incredibili peculiarità. Il torneo senior invece inizierà alle 19.30 di giovedì per fermarsi alle 21.30, riprendere alle 19 del venerdì e concludersi alle 22.30 con i vincitori diretti alle finalissime di Bologna. Una cosa da notare con attenzione: la finale nazionale del “Not in my house” sarà trasmessa su Sky Sport (ma per tifare i nostri, Bologna è vicina, meglio in presenza).
Non mancheranno nemmeno i mercatini, per genitori, fidanzati e fidanzate, amici e amiche che ‘bello il basket ma non ci vivrei’. Ovviamente buona cucina e servizio bar, per arrivare sereni ai night party senza perdere un minuto di torneo (o di shopping).
Chiedetemi se sono felice, ma non chiedetemi la prima cosa che risponderei a ‘Avete copiato anche il torneo dei Giardini Margherita?’.
Clelia nasce a Ferrara il 5 gennaio 1988, in una famiglia di artisti che tenta di salvare la creatura dal tremendo e precario mondo dell’arte, per più di 20 anni. A maggio 2017, nell’Aula Magna del DAMS di Bologna, mamma Alessandra-musicista e papà Franco-restauratore accettano di aver cresciuto una cantante laureata in Storia Dell’Arte. Oggi è copywriter per l’agenzia Dinamica, scrive racconti brevi per amore delle parole, e collabora con le associazioni culturali ARCI Contrarock ed Officina MECA.