

Anche quest’anno ci prepariamo ad affrontare il Primo Maggio con il solito kit: giorni di ferie da lavoro, grigliate con amici e gite fuori porta. Certo, è cosa buona e giusta, ma il 2025 può essere un’eccezione al tradizionale modo di celebrare la Giornata dei lavoratori. Arriva a Ferrara, infatti, un festival che non ha precedenti, in grado di legare tre generazioni: parliamo di Ad Alta Voce! Organizzato dall’Associazione ORM-NE/Coro delle Mondine di Porporana, in collaborazione con CPS La Resistenza e ARCI Ferrara e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, si terrà venerdì 2, sabato 3 e domenica 4 maggio al Consorzio Factory Grisù. Al centro, il canto corale e la tradizione che esso rappresenta e che continua a tramandare, ma anche i diritti delle donne, le battaglie per un lavoro dignitoso e la storia delle nostre campagne. Inoltre, il festival è anche un evento di raccolta fondi del CPS La Resistenza su produzioni dal basso anche per coprire i costi di Ad Alta Voce!

Per scoprire meglio di cosa si tratta, abbiamo parlato con Francesca Audino, responsabile circoli e tesseramento ARCI Ferrara, con Francesca Caselli, direttrice artistica e membro del coro delle Mondine di Porporana e con Morena Gavioli, presidentessa dell’associazione ORM-NE e direttrice del Coro.
Come nasce l’idea di Ad Alta Voce?
Morena Gavioli: Nasce dal fatto che il Coro delle Mondine di Porporana festeggia nel 2025 i suoi 20 anni di attività. Vuole essere anche un grande omaggio a Ornella Marchetti, la storica fondatrice, che purtroppo ci ha lasciati. Questo traguardo è l’occasione per fare una celebrazione più diffusa sull’importanza e il valore della musica popolare e della tradizione orale, con un focus su canti e cori femminili, che nel corso della storia hanno direzionato un’importantissimo progetto di emancipazione. Vogliamo fare un patrimonio di memoria.
Francesca Caselli: Volevamo fare una grande festa per i 20 anni del Coro, in cui l’attenzione potesse essere al canto della tradizione orale, in dimensione corale. Poi vogliamo porre al centro anche il tema della donna e della sua emancipazione. Di sottofondo c’è la questione del lavoro, dello sfruttamento e dell’antifascismo. Il festival si chiama Ad Alta Voce! per cercare di rompere delle barriere che sono costruite in una società patriarcale opprimente. Il canto in coro cerca di romperle. Solo abbassando e rompendo queste barriere possiamo trovare lo spazio la condivisione e per la bellezza.


Come mai l’ARCI Ferrara ha deciso di collaborare per la creazione del festival?
Francesca Audino: Abbiamo accolto come ARCI questo invito arrivato dal CPS La Resistenza perché ci sembrava un progetto molto importante su cui spendersi e molto attuale. Umanamente conosciamo le Mondine e siamo molto affezionati al loro operato. Le abbiamo conosciute in contesti di piazza: sono persone che non si tirano mai indietro se c’è bisogno di partecipare a cortei, sit-in, manifestazioni. Mi sembra che riescano a rappresentare in maniera ancora molto attiva quello che probabilmente era lo scopo originario di questi canti che venivano fatti nelle risaie, contro il lavoro e lo sfruttamento lavorativo. Penso che riescano ancora a essere un esercizio di memoria attiva. L’intero scenario del canto popolare è importante che continui a essere preservato ed esercitato nel presente, anche in dialogo con le nuove generazioni che partecipano alle manifestazioni e che compongono i cortei.
Come sarà organizzato il festival?
Francesca Casella: Sarà un festival di tre giorni, dal 2 al 4 maggio. Sono state scelte un po’ per comodità, per il ponte, un po’ perché si collega al 25 aprile e perché l’1 maggio è la Giornata dei lavoratori. Inoltre le mondine partivano ai primi di maggio per andare nelle risaie dell’alta Italia. Sarà tutto al Consorzio Factory Grisù, tranne per due concerti, che si terranno al refettorio del Chiostro di San Paolo. Tutto il festival è gratuito, tranne che per due eventi: per il concerto di Rachele Andreoli richiediamo un contributo minimo di 10 euro e per il laboratorio di canto sempre di Rachele Andreoli chiediamo 30 euro (per tre ore). Il programma vuole creare un omaggio al Coro delle Mondine e ci saranno le realtà che hanno collaborato con il Coro. Sabato ci sarà anche il pranzo cantato, che vorremmo fosse il cuore della manifestazione. Arrivano a Ferrara anche artisti importanti da tutta Italia nel mondo dei cori e della polifonia, come A coro a coro che viene dal Salento, Gualtiero Bertelli dalle nostre zone. Ognuno porterà canti della propria specifica parte d’Italia e molti lo declineranno in dimensione corale. Il programma sarà aperto da un convegno sull’importanza del canto di tradizione, tenuto da Gian Paolo Borghi del Centro Etnografico di Ferrara: come mai è ancora importante tramandarlo e che valore ha oggi? L’idea principale del festival però è quello del palco aperto, dove chi vuole può partecipare e dare il proprio contributo. Sono garantiti dei pasti principalmente vegani per tutta la durata di Ad Alta Voce!, grazie ai volontari sia del CPS La Resistenza, sia del Centro sociale Il Barco.
Morena Gavioli: Ci sarà anche una mostra con materiali che abbiamo raccolto negli anni. Non solo articoli di giornale, fotografie e attestati, ma anche veri e propri quadri, omaggiati da alcune compagne del Coro.


Quali sono gli appuntamenti da non perdere?
Francesca Casella: il recital delle Mondine di Porporana alle 21.00 di venerdì 2, il concerto di Rachele Andrioli & Coro a Coro (progetto di canto polifonico fra donne diretto da lei) alle 21.00 di sabato 3 e il laboratorio di canto con Rachele Andrioli di domenica mattina, dalle 10.00 alle 13.00.
Quale focus ha il festival?
Francesca Audino: La dimensione corale, del gruppo, che è più forte del singolo e che si riconosce in valori comuni. Vediamo un nesso che continua a essere molto attivo fra diritti e musica. L’impostazione del coro, della collettività, è la strada, secondo ARCI, per condividere istanze giuste e messaggi giusti.
Francesca Casella: La storia delle mondine è la storia delle nostre nonne, di lavoratrici. Le mondine cantavano lavorando, per superare la fatica, per non sentirla, per darsi forza nel lavoro. Cantavano contro lo sfruttamento, contro il caporale, contro il padrone. Si motivavano a unirsi per avere diritti. Questi canti e queste tradizioni devono risvegliare le radici dei giovani: trovare la bellezza nelle proprie origini può essere molto nutriente.
Morena Gavioli: Il senso del Coro, ma anche del festival, è quello di ripercorrere la storia delle donne che hanno conquistato le otto ore di lavoro, il diritto alla famiglia e alla maternità. Scioperare in risaia significava non avere neanche il pasto, essere via di casa, in condizioni difficili, unite solo dalle Leghe dei lavoratori. Hanno fatto le staffetta partigiane, hanno fatto la Resistenza, ma finita la guerra, le donne hanno dovuto tornare nelle retrovie, perché allora essere partigiane e mondine era segno di essere donne poco serie. Era diventata una vergogna essere quello che erano. Le mondine sono state pioniere del femminismo: se ne andavano di casa giovanissime, senza il controllo maschile, e hanno iniziato a prendere consapevolezza di essere insieme ad altre donne.
MORE INFO E PROGRAMMA COMPLETO:
https://www.produzionidalbasso.com/project/ad-alta-voce-festival

Classe 2000, fieramente di provincia, mi sono laureata in Scienze Politiche e in Giornalismo. Sogno di vivere grazie alla mia penna e di scrivere di ciò che mi va.