Santo Spirito a Ferrara: un piccolo cinema per grandi visioni

Foto di Eugenio Ciccone
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In una fredda sera di febbraio, il Cinema Santo Spirito ci apre le sue piccole porte per raccontarci la sua storia passata e presente.

C’è un piccolo cinema d’essai, nascosto tra le vie storiche di Ferrara, che non ha le luci abbaglianti e fredde dei multisala, e nemmeno le file interminabili dei blockbuster. Eppure, è grande. Situato in Via della Resistenza 7, è grande perché tra le sue pareti risuonano storie antiche e perché ogni spettatore che entra porta con sé la voglia di scoprire qualcosa di nuovo, ma soprattutto di sentirsi parte di una comunità.

Questo piccolo cinema è grande perché non ha bisogno di spettacolarità per lasciare il segno. Vive nelle passioni di chi lo gestisce, nella cura con cui vengono scelti i film, nell’atmosfera familiare che fa sentire a casa. È un cinema che sa di passato ma che ha tanta voglia di resistere anche nel futuro, nonostante la difficoltà nell’interfacciarsi con i multisala.

Foto di Eugenio Ciccone

Enrichetta Maregatti, insieme a suo marito Elvio Bonifazi, gestiscono il cinema con grande amore e costanza, prendendosene cura come una piantina da annaffiare giorno dopo giorno per tenerla in vita. Enrichetta ci racconta che il cinema nacque nel lontano novembre 1948 con l’appellativo di Piccolo Cinema, su iniziativa del frate francescano Padre Francesco Righetti, il quale riconobbe che l’essere umano non solo sentiva il bisogno di pregare, ma anche quello di ristorarsi nell’animo e nella mente. Dunque, cosa c’era di meglio per sopperire a questa necessità se non proprio il cinema?

Il cinema è l’unico luogo che ha un potere immenso. Quello di creare una magia intima, quasi segreta, tra lo schermo che proietta e chi lo guarda. Ha la capacità di riunire le persone in un unico luogo per un tempo definito. Ed è come se tra gli abitanti della sala si stringesse un patto, che sigilla un incontro di gusti, valori e passioni. Il cinema è un viaggio che va oltre la realtà, un modo per esplorare i mondi attraverso immagini e suoni. È un linguaggio universale capace di parlare a tutti, dando voce a fantasie a volte immaginate e taciute. È una forma d’arte in continua evoluzione, capace di adattarsi ai tempi e alle tecnologie, ma sempre legata alla sua essenza: raccontare storie e accogliere sogni.

Foto di Andrea Musacci per La Voce di Ferrara Comacchio

Padre Francesco Righetti fin da subito trattò le due entità (parrocchia e cinema) come se fossero due metà della stessa mela. Dunque, non due luoghi separati, ma uniti dai valori dello svago e allo stesso tempo dell’educazione. Il Cinema Santo Spirito è stato il primo a proiettare i film neorealisti e ad organizzare i Cineforum ferraresi, veri e propri incontri culturali organizzati per proiettare e discutere insieme il film di turno, solitamente in un ambiente informale e aperto a tutti. Il primo si tenne nel 1948, grazie al sacerdote e artista Don Franco Patruno e allo storico Luciano Chiappini. Un’idea innovativa che trasformò la sala cinematografica in un luogo di dibattito e approfondimento culturale, portando sul grande schermo capolavori del cinema internazionale.

Uno dei primi esempi documentati di questa esperienza risale alla stagione 1952-1953, quando il Club Ferrarese Cineforum organizzò la terza edizione della rassegna intitolata Panorama della cinematografia mondiale del dopoguerra. Charlie Chaplin – Il cinema francese. Il programma includeva proiezioni di grandi maestri come René Clair, con Il silenzio è d’oro (1947), e Henri-Georges Clouzot. Non mancava la presenza di Charlie Chaplin, di cui venne proposto Monsieur Verdoux (1946), un’opera dal forte valore satirico e sociale.

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Il cineforum ferrarese si affermò rapidamente come un punto di riferimento per gli appassionati di cinema e cultura, continuando con altre edizioni di grande rilievo. Infatti, nella stagione 1953-1954, la quinta della rassegna, il pubblico poté assistere a opere di autori del calibro di Jean Renoir (La grande illusione), Frank Capra (L’eterna illusione), G. W. Pabst (La voce del silenzio) e Billy Wilder, presente con due capolavori: Viale del tramonto e L’asso nella manica. Ferrara con le sue rassegne cinefile si confermò così come una città attenta all’arte cinematografica, precorrendo i tempi e ponendo forti basi culturali per il futuro.

Negli Anni ’70 e ’80 un’altra curiosa iniziativa aveva sede nel palco del cinema: il Microfono d’Oro, ispirata naturalmente al più noto Zecchino d’Oro, il celebre festival internazionale di canzoni per bambini, organizzato dall’Antoniano di Bologna sin dal 1959.

Chiacchierando con i responsabili di Santo Spirito, è stato naturale chiedergli come si confrontano con il panorama dei multisala, essendo il cinema d’essai un mercato di nicchia. La risposta era quasi scontata: è difficile. Si lotta per avere i film, i multisala hanno molte più possibilità di un piccolo cinema, eppure da anni, hanno fidelizzato un pubblico davvero numeroso. Le sale non sono mai vuote e qualcuno addirittura giunge al cinema senza aver consultato la programmazione, proprio per la fiducia che si ha verso i film di estrema qualità e sperimentazione che vengono proiettati. Un elemento saliente per scegliere bene un film d’essai è conoscere regista e autori, e quindi, poi, saper scegliere, ci spiega Enrichetta.

Per farsi conoscere e mantenere viva l’attenzione degli appassionati non viene trascurata la comunicazione: viene fatta moltissima pubblicità sul sito web, su Facebook ed Instagram, ma la parte più importante resta sempre il passaparola che avviene tra gli spettatori.

Santo Spirito è associato ad ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) in quanto i programmisti di questa associazione aiutano a scegliere la programmazione del cinema, favorendo dunque nuove uscite ogni settimana, se la distribuzione lo permette.

Oggi, il nostro piccolo cinema ospita 173 posti, con poltroncine blu a contrasto con le pareti verdi. Dove questi due colori si incontrano possiamo ritrovare una parte di noi che avevamo dimenticato di cercare. Santo Spirito è grande perché resiste e perché c’è sempre qualcuno che sceglie di sedersi nelle poltrone blu.

Grazie a chi continua a farlo.

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