Palazzo Massari è un cantiere impressionante: in attesa di Boldini e De Pisis è già museo di se stesso

Abbiamo sbirciato dentro Palazzo Massari durante le Giornate FAI d’autunno: oggi è ancora un cantiere enorme e silenzioso ma lascia già intuire la sua forma finale: una reggia, che sarà Museo Boldini e De Pisis.
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Capita ogni tanto di poter sbirciare per qualche ora dentro la Ferrara più nascosta, tra palazzi, giardini, cantieri, chiese e monumenti che normalmente ci sono preclusi. Capitava con Interno Verde, con il photofestival di Riaperture, capiterà tra pochi giorni di nuovo con Monumenti Aperti ed è successo lo scorso weekend grazie alle Giornate FAI. Oltre al monumentale Palazzo Prosperi-Sacrati dove già eravamo andati a curiosare all’inizio dei lavori di ristrutturazione, ha riaperto eccezionalmente Palazzo Massari, che dal 2012 è inaccessibile e al centro di un lungo e complesso cantiere post sisma.

Durante le Giornate FAI d’Autunno è stato possibile vedere a che punto siamo con i lavori soprattutto del palazzo, visto che tornerà ad essere di nuovo spazio museale solo una volta in sicurezza il suo contenitore. Oggi si presenta vuoto, con un’incredibile infilata di porte e di stanze al piano nobile degne di una reggia, con decorazioni pittoriche su soffitti e pareti che avvolgono lo spazio e costringono chi le guarda a stare con il capo all’indietro per ammirarle. Il tutto al fianco di nuove pavimentazioni, pareti ristuccate e colorate rispettando le tinte originali, cavi che spuntano, impalcature, impianti di illuminazione e riscaldamento ancora da installare, ma che iniziano a far intuire il disegno finale.

Palazzo Massari venne edificato alla fine del Cinquecento per volere del conte Onofrio Bevilacqua, sorge tra piazza Ariostea e il Quadrivio degli Angeli, cuore della celebre Addizione Erculea di Biagio Rossetti. Nel Settecento venne poi ampliato con la Palazzina Bianca, o dei Cavalieri di Malta, perché l’Ordine trasferì qui per alcuni anni la sua sede dal 1826 al 1834. Un utilizzo testimoniato anche dall’enorme fregio con il cristogramma IHS posto sulla facciata della palazzina.

Dopo un periodo di decadenza seguito alle conquiste napoleoniche che depredarono il palazzo di ogni sua ricchezza, divenne nel 1870 proprietà della famiglia Massari e, dal 1975, sede delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara. Gravemente danneggiato dal terremoto del 2012, è ora oggetto di un ampio progetto di restauro e riqualificazione, volto a unificare e ampliare i percorsi del Museo dell’Ottocento, del Museo Boldini e del Museo De Pisis che ospitava al suo interno.

Il complesso si distingue per il contrasto tra il corpo principale in cotto e la Palazzina adiacente in stile neoclassico; gli interni, sontuosi e coerenti nello stile, conservano affreschi di Scannavini e Parolini e stucchi ottocenteschi di Giuseppe Santi. Il giardino, trasformato da Luigi Cosimo Bertelli in parco con Coffee house e scuderie, divenne con i Massari un giardino all’inglese e, dal 1936, il parco pubblico che tutti conosciamo e frequentiamo.

Le sue dependance hanno ospitato il Padiglione d’Arte Contemporanea fino al 2024, e la Sala Polivalente fino al 1997 (oggi magazzino di Ferrara Arte), mentre il giardino custodisce sculture contemporanee. Nel 2024 al posto del PAC è stato inaugurato lo Spazio Antonioni, dedicato al grande regista ferrarese.

Le collezioni museali, originate dalla Pinacoteca civica del 1836, testimoniano l’evoluzione dell’arte moderna ferrarese: da Turchi e Pagliarini a Boldini, De Pisis, Melli e Funi. Dopo la separazione dalle raccolte antiche, nel 1958, le opere moderne trovarono dimora definitiva a Palazzo Massari, cuore pulsante dell’arte moderna e contemporanea della città.

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Oggi sembra proprio di entrare in una casa venduta al grezzo, dove la parte inferiore è tutta ancora da definire e riempire: non si coglie ancora il percorso museale che prenderà forma al suo interno e al contempo c’è una netta cesura rispetto al passato. Chi ricorda questi ambienti colorati e ricchi di quadri e arredi tra Settecento e Ottocento ferrarese rimarrà spaesato dalla luce che riempie le stanze ancora vuote e dalle tinte tenui e moderne alle pareti.

L’unico balcone che affaccia su Corso Porta Mare, nella Palazzina Cavalieri di Malta – Foto di Eugenio Ciccone

Eppure rivolgendo lo sguardo in alto la storia del palazzo racconta ancora epoche di antichi fasti e diverse proprietà, di gusti personali, caminetti, specchi e trompe-l’oeil, di utilizzi molto diversi che si sono succeduti nei secoli, da residenza privata ad Ostello per la gioventù, dalla sede del Dosso Dossi a polo museale. E il salone d’onore, tra i più colpiti dal sisma, è quello che maggiormente lascia con il fiato sospeso, tra tubi innocenti e lampadari sfarzosi, perché ne si intravede il potenziale futuro di spazio restituito all’arte ma anche agli eventi culturali, sebbene ancora fragile e delicato da restaurare.

Il lampadario del salone d’onore – Foto di Eugenio Ciccone

Il progetto di recupero a cura della ditta napoletana Capriello Restauri (la stessa che si è appena occupata della Palazzina Marfisa d’Este ed è al lavoro per il restauro della Casa della Patria “Pico Cavalieri”), si articola in una serie di interventi mirati e localizzati, dove la preesistenza storica permetteva aggiunte e funzioni diverse compatibili con l’insieme. L’inserimento di un gruppo scale e ascensore in ottemperanza alle norme antincendio, in corrispondenza di una rientranza dell’ala ovest del Palazzo, la trasformazione dell’ex chiostro in un ambiente di accoglienza e ticketing con una copertura vetrata, una nuova passerella che collega gli ambienti del piano ammezzato della palazzina settecentesca Cavalieri di Malta con il restante museo, il riutilizzo degli ambienti degradati della ex-falegnameria nella parte nord della palazzina Cavalieri di Malta, per farne un bar caffetteria con affaccio sul Parco Massari.

Il completamento definitivo del cantiere è previsto entro la fine del 2025, la riapertura dei musei nella seconda metà del 2026, anche se ad uno sguardo da non addetto ai lavori e ovviamente molto sommario al cantiere, sembra un timing troppo ottimistico. Si tratta in effetti di un intervento enorme, finanziato con 10.490.000 euro, in larga parte provenienti da fondi ministeriali del Ducato estense (Dicastero alla Cultura) con cofinanziamento di 220.000 euro del Comune di Ferrara e 2.270.000 euro dal piano speciale d’area regionale.

È inoltre notizia di due settimane fa un nuovo finanziamento per il restauro e la valorizzazione del patrimonio architettonico storico e contemporaneo a destinazione culturale della nostra regione. Circa 219.000 euro dalla Regione Emilia-Romagna che saranno utilizzati per il restauro degli affreschi e delle superfici decorate del complesso, ancora molto danneggiate dal sisma.

Quando sarà riaperto e finalmente pieno di arredi e opere d’arte, insieme allo Spazio Antonioni, a parte del Palazzo Prosperi-Sacrati e naturalmente a Palazzo dei Diamanti, rappresenterà un valido incentivo a chi visita la nostra città per allontanarsi dal centro e scoprire più da vicino l’addizione rossettiana, immergendosi tra capolavori artistici dentro alcuni dei palazzi più prestigiosi della nostra città. Un nuovo centro storico sta per tornare più vivo che mai.

Una delle decorazioni dei soffitti di Palazzo Massari – Foto di Eugenio Ciccone
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