Breve guida alla stagione 2025/26 del Teatro Comunale di Ferrara

Cos’è una stagione teatrale? E perché parliamo di opera, prosa e danza? Un piccolo viaggio dentro (e dietro) gli spettacoli del Teatro Comunale di Ferrara
foto Pierluigi Benini
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Quando andiamo a teatro ci troviamo catapultati in un altro mondo, cullati da un clima di sospensione indefinito: luci soffuse, magie di parole, musica e impatti visivi. Tutto concorre a creare un tempo altro, in cui il resto sembra fermarsi e la nostra attenzione si concentra unicamente su ciò che accade in scena, quando sia apre il sipario. Ma… vi siete mai soffermati a pensare al mondo che si cela dietro al sipario?

Sala degli Argani

Partiamo dall’inizio. Si parla di stagione perché l’attività dei teatri era organizzata in periodi ricorrenti dell’anno, e concentrata quindi solo in alcuni mesi. Con la nascita dei teatri all’italiana tra il XVII e il XVIII secolo, si sono create strutture più stabili per l’intrattenimento e l’attività teatrale si è sempre più organizzata in periodi dedicati. La periodicità dell’attività teatrale sopravvive oggi come modo per strutturare e presentare un ciclo di spettacoli, legandolo simbolicamente al ritmo del tempo e della comunità.

Per comprendere la ricchezza e la varietà di un teatro, bisogna però distinguere i suoi linguaggi. Ci sono infatti tre modalità di espressione scenica: prosa, opera e danza. Sono tre dialetti della stessa lingua (quella del teatro) e condividono lo spazio teatrale, ma parola, corpo e musica cambiano significativamente.

La prosa è il teatro di parola per eccellenza. L’attore è interprete e portavoce di un personaggio, la musica – così come il corpo e la scenografia – sono al servizio della parola, non autonomi. Nell’opera il linguaggio dominante è invece la musica, e l’obiettivo è tradurre il suono in dramma. Il tempo scenico è strutturato dalla drammaturgia musicale, l’attore è anche cantante e la recitazione è subordinata alla partitura. Con la danza si entra in una dimensione più astratta e figurativa: il corpo, il ritmo e la gestualità dominano la scena.

foto di Pierluigi Benini

La stagione 2025/26: sincretismo, territorio e qualità
La costruzione di una stagione teatrale, come spiega Marcello Corvino, dal 2020 direttore artistico del Teatro Comunale di Ferrara, nasce sempre da un’idea unitaria, da un filo rosso che attraversa tutte le rassegne organizzate dalla Fondazione. “Il nostro obiettivo – racconta – è offrire un’offerta culturale di ampio raggio cercando costantemente i punti di incontro tra i generi: il sincretismo è il tratto distintivo delle nostre programmazioni”.

Non è un caso che alcuni spettacoli sfuggano a una definizione precisa, come nella stagione in corso, quella 2025/26: “Penso per esempio – ci racconta Corvino – a Concerto a due per Puccini, che è inserito sia nella stagione lirica che in quella di prosa: un grande musicista (Alessandro Quarta) accanto a un grande attore (Alessio Boni). Penso anche alla prima mondiale dell’opera di Lulli, Le Carnaval, Mascarade Royale, che non ha un regista ma un coreografo”.

L’ibridazione dei linguaggi di musica, danza e teatro si accompagna alla volontà di distinguersi con progetti originali, ideati e realizzati internamente: “le nostre maestranze hanno un livello di specializzazione e creatività altissimo. Senza di loro non potremmo permetterci produzioni così competitive, anche a livello internazionale. Le nostre opere, infatti, vengono spesso ospitate all’estero con ottimi riscontri”, parola di Carlo Bergamasco, direttore generale del Teatro Comunale di Ferrara.

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Un altro elemento chiave della stagione 2025/26 del Teatro Comunale è la valorizzazione del patrimonio storico e culturale. Nella stagione di opera trovano spazio i grandi padri della musica italiana, da Puccini (Tosca) a Rossini (La Cenerentola) fino a Verdi (La Traviata). C’è poi una visione che il direttore Corvino definisce glocal: “con questo termine intendo la valorizzazione delle risorse artistiche del territorio mettendole in dialogo con la scena internazionale. Penso alle collaborazioni con realtà come la Carolin Carlson Company o il Netherlands Dans Theatre, ma anche a progetti che coinvolgono direttamente gli artisti ferraresi. Lo spettacolo Avantgard dei NoGravity Theatre, ad esempio, ha previsto la partecipazione di interpreti locali selezionati attraverso audizioni. Lo stesso discorso vale per La Traviata che debutterà da noi, realizzata con l’Orchestra Città di Ferrara“.

Tra i progetti più significativi c’è anche quello dedicato al compositore ferrarese Luciano Chailly che rivive in Ferrovia Sopraelevata, “uno spettacolo che unisce letteratura, musica e teatro, celebrando uno dei grandi nomi del Novecento, Dino Buzzati – ricorda il direttore artistico Corvino – un modo per rendere omaggio alle radici e al tempo stesso dialogare con la contemporaneità”.

foto di Marco Caselli Nirmal

L’idea di fondo è quella di abbattere le barriere tra i generi e i linguaggi artistici. Oggi, infatti, è sempre più difficile distinguere nettamente i diversi codici espressivi. Un esempio significativo è stato lo spettacolo Carmen di Abou Lagraa, che combina hip hop, danza classica e contemporanea, richiamando al tempo stesso la forza narrativa di Pina Bausch. Si tratta di un linguaggio frutto di un vero meticciato tecnico e culturale.

Il direttore Bergamasco spiega che lo stesso principio anima anche i progetti crossover, prodotti dal teatro a partire dal 2021: “abbiamo messo in scena i Pink Floyd, i Beatles e quest’anno riproponiamo i Queen in versione sinfonica e teatralizzata. Cosa c’entrano i Queen con La Traviata? Tantissimo. We Will Rock You e La Traviata nascono da un’idea comune di fusione tra lirica e rock: lo stesso incontro che fu tra Freddie Mercury e la grande tradizione operistica”.

foto Marco Caselli Nirmal

Gli imperdibili: 5 spettacoli da non perdere, consigliati dai direttori
Tra i titoli di punta della stagione c’è sicuramente lo spettacolo di danza Avantgarde, con la compagnia No Gravity Theatre, il 9 novembre 2025. Se siete più da opera, non potete mancare Le Carnaval, Mascarade Royale in programma il 14 e 15 febbraio, e poi La Traviata, l’11 e 12 aprile. Il consiglio è dei più autorevoli, perché arriva direttamente dai direttori Corvino e Bergamasco: “La Traviata è una nostra produzione, di cui siamo capofila, e conosciamo il livello di qualità che garantiremo sotto il profilo artistico, registico e orchestrale. Le Carnaval è un’operazione unica, un format inventato da noi, e sarà la prima mondiale”.

Per la prosa segnatevi Toni Servillo con Tre modi per non morire (il 23, 24 e 25 gennaio) e Lella Costa con Lisistrata, l’8, 9 e 10 maggio. “Avere Toni Servillo sul nostro palcoscenico è come ospitare la finale della Champions League”, scherza Corvino.

In realtà, qualsiasi spettacolo scegliate, siamo certi trovete l’essenza stessa del teatro, ovvero la sua dimensione rituale. Il teatro costituisce infatti una dimensione rituale relazionale: è uno spazio simbolico di incontro e condivisione. E in un’epoca di immagini rapide e solitudini digitali, il teatro continua a offrirci il suo tempo lento, autentico, condiviso, vivo.

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