Ferrara è digitale quasi per vocazione: parola di F.IN.D.

Metafisica, sospesa, tranquilla: per chi lavora nell’ICT non c’è città migliore dove far crescere l’innovazione. Così nasce F.IN.D., la prima rete ferrarese dedicata al digitale
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Quando pensiamo a Ferrara la prima immagine che ci viene in mente è quella di una bellissima città di provincia, ricca di storia e di cultura, dove la vita scorre lenta e, forse, anche un po’ lontana dal mondo reale. Sarà per De Chirico che l’ha raccontata come “la città metafisica”, sarà per i personaggi delineati da Giorgio Bassani che sembrano scolpiti nel tempo o sarà per la sua posizione geografica lontana dalla industrialissima Via Emilia, o forse per la sua fitta nebbia che tutto può nascondere. Ferrara può però essere anche molto altro. Abituata a fare un po’ da se, riesce ancora a dar vita a realtà che vogliono partire dal basso e che si dimostrano capaci di raccontare il meglio che questo territorio può offrire, con l’ambizione di portare alla luce talenti e potenzialità in grado di competere con il resto del Paese e non solo.

Questo è uno degli obiettivi che si è posta la neonata F.IN.D. APS – Ferrara Innovation & Digital che vuole promuovere l’innovazione come motore per la crescita territoriale e base per la costruzione di una rete condivisa fra persone e organizzazioni che condividano una cultura digitale condivisa. L’dea è nata da Mario Zambrini insieme ai soci fondatori – Massimo Poletti, vicepresidente; Nicola Conti, segretario e vicepresidente; Riccardo Tosi, consigliere e tesoriere; Alessandro Pastore, Claudio De Rossi, Sergio Storari, Luca Straforini, Enrico Ardizzoni, Massimo Mangolini e Francesco Bandiera. Per farci raccontare meglio il progetto abbiamo parlato con Zambrini, che di F.IN.D è il presidente.

foto Giacomo Brini

Se pensiamo a Ferrara, ci viene in mente una sonnacchiosa provincia dell’Emilia-Romagna. Perché fondare proprio qui un’associazione dedicata all’innovazione tecnologica, radicandola a questo territorio e partendo già dal nome?
Perché Ferrara non è affatto sonnacchiosa, anzi! Io per mestiere ho sempre lavorato altrove, prima a Milano, poi a Bologna e oggi in Romagna, ma, insieme ad alcuni colleghi e amici, professionisti innamorati della propria città, ci siamo accorti che sotto la superficie tranquilla di Ferrara ribollono idee, entusiasmo, imprenditorialità e un sincero amore per il territorio. Da qui è nato il nostro progetto, un nome che è già un programma: “F.in.d.”, ovvero trovare. E cercando abbiamo trovato energie, sinergie e talenti nascosti. Abbiamo soffiato sulla cenere e scoperto che sotto c’è ancora brace viva. Nel nome c’è tutto: il legame con Ferrara, la passione per l’innovazione e c’è  il nostro campo specifico, il digitale. Ma soprattutto c’è un’idea di inclusione. Non vogliamo un club per soli addetti ai lavori: l’innovazione tecnologica riguarda tutti. Permea la vita quotidiana, nei servizi, nelle imprese, nella scuola. L’associazione è aperta a chiunque creda che la tecnologia, se ben indirizzata, possa essere un’opportunità di crescita per il territorio.

L’Information and Communication Technology è un campo molto vasto. Quali sono i temi più significativi per la nostra provincia?
Proprio questo è il bello: potenzialmente tutti. Il digitale non richiede strade, porti o aeroporti. Richiede competenze. E quelle si possono e si devono formare e attrarre.
Ferrara, che di grandi infrastrutture non è mai stata ricca, può invece giocarsi bene la carta del digitale. Oggi un’impresa tecnologica può lavorare da qui per clienti sparsi in tutto il mondo. Lo abbiamo imparato durante la pandemia: la distanza, per il nostro mestiere, non è un ostacolo. Certo, ci sono temi caldi per tutti — cyber security, intelligenza artificiale, automazione industriale — ma Ferrara ha anche le sue specificità: smart agriculture, digitalizzazione della pubblica amministrazione, monitoraggio ambientale, tecnologie per il turismo possono essere interessanti campi di applicazione.
E poi c’è un altro aspetto: Ferrara è sempre stata un ottimo laboratorio. Lo può essere oggi, ad esempio, per le tecnologie legate alle smart city — dalla mobilità intelligente alla gestione digitale dei servizi urbani.

Uno degli obiettivi dell’Associazione è quello di “creare un ecosistema di relazioni che favorisca la crescita del territorio in relazione alla trasformazione digitale”. A livello pratico, quali sono le azioni che volete intraprendere?
Prima di tutto, fare rete. Mettere in contatto chi lavora nel digitale, chi ci vive intorno, chi vuole capire come può servire al proprio mestiere o alla propria impresa. Vogliamo creare uno spazio dove conoscersi, scambiare idee e bisogni, ma anche dare voce alle aziende del settore. Stiamo già collaborando con l’Università di Ferrara: insieme alla Facoltà di Ingegneria abbiamo avviato alcuni tirocini per studenti presso aziende legate ai nostri soci. Il nostro obiettivo è trattenere i giovani talenti che qui si formano, invece di vederli volare via. Poi c’è la divulgazione. Organizzeremo eventi tecnici per i professionisti ICT, ma anche incontri per le imprese del territorio, per mostrare come l’innovazione possa diventare un’opportunità concreta. E non mancheranno appuntamenti più divulgativi, aperti ai cittadini, su temi che toccano la vita di tutti: intelligenza artificiale, privacy, sicurezza digitale. Un capitolo a parte lo vogliamo dedicare ai giovani. Ci piacerebbe parlare con loro di tecnologia in modo consapevole: insegnare non solo a usarla, ma a capirla. E magari anche a difendersene, quando serve.

Per l’Università di Ferrara la quota di studentesse che sceglie di iscriversi a un corso STEM supera il 60% (aa 2022/2023). La totalità dei soci fondatori F.IN.D. è maschile. Come intendete affrontare l’argomento della parità di genere negli ambienti STEM?
È vero, l’ICT resta ancora un mondo a prevalenza maschile, ma per fortuna le cose stanno cambiando in fretta. Nei corsi universitari STEM si vedono sempre più donne, e la loro presenza sta cambiando il modo stesso di pensare la tecnologia. Quando abbiamo dato vita a F.IN.D. abbiamo contattato molte persone, donne e uomini. Non tutti però potevano prendersi l’impegno di partire da zero con progetto associativo. Ma tanti — e tante — ci hanno già detto: “ci sarò, più avanti”. E noi non vediamo l’ora. Speriamo che le prime nuove adesioni siano proprio femminili. E speriamo anche di abbassare l’età media e coinvolgere persone giovani.

Va bene partire da Ferrara, ma avete intenzione di dialogare anche con altre province dell’Emila-Romagna?
Assolutamente sì. In Emilia-Romagna ci sono già realtà simili alla nostra, e il confronto sarà fondamentale. L’innovazione non conosce confini. Molti dei nostri soci vivono qui ma lavorano altrove, e portano già esperienze preziose da altre province. F.IN.D. vuole essere inclusiva anche geograficamente, capace di dialogare con chiunque condivida la stessa visione: creare una rete regionale e nazionale di persone e competenze.

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foto Giacomo Brini

Quali sono i progetti futuri? Da dove partirete?
Partiremo da un incontro che è già una dichiarazione d’intenti: il 3 novembre alle 17.30 alla libreria “Il Libraccio”, con Cristiano Boscato, che presenterà il suo libro “Era, ora. Intelligenza aumentata, lavoro vivo”. Boscato — fondatore di Dinova, direttore accademico alla Bologna Business School, due volte nella lista Forbes Top 100 Manager Italia — è uno di quelli che sanno parlare di tecnologia senza perdere di vista l’uomo. Dopo di lui, continueremo con eventi su temi caldi come cyber security, AI e il modo in cui i dati possono guidare le scelte invece di subirle, perché oggi sono loro la vera bussola delle imprese. Ma, soprattutto, partiremo da Ferrara. Perché qui, sotto la calma apparente e la nebbia, c’è un potenziale che aspetta solo di essere trovato.


Informazioni
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