

Sono passati pochi giorni dall’8 marzo, una data precisa con l’incarico di esplicitare ufficialmente quello che sarebbe necessario tenere a mente più a lungo di 24 ore, e il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah inaugura una mostra sulla storia dell’intervento eroico e necessario di una grande donna, ricordato e tramandato ogni anno per la festa di Purim.
‘Bellissima Ester. Purim, una storia senza tempo’, dopo una prima tappa a Roma, sarà visitabile fino al 15 di giugno presso il museo di via Piangipane 81.

Nell’alternanza ormai nota tra percorsi espositivi legati alla storia dell’ebraismo e racconti in mostra della tradizione, torniamo a parlare di quest’ultima con la visione curatoriale del Direttore del MEIS Amedeo Spagnoletto, del Direttore del Museo Ebraico di Roma, Olga Melasecchi, e di Marina Caffiero, con la collaborazione di Sharon Reichel.
La festa di Purim è gioia pura per la cultura ebraica; una gioia che, come spesso accade, nasce da un momento buio e per questo acquista ancora più valore. Si celebra il 14 o il 15 del mese ebraico di Adar che corrisponde ad un periodo tra febbraio e marzo; nel 2025, Purim inizia proprio questa sera, dal tramonto di giovedì 13 marzo, al tramonto di domani, venerdì 14.
Da sempre, accompagnano la celebrazione alcuni rituali importanti che da soli ne raccontano la storia, e che la mostra riprende con precisione.
Dopo il digiuno della vigilia, ci sono quattro mitzvot, quattro precetti che la comunità è tenuta ad osservare: dalla lettura della Meghillat Ester, il libro arrotolato che racconta la storia di Ester, appunto, al banchetto, lo scambio di doni, e la solidarietà verso i meno fortunati, che la tradizione vorrebbe invitati al pasto festivo.

Dunque, come da tradizione, iniziamo dal primo: la storia di Ester.
La storia si svolge durante il regno del re persiano Assuero; proprio lui è alla ricerca di una nuova regina dopo aver ripudiato Vashti, la prima moglie, per non essersi mostrata davanti a lui e ai suoi ospiti durante un banchetto. Per trovare la nuova regina, Assuero organizza una selezione tra le giovani più belle del regno. Si presenta Ester, una giovane ebrea orfana cresciuta dallo zio Mordechai, e viene subito scelta, ma, su consiglio proprio dello zio, non rivela la sua origine ebraica.
Nel frattempo, Aman, alto funzionario del re, sviluppa un odio feroce verso Mordechai per il suo rifiuto di inchinarsi a lui dopo la sua nomina a primo ministro. Per vendicarsi, Aman convince il re, con un inganno, a emanare un decreto che ordini lo sterminio di tutti gli ebrei dell’impero. Il giorno concordato perché quest’ordine si compia viene estratto a sorte; sarà questa parola a dare il nome alla festa di Purim, dal persiano ‘Pur’. Il caso ha il triste compito di pianificare il peggio, ma la buona sorte interverrà per mezzo di Ester e dell’intervento divino.
In realtà è Mordechai a scoprire il complotto e chiedere a Ester di intervenire presso il re. Sebbene presentarsi al re senza essere convocati fosse punibile con la morte, Ester decide coraggiosamente di interpellare Assuero, ottenendo il suo favore e la possibilità di organizzare due banchetti. Solo durante il secondo svelerà il suo credo, la sua identità, e denuncerà il piano di Aman.
Il re, furioso, ordinerà l’impiccagione di Aman sulla stessa forca che quest’ultimo aveva preparato per Mordechai. Per contrastare il decreto di sterminio verrà emanato un nuovo editto per permettere agli ebrei di difendersi: così, il popolo ebraico riuscirà a sconfiggere i suoi nemici e a salvarsi nel giorno di Purim.

Una vicenda nota e fondamentale nella storia della cultura ebraica che entra in mostra al MEIS grazie alla rilettura dei curatori, l’intervento espositivo dell’architetto Giulia Gallerani, e le illustrazioni di Laura Guglielmo.
Il coraggio e l’umiltà di Ester sono raccontati dalla preziosissima selezione di Meghillot miniate, prima su tutte quella di Pescarol che torna a Ferrara, dove era stato terminato nel 1616, ma anche dagli oggetti più significativi, da video e disegni evocativi. Il rotolo di Pescarol arriva dalla National Library of Israel, prestito che ha garantito la presenza dell’ambasciatore di Israele in Italia all’inaugurazione della mostra.
Non manca di certo l’arte visiva, rappresentata nel percorso espositivo sia dalla raffinatezza delle decorazioni, miniature e disegni delle Meghillot, sia da due opere rilevanti su tavola, una di Jacopo del Sellaio e l’altra di Filippino Lippi.
Infine, completano l’esperienza una serie di racconti locali, allestiti in evocative nicchie colorate: i Purim Sheni, Purim locali, narrano eventi a lieto fine, grazie all’intervento divino, celebrazione della salvezza e tradizioni locali. Una nicchia porta il nome di Ferrara: la salvezza celebrata è quella del ferrarese Leone Vita e della sua famiglia. In una notte di dicembre, negli anni Cinquanta del 1700, un uomo si accorge di un incendio in una casa del ghetto. Pronto ad aiutare, l’uomo si precipita dai malcapitati vicini per avvertirli. Ad aprirgli la porta di corsa sarà la moglie di Leone Vita, ma quando questi cercheranno di fermare il fuoco, lo vedranno affievolirsi in autonomia fino a scomparire.
Storie di incendi domati, assalti scongiurati, di sciagure evitate, che parlano di una comunità, e che riempiono Megillot speciali, scritte per ringraziare, per ricordare e per gioire.

Terminata la lettura, è ora del banchetto. La felicità è espressa attraverso travestimenti colorati e una varietà di dolci, anch’essi dalle origini locali. In mostra, un focus sul cibo racconta una festa spensierata e accogliente. Da Ferrara giungono in via Piangipane le formine di legno usate per la preparazione dei ‘Festoni’, dolci tipici della tradizione ebraica di Ferrara che sembrano davvero non avere eguali altrove.
Come d’abitudine, il MEIS non lascia nulla in sospeso e invita a partecipare all’incontro di approfondimento ‘Sapori in festa’ con Silvia Pesaro e Roberta Anau, il 23 marzo alle 16.30, per un viaggio nell’eredità gastronomica ebraico-ferrarese.
Con la cura e la gentilezza tipica del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, anche questa mostra ci aiuta a rileggere temi tristemente molto attuali, e a riflettere sul nostro quotidiano. Abbiamo tutti l’abitudine di indossare una maschera, adatta ad ogni momento della nostra vita; questa maschera ci protegge, ci rappresenta e spesso ci aiuta a prendere la vita con spensieratezza. Eppure esistono momenti in cui giocare a viso scoperto può salvarci: come Ester rivela la sua vera identità in nome di un valore immenso, così potremmo imparare a non nasconderci sempre dietro alla sicurezza di una mezza verità, e lasciare le maschere al momento di festa.
MORE INFO
La mostra è aperta dal martedì alla domenica ore 10.00 – 18.00
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Clelia nasce a Ferrara il 5 gennaio 1988, in una famiglia di artisti che tenta di salvare la creatura dal tremendo e precario mondo dell’arte, per più di 20 anni. A maggio 2017, nell’Aula Magna del DAMS di Bologna, mamma Alessandra-musicista e papà Franco-restauratore accettano di aver cresciuto una cantante laureata in Storia Dell’Arte. Oggi è copywriter per l’agenzia Dinamica, scrive racconti brevi per amore delle parole, e collabora con le associazioni culturali ARCI Contrarock ed Officina MECA.