

Si dice spesso che “con la cultura non si mangia”, ma a volte sembra quasi che accada il contrario e sia il cibo a “mangiarsi” la cultura. Nei centri storici di molte città italiane compresa la nostra, sempre più serrande si abbassano lasciando il posto a luoghi per mangiare cose più o meno tutte uguali. A volte travolgendo persino piccole realtà artigianali o culturali che offrivano luoghi di ritrovo dove consumare arte, storia, letteratura e non necessariamente cibo.
Così l’ennesimo ampliamento di un ristorante si è portato via la sede storica della Galleria del Carbone, nell’omonima e bellissima piazzetta davanti al cinema Apollo, ormai completamente colonizzata da tavolini e distese. Una delle poche realtà in grado davvero di fare rete, di coinvolgere pittori, scultori, disegnatori della città, con un’intensa attività espositiva, di eventi e di rassegne. Ma chi conosce la tempra di Paolo Volta e Lucia Boni, e la storia di questa tenace e vivissima galleria che hanno fondato venticinque anni fa, poteva immaginare che accusato il colpo non sarebbero rimasti con le mani in mano. Oggi riaprono a pochi metri da quello spazio che li ha visti protagonisti per tanti anni, nel cuore del ghetto ebraico.

La Galleria del Carbone è lo spazio espositivo dell’associazione “Accademia d’Arte Città di Ferrara APS” e raccoglie fra i suoi 65 soci attuali molti artisti ferraresi contemporanei. Nella galleria sono state organizzate finora più di 300 mostre, di tutte le forme di espressione artistica. Lo scorso dicembre è terminato il contratto di affitto della storica sede di fronte alla secolare chiesa di San Giacomo, e la galleria ha traslocato in via Vignatagliata 41, mantenendo lo stesso nome.
Ci troviamo a pochi passi dal passeggio di via Mazzini, in una via che sta conoscendo in anni recenti un certo fermento e che fa piacere pensare come un nuovo polo dedicato alle arti. Nel giro di venti metri troviamo per prima la casa di Isacco Lampronti, noto rabbino, medico e filosofo ebreo, al civico 33. L’associazione Casa Lampronti che qui trova sede esiste relativamente da poco, nel solco della libreria Sognalibro, ma si sta già facendo notare per una serie di eventi a tema storico e letterario di grande importanza. La vetrina dopo è la sede di HPO, un collettivo di giovani architetti che in passato hanno organizzato mostre ed eventi artistici, pochi passi ancora e al civico 39 si trova la Bottega delle Stelle dell’artista Riccardo Biavati.

Ma se guardiamo al passato ogni angolo ha fatto la storia e ha incrociato i destini artistici di nomi importanti, come ben ricorda Enrica Domenicali Goberti:
Al 44 c’era il forno delle azzime, al 79 la scuola ebraica, dove insegnava Bassani, dopo le leggi razziste del 1938. Al 39, dove c’è oggi la Bottega di Riccardo Biavati, e prima anche gli studi di Sergio Zanni e Paolo Zappaterra, abitava Nissim Melli, il nonno del grande pittore Roberto. Gianfranco Goberti, negli anni, ha avuto addirittura tre studi in Vignatagliata: al 32, 33a, 57, in ordine topografico e temporale.
Domenica 16 febbraio 2025 alle 18 la Galleria inaugura ufficialmente in questa nuova sede con la mostra “Ripartiamo”. Un titolo che è un annuncio ed insieme un proposito. E nel momento del bisogno la cosa più importante sono come sempre gli amici, tantissimi, che in questa occasione non hanno mancato di dare il loro contributo durante il trasloco e nell’allestimento dello spazio. A partire dagli artisti che esporranno per questa ripartenza: si gioca in casa, con alcuni pezzi da novanta di artisti che hanno fatto la storia del Carbone. A fare memoria del passato e dare il via a questa nuova stagione sono i quattro artisti ferraresi che negli anni Sessanta e Settanta erano noti come Gruppo 4, cioè Maurizio Bonora, Gianfranco Goberti, Gianni Guidi e Sergio Zanni, cui si aggiunge Paola Bonora, della cui arte abbiamo parlato di recente su queste pagine in occasione del suo ottantesimo compleanno.

Cinque artisti amici di sempre della Galleria del Carbone, di una generazione che, come racconta bene Sergio Zanni, “pur avendo tecniche e sensibilità diverse, non si riconosceva all’epoca nella tradizione ferrarese, sentendosi un passo avanti” e guardando alle suggestioni che venivano da lontano, alle contaminazioni artistiche di correnti che si andavano affermando ben oltre le sponde del Po. Hanno diviso studi, creato progetti insieme, esposto negli stessi luoghi: la loro comune formazione si è tradotta negli anni in un rigore nella ricerca e in un’impeccabile resa formale. La mostra sarà visitabile fino al 9 marzo, da mercoledì a domenica (ore 17 – 20), e sarà accompagnata da eventi collaterali nei weekend come la proiezione di un documentario sul Gruppo 4 e la presentazione del libro Carbone d’argento di Lucia Boni, che racconta questo epocale passaggio di sede, vissuto in prima persona nell’anno del venticinquesimo compleanno della Galleria.
Curiosi di sapere com’è dunque questa nuova sede? Se come dimensioni può sembrare simile a quella precedente a colpo d’occhio due cose saltano immediatamente agli occhi. L’architetto Carlo Bassi suggeriva che la denominazione della Galleria conteneva anche un’accezione ‘mineraria’: un giacimento dal quale poter estrarre ricchezza. Ora il pavimento è completamente scuro e il “carbone” lo si può vedere davvero: domina il bianco e nero dappertutto e si ha una sensazione di maggiore ordine e regolarità negli spazi espositivi. L’altra cosa che va salutata positivamente è poi l’illuminazione rinnovata completamente con faretti led, che oltre ad un consumo energetico tre o quattro volte inferiore, consentono una visione delle opere davvero perfetta, imparagonabile al passato. E il pianoforte? C’è ancora, dietro le quinte, pronto per spuntare fuori quando qualcuno potrà suonarlo. Completa gli spazi un piccolo retrobottega archivio dove sarà posizionata una libreria che ospiterà 25 anni di pubblicazioni e cataloghi artistici, alcune opere d’arte e un bagno di servizio. Niente da fare invece per le poltroncine del cinema Apollo che accoglievano in contemplazione i visitatori e sono rimaste nella vecchia sede…

Le ripartenze sono difficili ma anche foriere di grande carica ed entusiasmo: nel salutare i tanti artisti che sono passati di qui negli anni tra cui quelli che ci hanno già lasciato, Paolo Volta si lascia andare a un momento di commozione: la bellezza di stare in galleria è anche la scoperta ogni volta di qualcosa di diverso e la consapevolezza di raccontare storie nuove a chi passerà per caso davanti a questa piccola vetrina. Con l’affetto e il sostegno dei tanti amici che interverranno ancora nei mesi a venire, in fondo non sarà che un piccolo stop and go, una pausa brevissima, il tempo di un caffè e di un cambio d’abito, prima di tornare in scena per continuare lo spettacolo. Chiudo con le parole di Lucia Boni che lo racconta molto bene:
Visto oggi a lavori pressoché ultimati e trascurando l’aspetto affettivo, ovvero il dispiacere per non dire dolore nel lasciare quell’angolo di città, il tutto potrebbe sembrare la sceneggiatura per una commedia. La ’vecchia’ sede di Via del Carbone non dista molto da Via Vignatagliata e, con buon impegno, si è potuta trasbordare molta parte del carico: scatoloni, strutture, arredi e suppellettili varie, con trasporti a mano, nelle serate libere da altri impegni, attraversando i crocchi di chi conversa fumando e bevendo aperitivi, vincendo la folla di passeggiatori in Via Mazzini, scarrellando rumorosamente sui ciottoli, caricando e scaricando merci varie sull’auto stracolma di qualche socio compassionevole. Avrei voluto filmare tutta questa storia, e vedere ‘di nascosto l’effetto che fa!’.
Molti probabilmente di coloro che camminano su Via Scienze o Via Mazzini non sanno nulla della Galleria ‘del Carbone’ e vedendo la pantomima in scena tra le loro gambe, forse si saranno chiesti cosa poteva essere questo nostro passare e ripassare stracarichi. Forse qualcuno che conosce la nostra storia si sarà domandato se questo evento avrebbe comportato anche un cambio di nome, facendo supposizioni. Altri, passando da Via del Carbone 18/a, avranno pensato ad una chiusura definitiva, in fondo sono quasi venticinque anni ormai dalla sua apertura nel marzo del 2000.
Invece siamo approdati in Via Vignatagliata. Una via storica, centrale, dove tutto può ricominciare continuando. E per noi non è un ossimoro.
Nasce a Ferrara nel 1983, dove vive in una casa bianca con una ragazza mora e due bimbe bionde. Giornalista pubblicista, dal 2006 si occupa di graphic design e comunicazione per il web, cofondatore di Contrarock, è stato vicepresidente di Factory Grisù. Ha fondato e diretto il magazine Listone Mag e il blog Ciccsoft. Ha un cane Lego di nome Cagnazz e un pianoforte in salotto per suonare, ogni tanto. Ama il minimalismo, la tipografia, il bianco e nero, New York, le foto storte, l’odore di terra bagnata, il tepore dentro la macchina in autunno.