

Appena varco la soglia di Studio Fantasma, il piccolo spazio mi accoglie con una sensazione di intimità e riflessione. Le pareti sono riempite da disegni e schizzi che raccontano un percorso artistico fatto di esplorazioni e sfide visive. La luce soffusa e gli oggetti sparsi creano un’atmosfera che mescola ordine e caos, in un equilibrio perfetto. Sulla parete, una tela tonda bianca è pronta per accogliere una nuova creazione, gli strumenti di lavoro giacciono sparsi sul pavimento come tracce di un lavoro in continuo divenire.
Ogni angolo dello studio sembra raccontare una storia: libri di arte, oggetti che Luca Di Battista (abbiamo parlato di lui qui!) usa per tradurre le sue visioni, lavori passati che custodiscono la memoria del suo percorso. Quello che colpisce, sin dal primo sguardo, è la sensazione che nulla sia casuale. Ogni elemento sembra avere una ragione di essere lì, come se lo studio stesso fosse un’opera in costruzione, un’entità viva che evolve.

Si tratta di un luogo che esiste quasi in punta di piedi, nascosto tra le nebbie ferraresi, eppure vibrante di vita e di idee; la posizione, discreta e avvolta nella tranquillità della città in Corso Ercole I d’Este, riflette il nome scelto da Luca, che rimanda tanto alla sua collocazione quanto al suo stesso lavoro, intangibile e in continua trasformazione. Ma Studio Fantasma è molto più di uno spazio fisico: è un laboratorio di ricerca artistica dove si mescolano disegno, illustrazione, animazione e video-installazioni. Ogni progetto che nasce qui sfida i canoni tradizionali, creando esperienze visive e artistiche che sono al tempo stesso fortemente personali.
Luca ha pensato al suo spazio come una fucina creativa, dove la multidisciplinarietà è il motore di ogni nuova idea, e dove le frontiere tra le diverse forme artistiche si dissolvono per lasciare spazio a un dialogo senza confini. Proprio per questo la creazione non si ferma alla produzione artistica, Studio Fantasma è infatti anche un luogo di formazione e scambio. Periodicamente, vengono organizzati workshop e drawing club, appuntamenti pensati per gli appassionati e i professionisti che vogliono approfondire le proprie competenze, incontrarsi e confrontarsi con chi lavora quotidianamente nel mondo della creatività. Un’occasione per apprendere e crescere in un ambiente stimolante, ricco di esperienza e passione.
Luca mi racconta che è stato lo stesso posto a trovarlo, più che lui a cercarlo. “Erano due anni che cercavo”, mi dice con naturalezza. Non aveva previsto che quel luogo nascosto tra le vie lo avrebbe ispirato a un cambiamento profondo, né che, da quel momento, sarebbe diventato anche lo spazio dove avrebbe lavorato a un progetto più grande: la sua tesi.
Luca è un creativo a tutto tondo. Illustratore per passione, è anche docente tecnico-pratico in un istituto superiore, dove si occupa della parte laboratoriale: fotografia, montaggio video e tutto ciò che riguarda la sperimentazione creativa. Mi racconta che, per quanto sia stato un professionista per molti anni, oggi a scuola si sente un insegnante che agisce “ad impronta”, cercando di assecondare sempre la creatività senza forzature. “Fare tante cose mi aiuta a stare bene. È una questione fisica. Lo facevo anche nello sport, forse è questo che mi ha dato disciplina e costanza“, dice con un sorriso. “Sono indisciplinato e disciplinato allo stesso tempo.” La sua carriera lo ha portato a vivere e lavorare in città come Bologna e Berlino, ma ora Ferrara è il posto dove ha deciso di stabilizzarsi, mentre lavora contemporaneamente anche alla sua specializzazione accademica in Grafica d’Arte.

Seduti insieme, Luca mi mostra il suo lavoro di tesi, un’anteprima digitale che gli permette di visualizzare come le sue immagini prenderanno forma. Quello che vedo sono frammenti di un passato che ha avuto un significato profondo per lui – foto che ha scattato e poi rielaborato con una tecnica mista. La stampa plotter su carta da incisione ad alta pregnanza è solo il primo passo. Poi, interviene la calcografia: prepara una matrice in zinco, stende il colore con il rullo e infine passa il tutto sotto il torchio. È un lavoro fisico, un gesto che si ripete, che accoglie il segno della mano e delle imperfezioni. Qui mi cita William Kentridge, un artista che scopro ama particolarmente, il cui approccio all’animazione si basa sulla rimozione: non si aggiunge, si cancella. Un processo che richiama la ricorsività, la ripetizione e l’idea che il gesto sia parte integrante dell’opera finale.
Mi racconta che, ispirato da Kentridge, per superare l’impasse del foglio bianco, ha stabilito una serie di rituali. Un gesto ripetuto che aiuta a “rompere” il blocco creativo: “La mia ritualità è legata alla temporalità”, mi dice, come se quella continua ricerca del momento giusto fosse una condizione necessaria per il suo processo creativo. “Il tempo è fondamentale per superare l’impasse. Quando perdo la temporalità, inizio a pensare, e quello è sbagliato. Bisogna pensare prima, non durante il disegno. Questo è l’unico insegnamento che ho capito dalla mia esperienza.”
Per Luca quindi, ogni momento è unico, e catturarlo nel gesto creativo è essenziale. La velocità è una caratteristica del suo lavoro, ma a volte è anche un limite. Il segno che lascia non è solo un tratto, ma un’impronta di quella realtà che vive e respira con lui. Ogni segno, ogni movimento è il risultato di una necessità, una essenzialità che nasce dal qui e ora. “Vivere quell’istante” – mi dice – “è l’unica cosa che conta. È autenticità.”
Lo Studio Fantasma è un riflesso di questa visione: un luogo dove la temporalità non è solo una questione di orologi e giorni, ma un elemento che accompagna ogni scelta e ogni gesto creativo. Qui, come nelle opere di Luca, niente è mai finito, tutto è sempre in divenire, e ogni passaggio è il risultato di una ricerca costante. Proprio come Ferrara, anche questo spazio è permeato dalla sensazione che ogni cosa possa sempre trasformarsi.
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Sara ha scelto Ferrara per restare, ma spesso torna nel suo paesello in un pezzettino d’Abruzzo a respirare e sgranchire le gambe.
Ha rincorso l’arte, la sua grande passione, dapprima con gli studi e ora con il lavoro: si occupa di didattica museale e collabora con le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara. Legge haiku e ascolta tanta musica rock, il suo odore preferito è quello del pane: se non la trovate, è sicuramente col suo taccuino su una montagna. Giusto il tempo di un’alba.