Aimone Bisi realizzò negli anni ‘50 del secolo scorso una pregevole litografia su zinco, raffigurante la facciata del Duomo di Ferrara. Un esemplare incorniciato con dedica “all’amico Tonino Maccagnani” è stato esposto nell’ottobre 2016 nella mostra “Antenore Magri e i suoi Amici”, alla Galleria del Carbone di Ferrara e di nuovo nell’aprile 2023 nella stessa sede, in una collettiva. Dal gallerista del Carbone, Paolo Volta, è stata infine acquistata dal critico d’arte Lucio Scardino che gentilmente oggi la concede per una copertina speciale di The Ferrareser, omaggio all’artista e maestro di tanti pittori e disegnatori ferraresi che ancora oggi lo ricordano con affetto. Lucio ha scritto questo articolo per ricordare le sua figura, raccogliendo alcune informazioni che oggi grazie a lui conosciamo di questo autore scomparso nel 1971.
E.C.
Aimone Bisi: due o tre cose che so di lui
di Lucio Scardino
Esattamente 112 anni fa nasceva a Berra di Ferrara, il 20 maggio 1912, da Luigi e Olga Bagni, il poliedrico Aimone Bisi, artista e letterato, il quale poi visse poi a Trieste, da dove, il 18 giugno 1931, si trasferì definitivamente nella provincia di origine.
Sposò a Ferrara il 29 novembre 1943 Lina Vincenzi (Ferrara, 9 gennaio 1921 – Ferrara, 22 settembre 1985): secondo il ricordo dell’allievo Paolo Orsatti la moglie aveva occhi di due diversi colori.
Il suo cartellino anagrafico lo definisce Professore di Belle Arti – Insegnante: Bisi fu infatti docente – già dal 1948 – nella scuola “Dosso Dossi”, sede di via De’ Romei, di Disegno Geometrico e Prospettiva. Presumibilmente aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti a Bologna, ottenendo il diploma di docente. Tra gli allievi, oltre Orsatti, ebbe Gianfranco Goberti, Giorgio Colombani, Claudio Gualandi, Riccardo Biavati, Maurizio Camerani, Paolo Volta, Lucia Boni…
Bisi abitava in via Cittadella 30 a Ferrara: secondo Orsatti aveva una casa per le vacanze a Sappada, nel Cadore, che in gran parte progettò e arredò in veste di designer.
Nel 1949 illustrò il libro di racconti di Tullio Didero La morte del gallo (Ferrara, ed. Sate) e nel 1953 un volumetto di Didero con i due atti unici Casa sul Po e L’ultima cena (ed. Sate). Realizzò per questi testi letterari alcuni disegni abilmente impostati, con uso sapiente del gioco chiaroscurale e buone ambientazioni scenografiche, in linea con la migliore grafica italiana dell’immediato dopoguerra.
In veste di autore ed illustratore Bisi pubblicò due volumi: Ferrara e il suo agro – Note di Storia e di Arte (1948. ed. Industrie Grafiche) e Ferrara. Cronache, Itinerari (1970, ed. Bologna, Il Resto del Carlino). Non tanto stranamente i predetti testi hanno conosciuto scarsa fortuna bibliografica, non essendo quasi mai ricordati nei saggi dedicati, anche recentemente, alla guidistica locale.
Libro di 112 pagine, realizzato a cura dell’Unione Navigazione Alta Italia, in occasione del congresso “Per la navigazione nella Valle Padana”, il primo testo ebbe la consulenza di Gualtiero Medri e dell’ingegner Eligio Mari, che fornì per la riproduzione altresì un suo interessante disegno progettuale per l’isolamento dell’abside e del campanile del Duomo. Esso raccoglieva testi su Ferrara, in parte inediti e in parte da lui pubblicati tempo addietro su un quotidiano locale (presumibilmente, “Il Giornale dell’Emilia”) con l’anagramma di Imo Bianesi: gli scritti tendevano ad analizzare sia le singolarità fisiche e geografiche della provincia, che a ricordare la tipica architettura di Ferrara e le varie manifestazioni della scuola pittorica locale. I primi cinque capitoli del libro così affrontavano questioni geomorfologiche o temi legati alla bonifica, pur nella “superficialità” divulgativa tipica di quegli anni. Poi, dopo una breve introduzione alla storia di Ferrara, comparivano schede sui principali monumenti cittadini. Il libro non voleva presentare “cattedratiche descrizioni e catalogazioni di opere dense di citazioni e di raffronti, bensì svelte quanto succinte descrizioni di edifici. Era corredato da varie fotografie in bianco e nero e da una serie di disegni, ascrivibili allo stesso Bisi: divise fra un capitolo e l’altro, le illustrazioni raffiguravano otto stemmi e imprese degli Estensi.
L’altro suo volume, di 98 pagine, con copertina cartonata che pubblicava un suo disegno della pianta della città pentagona, era una “opera volutamente sintetica e realizzata per la rapida consultazione informativa”. Riportava fotografie in bianco e nero dello stesso Bisi, di Franco Zagagnoni e della ditta “Vecchi e Graziani”: la modernissima, pregevole impaginazione si doveva allo stesso autore. 47 schede cronologiche per altrettanti monumenti, con qualche pianta topografica dello stesso Bisi e un’essenziale bibliografia finale. Il volumetto, dal curioso formato quadrato di cm 23×23 , venne stampato a Bologna nel marzo 1970.
Bisi realizzò inoltre una pregevole litografia su zinco raffigurante la facciata del Duomo di Ferrara. Un esemplare, con dedica “all’amico Tonino Maccagnani”, è stato esposto nell’ottobre 2016 nella mostra “Antenore Magri e i suoi Amici” (Ferrara, Galleria del Carbone) e nell’aprile 2023 nella rassegna “Le mani nel Carbone” (allestita nella stessa sede).
Dall’allievo Goberti a Bisi venne attribuita oralmente l’illustrazione di un dépliant turistico su Pomposa (1950 ca.). Nel 1945 collaborava, come rilevato, al quotidiano “Giornale d’Emilia”, dove recensì mostre di Tassini, Milani, etc. Nel 1949 fu eletto Commissario per il Comitato del Risorgimento di Ferrara. Nel 1954 Bisi partecipò al concorso per il manifesto delle celebrazioni del Tasso, vinto però da Carlo Rambaldi.
Il misconosciuto Aimone Bisi morì a Ferrara il 23 novembre 1971, ad appena 59 anni.