A bordo campo: Spiro Leka racconta il suo basket a Ferrara

Quattro chiacchiere con l’allenatore del Kleb Basket Ferrara
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È il 16 Maggio 2010. Pochi istanti, una azione, la città avversaria è Biella. Tre punti di distanza, che assegnano al momento la vittoria dei Playoff alla squadra piemontese e la retrocessione in Legadue per la Carife, unica squadra a 18 punti in classifica, solo due in meno di Teramo, Varese, Cremona e Biella, appunto. La differenza sta in una rimessa, dopo una rimonta di quelle che capitano solamente perché l’avversario ha paura di perdere e tu, in svantaggio, non hai più nulla da temere: arrivi ad un tiro dal pareggio valicando i confini delle tue reali capacità, i muscoli del corpo lavorano in maniera quasi autonoma, il ribollire del palazzetto è solo sottofondo allo scopo di una vita. Lo sguardo è sulla palla, il canestro, i compagni, gli avversari: il resto è sfondo sfuocato.

Tutto succede in pochi secondi: passaggio, blocco, smarcatura dall’avversario, un tiro non ideale ma possibile che non sfiora nemmeno il canestro, che già nell’istante in cui il pallone esce dalle mani (Valerio Spinelli, l’autore del tiro, già lo sa) chiarisce che non entrerà. Nel basket lo sai: la sequenza di movimenti che porta al canestro richiede armonia e quella palla non sarebbe mai entrata.

Il palazzetto esplode, perchè si gioca a casa di Biella e il Basket Club Ferrara retrocede, dopo una gloriosa promozione in serie A e una prima stagione sorprendente in grado di catturare una intera città, come accaduto con un moltiplicatore qualche anno dopo con la Spal. Quasi che a Ferrara, ciclicamente succeda di sfiorare la vetta sportiva, se vogliamo ricordare quella pallavolo che tra fine anni Novanta e inizio anni Duemila fu tra le più importanti d’Italia per diversi anni.

Quel pallone mai entrato fu l’emblema di tante storie che bruciano di amore e di passione: la retrocessione, il veloce passo indietro di una dirigenza forse delusa e poi capitoli ordinari, come le separazioni. Qualcuno che si allontana, i soldi che diminuiscono, la cessione di un titolo sportivo (a Bologna!) e la rinascita, sotto altro nome, da una categoria ampiamente inferiore.

Oggi quella squadra, che come ogni relazione finita non è più la stessa di prima, si chiama Kleb Basket Ferrara.

Ad allenarla è Spiro Leka, un passato da giocatore di livello in Albania per poi costruirsi la possibilità di allenare in serie A2 con una gavetta lunghissima. Quel tipo di percorso che consente grande sicurezza nei momenti di inevitabile difficoltà all’interno della provincia che sgomita per salire di livello.

spiro leka – foto di alessio falavena

Ci sediamo con lui per alcuni minuti, prima di una partita di beneficienza di metà settimana, che metterà in campo due squadre miste con le ragazze della Pallacanestro Vigarano, serie A femminile, di casa a Vigarano Mainarda. Quasi che in provincia, ciclicamente, capiti di vedere esplodere eccellenze, anche se magari fanno meno rumore: siamo in Italia.

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“Quando sono arrivato, un anno fa circa, c’era parecchio da ricostruire, in particolare in termini di gerarchie e fiducia. La squadra era a terra, praticamente retrocessa. Toccando alcuni punti mentali e tattici, c’è stata la svolta”, spiega Leka.

Raccontare il basket, per chi non lo conoscesse è difficile. A livello iconico (dobbiamo davvero citare Michael Jordan?) è uno sport fatto di singole persone che compiono gesti atletici in grado di far rivalutare i confini della fisica umana, eppure la realtà, come ci spiega Leka, è fatta di dinamiche di gruppo, della costruzione di schemi, di movimenti e di decisioni, dell’unione tra mente, fisico e principi di collaborazione con tempistiche nell’ordine delle frazioni di secondo.

Per Leka il gioco della pallacanestro si può riassumere in prepazione e lettura delle situazioni, quasi che il basket sia una partita a scacchi con pezzi però unici e variabili, con mosse definite ma infinite combinazioni, con l’incessante incedere di un cronometro a far crollare il raziocinio in favore di scelte, letture, istinto, tecnica e atleticità.

Mentre parliamo guarda spesso di fronte a sè, continuando mentalmente ad osservare e allenare i giocatori: parla a noi, eppure sequenzia i movimenti, osserva la palla che esce dai polpastrelli della mano di un proprio giocatore, nonostante lo sfondo sia quello di un allenamento a bassa intensità, quasi fosse la prima volta.

foto di alessio falavena

“Ci vuole abilità ma anche disponibilità, nel mettersi al servizio degli altri, altrimenti l’abilità singola dell’atleta non serve a nulla”, spiega.

Sono diversi i punti cardine della filosofia cestistica dell’allenatore di Ferrara: un quadro complessivo racconta l’unione di mente (fiducia, disponibilità, istinto, preparazione tecnica) e corpo, spesso la vera discriminante tra quello che andrebbe fatto e quello che viene fatto.

Poniamo a Leka una domanda che conclude la sua visione: pochi secondi dalla fine della partita, lui come allenatore imposta lo schema, ma uno dei suoi giocatori sceglie la strada dell’azione personale. Al di là del risultato, una volta negli spogliatoi cosa succede?

“Va bene e mi è successo. Ci sta. Io lo chiamo principio di iniziativa e responsabilità. In quel caso fu la chiave per svoltare e arrivare alla salvezza, ovviamente se le cose dovessero andare negativamente possono esserci ripercussioni sulle gerarchie della squadra”.

Quando chiediamo qualcosa riguardo all’ambiente ferrarese, la parte più interessante esce un attimo dopo la risposta ovviamente positiva sulla città, ma non potrebbe essere diversa visto il ruolo che ricopre. Colpisce invece l’onestà con cui Spiro Leka parla di fortuna e spiega la sua visione umile ed etica del lavoro.

“Io e mia moglie ci siamo trovati bene in questa realtà, Ferrara è una città non troppo diversa da Pesaro, dove allenavo prima, ma dobbiamo ritenerci anche fortunati. Avendo dato subito modo alla squadra di raggiungere la salvezza inaspettata mi ha fatto percepire come un elemento positivo, il mio percorso è stato in discesa sin da subito. E oggi Ferrara è una realtà che sta mettendo le basi, gradatamente, per una crescita solida, anno dopo anno, con qualche investimento in più, già da quest’anno.”

E se le parole sono importanti, si percepisce quanto sia dentro al progetto una persona che ha iniziato l’intervista parlando della squadra come un esterno (“loro” erano una squadra in difficoltà, ci aveva detto) per finire sentendosi pienamente parte del gruppo (“ci abbiamo messo dentro investimenti maggiori”).

FOTO DI ALESSIO FALAVENA

Intorno a noi impazza, per un fragoroso minuto, un brano hip hop a volume assordante e quasi copre un’ultima domanda: una lunga carriera da giocatore e una lunga da allenatore, quale il ricordo più intenso, il tiro o il momento da ricordare?

“Beh, mi è successo prima da allenatore di Pesaro e poi lo scorso anno, qui a Ferrara, nella partita contro Udine, con una rimonta incredibile che ha davvero cambiato il corso della stagione.”

E così siamo di nuovo qui, a rivedere un canestro che giunge a trentasei secondi dal termine della partita, con il pallone che entra, dopo una rimonta cominciata da -17, per cambiare un altro destino.

Il presente invece è fatto di armonia in una sera di beneficienza e di atleti che scherzano e giocano, s’interrogano, si impegnano in allenamento come se quel pallone valesse tanto, senza dimenticare il sorriso di chi, ogni giorno, vive il sogno che aveva da piccolo.

Alla regia, Spiro Leka, forte di un progetto di tre anni da percorrere, con un quaderno di appunti con schemi disegnati a mano, a canalizzare talento e tecnica, in schemi e tattiche, senza stringere troppe corde sul talento che distingue i bravi giocatori dai campioni.

Cita la famosa frase di Michael Jordan:

Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.

La storia che porta a giocarsi partite importanti come quella di quel maggio 2010 è ancora tutta da scrivere, ma lo sguardo volge in quella direzione.

INFO:
Kleb Basket Ferrara

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