Leggendo tra i molteplici significati della parola nicchia, sull’edizione online di Treccani ne esiste una particolarmente calzante per questa storia. È quella legata all’alpinismo: una piccola rientranza in parete di roccia, tale che possa entrarvi, magari curvandosi, una persona sola. Un appiglio insomma: difficile, di nicchia ma di aiuto, importante per quella persona e (soprattutto) per tutte quelle che passeranno dopo. E sempre legato all’alpinismo c’è il concetto di sentiero, di traccia da seguire, di base da cui partire per andare avanti.
Con questi concetti in mente, pensiamo alle parole che ci racconta Roberto Formignani, chitarrista blues, presidente della Associazione Musicisti di Ferrara ed insegnante a porte aperte per il progetto “Guida all’ascolto“, all’interno della Scuola Moderna di Musica.
“La guida all’ascolto ce la siamo inventata per esigenze di carattere comunicativo. Il progetto è iniziato diciotto anni fa, allora alla Biblioteca Bassani di Barco, con l’idea di far comprendere qualche nozione in più al pubblico che partecipava al concerti: fornire materiale per chiarire ciò che sta succedendo sul palco, con basi storiche e tecniche. Un progetto che ad oggi è riconosciuto anche dalla Regione Emilia-Romagna e che nella mia idea si dovrebbe estendere anche alla scuola, a tutti i vari livelli di educazione.
Formignani immagina infatti una educazione musicale scolastica più vicina alle guide all’ascolto, in grado di avvicinare ed appassionare rispetto ad un inevitabilmente poco approfondito studio di uno strumento (che sia il flauto o la chitarra) di cui difficilmente si riescono a seguire i fili logici.
“Prima sarebbe il caso di appassionare i ragazzi alla musica e solo poi di pensare all’insegnamento della stessa.”
Intorno a noi inizia a radunarsi un nutrito gruppo di persone che non si siedono per ascoltare la lezione, e molti alla fine resteranno in piedi. Salutano, accendono un vecchio giradischi, provano uno strumento: l’atmosfera di una piccola band, più che una lezione frontale che oggi ha per titolo “Dal Rockabilly al Rock’n’roll“.
Non a caso ci racconta come “ci divertiamo tutti e raccontiamo delle storie di bella musica”. E quando inizia sale quell’atmosfera dei club degli appassionati: la storia del rock, della sua nascita, è narrata con video d’epoca, con veloci ascolti (in rigoroso e attento silenzio) di brani che hanno fatto la storia, spiegazioni tecniche dei limiti strutturali superati con tecnologia o ingegno e che hanno permesso di creare le basi del genere musicale stesso.
Guardandosi intorno, l’età media è variabile, ma se ci fosse una scala non sarebbe orientata verso il basso, pur con diverse eccezioni.
“Sicuramente, parlando di giovani sono difficili da coinvolgere – racconta Roberto – ma io ho una idea da tempo: convogliare i ragazzi in realtà come le guide d’ascolto, il concerto, le esperienze di lavoro al Jazz Club e rendere queste esperienze crediti formativi da spendere all’interno dei percorsi di studi della scuola o di workshop specifici”.
Già nell’introdurre la lezione aveva spiegato uno dei concetti fondamentali di questi incontri: i musicisti spesso parlano un linguaggio un pò complesso da comprendere. Serve dunque far conoscere e spiegare, come in questo caso, le origini del Rock: il modo in cui le prime canzoni di Elvis vanno in realtà a variare un cantato di origine country di qualche anno prima o la nascita dell’eco e della conseguente possibilità di aggiungere più suono alla propria chitarra, dove un tocco singolo può raddoppiarsi senza sforzo. E ancora che quando il rock nasce, non c’era nemmeno la batteria, che avrebbe sovrastato per rumore gli altri strumenti e si trattava spesso solo di un contrabbasso pizzicato con energia o ancora le invenzioni tecniche di Les Paul e la creazione del concetto di multitraccia, fino ad allora un limite non valicabile.
Storie insomma. Strumenti che suonano, in video o davanti a noi. Persone, artigiani dello strumento. Un vecchio giradischi, portato da un signore, su cui viene fatto partire un vinile originale del 1954, gente appassionata si che avvicina alla musica e alla comprensione di essa: cose ben diverse dagli ascolti sempre più distanti e disattenti che dedichiamo alle canzoni in streaming.
“Sicuramente serve più oggi che trent’anni fa questo progetto, c’è molta meno cultura musicale” – dice Formignani.
Dopo un’oretta avvisa della vicina fine dell’incontro e il pubblico quasi rumoreggia, per niente stanco, rapito e curioso, mentre lui quasi si scusa: “ho sempre paura che ci si annoi a parlare di queste cose”.
Le persone in piedi, il clima familiare e una tradizione ormai lunga raccontano un mondo magari sconosciuto, una piccola nicchia di appassionati, studiosi o ascoltatori che cercano di aggiungere un livello al loro rapporto per la musica. Una piccola nicchia, un piccolo varco, un passo da seguire: per essere più consapevoli di quello che le nostre orecchie ascoltano, i nostri piedi ballano e per cui, così spesso, il nostro cuore accelera il battito.
Insomma: un’esperienza da provare, almeno una volta: è una nicchia molto ospitale.
INFO:
Programma e pagina di Guida all’Ascolto
Sito della scuola moderna di musica di Ferrara