Phoenix Factory è una giovane associazione studentesca, nata poco più di un anno fa a Ferrara ma che nell’ultimo mese ha avuto modo di farsi conoscere meglio pubblicamente. Prima nella sede de ilTurco, poi a Factory Grisù, sono state infatti organizzate tre giornate di “progettazione interdipartimentale” – i Creativity Days – con lo scopo di consentire agli studenti di presentarsi ai settori lavorativi a cui guardano con interesse già durante il percorso accademico, con un progetto loro rivolto. Oltre 50 studenti partecipanti, 111 idee proposte, 13 progetti candidati, sono solo l’inizio di un percorso ponte tra università e mondo del lavoro.
Jacopo Naidi, presidente dell’associazione, ci ha raccontato qualcosa in più sul progetto. Dar vita ad iniziative con target under 30 è una delle cose che ama fare di più: appena un paio di anni fa ha fondato Cin Cin, un portale dove raccogliere offerte e sconti di ristoratori aderenti al circuito e rivolte agli studenti, parallelamente ha poi avviato l’avventura di Phoenix Factory in collaborazione con Università di Ferrara, Consorzi di Impresa e Comune di Ferrara.
Il mondo del lavoro sta cambiando: studiare è necessario, ma non è più sufficiente. Per essere di valore aggiunto nel proprio settore, per essere insostituibili nella realtà a cui si guarda con interesse, bisogna essere creativi, saper collaborare con persone che vengono da un percorso universitario diverso dal tuo, bisogna saper raggiungere gli obiettivi dati. A dirlo non è Phoenix Factory ma la Commissione Europea, che segnala queste capacità tra le tre soft skills più ricercate dal mondo del lavoro.
Creativity Day #1, missione riuscita! Da zero idee iniziali i team sono riusciti a formulare 18 progetti: come? Scopritelo qui: https://www.phoenixfactory.it/creativityday1/ Vi aspettiamo domenica a Consorzio Factory Grisù con una nuova #sfida! #DiscussionCreatesJob
Pubblicato da Phoenix Factory su Lunedì 13 maggio 2019
Che obiettivi si pone Phoenix Factory e in che modo è di aiuto agli studenti per presentare al mondo del lavoro un proprio progetto?
In Italia è strutturalmente difficile proporre un progetto fondato e con un team dalle competenze necessarie; ho avuto modo di costatarlo con mano fin dal primo anno di Università, quando avviai la mia startup. Ci sono tre problemi strutturali che impediscono ai progetti di innovazione – sociale, culturale e imprenditoriale – di germogliare. Prima di tutto nessuno ti insegna che devi partire dal problema quando vuoi creare una soluzione – non viceversa! – e che devi saper valutare con attenzione le alternative (come mi disse un mentore a suo tempo, “a non sposare la prima ragazza”). In secondo luogo è difficile avere una squadra giovane capace di promuovere il progetto e di raggiungere gli obiettivi dati, le competenze dell’Università spesso non sono sufficienti. Infine, è difficile vantare le risorse per concretizzare e testare l’evento o l’impresa che hai in testa.
In che modo Phoenix Factory prova a superare questi problemi?
Lo facciamo rispettivamente stimolando con le nostre iniziative gli studenti perché maturino capacità di valutazione critica; mediando l’iscrizione ai corsi di formazione professionalizzanti pagati dal Fondo Sociale Europeo perché i ragazzi interessati a progettare sviluppino le competenze necessarie a raggiungere gli obiettivi dati. O ancora intercettando i bandi a cui candidare i progetti che nascono, avendo tra i sostenitori del progetto stesso i futuri clienti o partner, che nella sostanza sono le realtà a cui guardano gli studenti con particolare interesse in termini di prospettive lavorative.
Da quante persone è composto il team e quali esperienze avete affrontato fino ad oggi?
Siamo un gruppo di 8 studenti e studentesse: due di giurisprudenza, due di ingegneria, due di Studi Umanistici, uno di Economia e una studentessa di Biologia. Prima ancora di stimolare alla progettazione interdipartimentale la comunità studentesca, ci siamo serviti noi stessi del meccanismo perché fosse testato: prima ancora di impegnare il tempo dei giovani, bisognava dimostrare che il processo funziona, che il tempo investito in queste attività genera valore.
Da questo test ne è nato UniBot, il nostro assistente virtuale che consente di entrare in contatto con l’associazione in tutta semplicità; ne è nata un’indagine con cui abbiamo ascoltato più di 600 studenti e studentesse dell’Ateneo per comprendere le loro esigenze e aspirazioni in termini lavorativi. Il sistema consente agli studenti di effettuare l’iscrizione ai corsi di formazione finanziati dal fondo sociale europeo e più di cinquanta studenti sono già stati formati. Abbiamo infine organizzato uno dei 29 eventi che a livello nazionale hanno animato la Settimana Europea della Gioventù, una conference call con Jasmine Battista, Head of e-commerce sector nella DG Connect presso la Commissione Europea. Considerando la buona riuscita di queste iniziative, il meccanismo della progettazione interdipartimentale era maturo: i Creativity Days potevano partire.
Cosa sono stati dunque i Creativity Days e come si sono svolti i primi tre appuntamenti?
Fondamentalmente si è trattato di aperitivi di progettazione interdipartimentale durante i quali gli studenti hanno buttato giù un po’ di idee riguardo progetti da realizzare in complicità con studentesse e studenti di altri dipartimenti. Requisito per partecipare: non avere alcuna idea prima di arrivare. In sostanza gli studenti a seconda dei propri interessi hanno progettato un evento culturale o un workshop, uno scambio europeo giovanile, ma anche un nuovo servizio o prodotto rivolto ad uno dei partner.
Ad esempio?
Ad ogni tipologia di iniziativa che i partecipanti vogliono progettare corrisponde una #sfida, ossia un invito a realizzare una soluzione in risposta al problema posto o a sostegno di una strategia. Tra le idee che emergono in risposta a queste esigenze, i partner ne scelgono una o più da candidare ai bandi intercettati in collaborazione con Phoenix Factory. Molti studenti hanno segnalato di volersi avvicinare all’ambito culturale e artistico; ci siamo quindi rivolti ad ARCI Ferrara che ha formulato la sfida #contatto: stiamo ora approfondendo uno dei progetti nati durante il creativity day #3 che consiste in uno spazio di coworking interdipartimentale, dove gli studenti possono proporre i propri workshop. L’idea venuta ai ragazzi di fatto è già presente in molte città europee, come Madrid e il suo Medialab-Prado. Con tutta probabilità, Ferrara sarà la prossima a vantare un progetto simile.
Le altre due #sfide hanno una scadenza più lontana e saranno quindi oggetto dei prossimi Creativity Days: posso già anticipare che sono nate due interessantissime idee rispettivamente per la sfida #scambio e quella #strategia. Staremo a vedere, i giochi sono ancora aperti.
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Dopo l’estate dunque si riparte?
Ripartiamo a settembre con i nuovi incontri: i giovani possono seguirci sui nostri profili Facebook e Instagram, o approfondire le informazioni sul nostro sito phoenixfactory.it. Durante l’estate ci occuperemo di capire quali partner coinvolgere: vogliamo sapere da chi vorrebbero essere sfidati a formulare un progetto, così da proporre loro l’attività che consenta di avvicinarli al settore di interesse lavorativo loro più affine. Nel frattempo non posso che ringraziare pubblicamente tutti quei soggetti che ci hanno aiutato fino ad oggi, l’Università di Ferrara che cofinanzia il progetto, il prof. Masino, a cui sono molto riconoscente per i consigli e l’opera di mediazione con i dipartimenti dell’Università. Per non parlare dei professionisti e gli Enti che non mi hanno mai chiuso la porta in faccia, ed anzi si sono dimostrati attenti ascoltatori dei giovani, dal Comune di Ferrara alla Camera di Commercio, Confindustria Emilia e CGIL. Otterremo grandi risultati, ne sono certo.
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