Cinquanta anni di Teatro Nucleo e un festival per spazi aperti per celebrarli

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Dal 3 al 12 maggio, in tantissimi luoghi, pardon, spazi aperti della città: mica piccolo “Rabicano” il festival con spettacoli, dibattiti, musica e danza che il Teatro Nucleo ha immaginato per celebrare sé stesso e la propria storia, a cinquanta anni di distanza dalla nascita.

Cinquant’anni dalla fondazione della Comuna Baires, dall’altra parte del mondo, in Argentina, un’altra parte del mondo che in quel momento era dittatura e violenza e che dopo il sequestro di Horacio Czertok è diventata una seconda vita, in Italia.

La storia, nata da quell’embrione del Teatro Nucleo, è lunga e intensa (puoi leggerla qui se ti interessa) e da quel momento vive di un percorso fatto sia di cambiamenti che di mantenimento degli stessi ideali che l’hanno portato a nascere a Ferrara, all’interno di un percorso sociale legato agli istituti di igiene mentale ed essere ancora oggi un teatro che vuole connettersi, andare per le strade, all’interno delle carceri: avvicinarsi, insomma, alle persone.

qualche anno fa avevamo intervistato horacio proprio sul progetto carcere

Dei cinquant’anni del Teatro Nucleo e del festival “Rabicano” abbiamo parlato oggi con gli organizzatori Natasha Czertok e Marco Luciano.

“In occasione di questo anniversario abbiamo pensato all’edizione zero di questo festival, da una parte per celebrare un compleanno, mezzo secolo è un traguardo importante, dall’altra anche per un momento di confronto, di riflessione sul teatro. Una riscoperta della città, degli spazi pubblici, della possibilità di viverli attraverso il teatro, un teatro con la t maiuscola: tutte le proposte del programma sono drammaturgie pensate per gli spazi pubblici dove la città non è solo cornice.” spiega Natasha.

“E’ anche una nostra caratteristica storica quella di andare ad abitare spazi alternativi e di cercare un pubblico non avvezzo allo spettacolo teatrale: non siamo il teatro che si immagina con gli abbonati che vengono a sedersi per seguire la proposta. Il Teatro Nucleo nasce da questo: dal vivere attraverso il teatro, attraverso l’arte, è un progetto di vita e un progetto di politica culturale, non solo una compagnia di teatro.” ci racconta.

La storia italiana del Nucleo infatti nasce da quella comuna argentina e dalla decisione di trasferirsi a Ferrara su invito di Antonio Slavich, allora direttore del locale manicomio, per mettere in piedi un lavoro di animazione teatrale all’interno di quella struttura che stava vivendo i suoi ultimi anni, nel periodo di grosso cambiamento legato alla legge Basaglia.

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Il festival “Rabicano”

Marco Luciano ci spiega come alcuni dei temi fondanti del teatro saranno parte del programma del festival, attraverso due convegni particolarmente importanti.

“Prima della rassegna teatrale vorrei segnalare alcuni convegni: da un momento di discussione al dipartimento di Architettura sul tema del teatro nella salute mentale a due giorni per affrontare il tema dell’autorialità femminile, un argomento usato spesso come bandiera con un pò di superficialità. In questo caso invece docenti di diverse generazioni si interrogheranno oggi sull’apporto che le autrici, le registe, le drammaturghe, le scenografe danno e su cosa si può cambiare: dobbiamo ammettere che lo spazio economico ed espressivo è ancora poco per il mondo femminile. Tra l’altro uno dei primi incontri su questo tema fu tenuto proprio a Ferrara, nei primi anni ottanta da Cora Herrendorf (una delle due fondatrici del Teatro Nucleo, scomparsa nel 2023, ndr)”

“Per quanto riguarda gli eventi, invece, vogliamo scardinare quelle che sono dinamiche stantie del sistema teatrale – racconta Natasha – quelle che prevedono un pubblico che è sempre lo stesso. Vogliamo andare a cercare un pubblico che non sa di esserlo, i nostri spettatori ideali molto spesso sono i cittadini, persone che a teatro non ci andrebbero mai o al massimo una volta all’anno, non sono abituati a seguire teatro, musica, danza. I cinquanta anni li vogliamo festeggiare all’insegna di un teatro non facile, non popolare, che va però a cercare un pubblico nuovo.

Avremo, da segnalare la prima del “Quijote!” storica produzione del Teatro Nucleo, ridisegnato e riscritto a quindici anni di distanza dalla fine delle oltre 400 messe in scena in tantissimi paesi del mondo, dall’Europa alla Corea al Sud America. Segnaliamo poi , tra i tanti spettacoli anche lo spettacolo Arka del Teatr Osmego Dnia (Polonia), Package dalla Germania, e una nostra produzione dedicata alla figura di Pier Paolo Pasolini. Ancora: “Kashimashi“, sempre una produzione del Teatro Nucleo così come lo spettacolo in carcere il 7 Maggio, dal titolo “Fegato“, realizzato con i detenuti.”

una rappresentazione di Quijote

Ma come nasce l’idea di questo festival?
Marco spiega che “Rabicano era il cavallo di Astolfo, il personaggio surreale che va a recuperare il cervello di Orlando nell’Orlando Furioso. Rabicano è il cavallo senza peso, che si muove senza lasciare traccia e questo ci ha fatto pensare un pò all’essenza degli spettacoli. Una compagnia arriva in una piazza, monta la scenografia, propizia lo spettacolo e al termine scompare senza lasciare traccia in quella piazza. Le tracce restano però nell’immaginario di quelle persone: le persone non penseranno più a quella piazza in quella stessa maniera. Quando noi ci riferiamo agli spazi aperti pensiamo a tutti gli spazi che vengono aperti alla bellezza dal teatro: questo è il fuoco che ci muove da sempre. Il tutto con questo principio di accessibilità universale, come dal recentemente aggiornato articolo nove della costituzione italiana:

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”

“Tutto questo percorso è anche un riconoscimento alla città di Ferrara – prosegue Marco – non è un caso che il Nucleo sia arrivato qui, qui nasce quello che viene chiamato teatro moderno, una delle prime tragedie regolari (“Le Orbecche”) è stata scritta e messa in scena proprio in questa città, nel 1541. Questa festa è stata anche l’opportunità di rientrare in contatto di nuovo con tutti quei gruppi che in questi cinquanta anni di storia abbiamo incontrato, con cui abbiamo scambiato qualcosa. Accanto a questi gruppi storici abbiamo voluto invitare anche gruppi giovani: la nostra ricchezza più grande è questa transgenerazionalità, che è quello che rende speciale il Nucleo.”

“fegato” in collaborazione con i detenuti del carcere

Il Teatro Nucleo oggi

Chiediamo infine a Marco cosa sia oggi il Teatro Nucleo, com’è organizzato. “Oggi parliamo di una compagnia di nove persone a tempo indeterminato, a cui si aggiungono circa altri quindici professionisti che lavorano a livello di scrittura e su diversi progetti. Siamo, per darci un’idea, circa a 2000 giornate lavorative all’anno. Questa distinzione di personale è necessaria perché siamo ancora una cooperativa a mutualità prevalente, un animale raro ormai. Questa mutualità prevalente prevede come obiettivo principale quello di mantenere il benessere dei soci: se c’è un problema la cooperativa dà fondo a tutte le proprie energie per aiutarlo. Siamo cresciuti molto negli ultimi anni, ci teniamo a trasmettere il lavoro del teatro come quello di professionisti formati: che sanno formare e allo stesso tempo mantenere quella idea di gruppo, di compagnia, di unità di persone. Abbiamo imparato a darci dei ruoli e allo stesso tempo a rimanere a disposizione per ogni necessità che possa servire.” ci spiega.

Una decina di giorni in cui la città sarà teatro di storie, spettacoli e incontri: la festa è del Teatro Nucleo, ma il regalo, forse è per tutti noi.

INFO
Programma del Festival

Il sito del Teatro Nucleo

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