Bassani, il musicista, torna a risuonare a Ferrara dopo due secoli

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Ferrara, 28 luglio 1710. Il maestro Giovanni Battista Bassani, massima autorità musicale della città, la cui fama aveva già travalicato le Alpi, giunge affannato sulla soglia di casa in via Borgo di Sotto. Con insolita precipitazione chiude la porta di ingresso, scansa il figlio Paolo Antonio che, reggendo una nuova composizione, tenta di farglisi incontro, e sale le ripide scale di legno. La moglie fa capolino dallo stipite della cucina, vorrebbe dirgli della sorpresa che gli sta preparando: il suo piatto preferito, il pasticcio con il ragù di piccione.

Ma il maestro sì è già chiuso nel suo studiolo della musica. La testa gli duole: non per l’afa o i sessant’anni, né a causa della sua «complessione calida, e sanguigna». Ciò che lo angustia è quella temuta richiesta che gli è stata presentata dal vescovo di Ferrara Taddeo Del Verme. Il porporato gli ha commissionato le parti mobili (Introiti, Graduali, Sequenze, Alleluia e Versetti, Offertori e Postcommuni) di tutte le festività solennizzate in Cattedrale. Si tratta di un lavoro imponente (oltre 250 pezzi), che gli costerà di certo almeno due anni di sonno arretrato e chissà quanti scudi in carta e candele.

La questione che più lo affligge è tuttavia quella relativa al compenso. Sebbene sia consapevole del valore della sua maestria (scrive in una lettera: «qui in Ferrara si ritrova certi compositori di musica, ch’io non so dove abbiano studiato […] ho veduto [alcune loro composizioni] che hanno più fumo, ch’arosto») e abbia goduto di indubbi riconoscimenti (oltre ad essere maestro in Duomo, guida l’Accademia della Morte e scrive per il teatro cittadino) egli ha contezza della sua condizione sociale: è pur sempre un artigiano dei ‘suoni’. Teme probabilmente di muovere una richiesta troppo onerosa che possa risultare uno sgarbo all’autorevolissimo committente che ha avuto parte nella sua carriera e che potrà averne in quella di Paolo.

Ma d’altra parte intuisce che i tempi stanno cambiando: l’era dei mecenati ai quali i musici si devono assoggettare per sopravvivere sta lasciando spazio a un sistema imprenditoriale dominato dal ‘libero professionismo’. «Se vogliono della musica che resti nei secoli, che paghino!» bisbiglia controllando che la porta sia ben chiusa. Vorrebbe chiedere consiglio a una voce amica: il conte Pinamonte Bonacossi (che di musica e denari se ne intende). Tuttavia teme che qualche orecchio od occhio indiscreto possa venire accidentalmente a conoscenza della trattativa e dar luogo a certi pettegolezzi. È di certo più opportuno rivolgersi a un forestiero, magari un collega abituato a trattare simili mercati. «Perti!» esclama prendendo carta e pennino. Giacomo Antonio Perti è il noto maestro bolognese della Cattedrale di San Petronio. Si scrivono frequentemente per discutere di musica o raccomandarsi cantanti. Bassani, di una decina d’anni più anziano del bolognese, spesso si rivolge a lui con l’appellativo «mio caro amico».

Bramo un favore dalla sua gentilezza et è questo, se lei fosse impiegato di fare le suddette composizioni per la sua Cappella di San Petronio cosa presenterebbe…

È grazie a queste poche righe riferite al monumentale progetto commissionatogli dal vescovo (la cui realizzazione richiese ben due anni, ma che resterà lo specifico repertorio della cappella del Duomo almeno fino alla fine del Settecento) se oggi possiamo scorgere alcuni aspetti della personalità di una delle figure più importanti della storia musicale di Ferrara. Se del privato del «gran Bassani» sappiamo così poco (non è giunto a noi nemmeno un ritratto!) non c’è da stupirsi: come per tutti i musici a lui contemporanei, la sua esistenza fu totalmente votata alla composizione, alla direzione e all’esecuzione. Una vita fatta di giornate troppo brevi e inverni troppo freddi passati al lume di candela su cantorie o palchi teatrali, ma comunque una vita vissuta intensamente attraverso la sua arte.

Arte giunta a noi grazie ai manoscritti e alle stampe custodite in archivi e biblioteche. Nella melodia d’un canto, nella scelta di un violino piuttosto che di una viola, nelle tinte cromatiche miscelate sui tasti del clavicembalo, Bassani è in grado di restituire il suo tempo. E lo fa con quella maestria, finezza, naturalezza e profondità dei grandi artisti che nel Seicento popolarono la verde e sconfinata pianura del Po.

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Venerdì 7 marzo alle ore 19 presso la Cattedrale di Ferrara avremo modo di ascoltare per la prima volta, dopo oltre due secoli, alcune delle composizioni di Bassani scritte per la chiesa madre cittadina: i Proprium Missae per la Solennità dei santi Giorgio e Maurelio e la Sequenza per il giorno di Pasqua.

Questi brani saranno incorniciati dall’inno Rex gloriose martyrum di Giovanni Pierluigi da Palestrina, grande capolavoro della musica sacra rinascimentale, e dal mottetto In Paradisum a cinque voci dispari di Edoardo Rossetti, giovane direttore di coro diplomando presso il conservatorio “G. Frescobaldi” (a ricordarci che la musica sacra continua ancora a vivere).

L’esecuzione vedrà protagonista la Cappella Musicale della Cattedrale diretta dallo stesso M° Rossetti. Quattro i solisti coinvolti, di riconosciuto livello nel panorama italiano della musica antica: Naoko Tanigaki (soprano), Jone Babelyte (contralto), Raffaele Giordani (tenore), Niccolò Roda (basso). Le voci saranno sostenute da una ensemble strumentale formata da sei Maestri specializzati nella prassi esecutiva storicamente informata: Lorenzo Antonioli e Guglielmo Ghidoli (violini), Marta Fergnani (viola); Alessandro Malavasi (violoncello); Stefano Galassi (contrabbasso); Devid Pavanati (organo).

Un concerto di grandissimo interesse, frutto della collaborazione tra il Conservatorio “Frescobaldi”, l’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio e il Capitolo della Cattedrale, che costituisce un ulteriore e importante passo per la valorizzazione del ricchissimo patrimonio musicale ferrarese del Seicento, già in parte indagato in ambito accademico e apprezzatissimo all’estero, ma ancora raramente presentato nel palinsesto musicale cittadino.

L’ingresso è libero e gratuito; accesso al coro della Cattedrale fino a esaurimento dei posti disponibili.

G. B. Bassani, Sonata in Re maggiore: I. Allegro – Presto

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