Il primo sabato di ottobre, circa duecento persone si sono date appuntamento al Parco urbano Giorgio Bassani per realizzare il flash mob “Save the park”, un’azione di protesta avverso la scelta di voler realizzare, proprio in quello spazio, il concerto di Bruce Springsteen, previsto per maggio 2023. La città è fin dall’inizio molto divisa tra chi teme che il parco urbano non sia in grado di ospitare quella mole di pubblico, stimato in circa 50.000 persone, temendo il rischio di danno ambientale, e chi ritiene invece che sia un evento ben collocato nella cornice verde e open air a nord delle Mura.
Ma cosa pensano i giovani di questo tema così divisivo? E in particolare chi è in prima linea per difendere l’ambiente anche nella nostra città? Abbiamo fatto alcune domande a due giovani attivisti green ferraresi: Leonardo Fusetti di Fridays For Future e Giampaolo Zurma di Fare Verde e anch’esso membro di Friday For Future.
Perché sei contrario, o favorevole, alla realizzazione del concerto al Parco Bassani?
Leonardo – Non ritengo sia il luogo adatto per ospitare 50.000 persone tutte in una volta. Oltre le persone che inquineranno con mozziconi e rifiuti di ogni genere l’area, preoccupa anche il passaggio dei mezzi pesanti per i preparativi del concerto. Nella Parte Nord del Parco poi c’è un’area di rispetto per i volatili, che verranno disturbati sicuramente dall’inquinamento acustico. Un altro problema è la visibilità, non la stessa che vanta, ad esempio, il Campovolo di Reggio Emilia, dove hai 500 metri di visibilità in linea d’aria tra pubblico e palco. Al Parco Urbano si dovrebbero utilizzare maxischermi, per ovviare agli spazi morti dati dagli alberi e altri ostacoli alla visuale.
Giampaolo – Il parco Bassani ha sempre ospitato grandi eventi storicamente: la sua funzione, lo dice la parola stessa “parco-urbano”, conferma che sia un’area verde destinata ai bisogni della collettività, tra cui figurano anche gli eventi di richiamo come Vulandra, Balloons Festival, le notti bianche, le feste della tifoseria locale spallina e vari concerti. A livello internazionale è consuetudine realizzare eventi in parchi e aree naturali ad esse destinate, ed è utile a creare un’armonia tra uomo e natura oltre che una sensibilità collettiva per il verde. Il parco si trova peraltro tra una discarica dismessa e il polo chimico, non si tratta di un oasi naturale protetta, ma di una zona verde in un’area fortemente antropizzata.
Hai la percezione che i giovani siano per lo più contrari o a favore del concerto? O ti sembra che la questione non interessi più di tanto?
Leonardo – Secondo me c’è ancora poca sensibilità tra i giovani, manca l’educazione ambientale. Un fan di Bruce è certamente favorevole, perché per il suo idolo l’ambiente passa in secondo piano… Nonostante io sia suo fan personalmente non la penso così perciò non sono favorevole. Ritengo anche che, a decisione ormai assunta, questo tipo di manifestazioni di protesta “a posteriori” non faccia presa sui giovani, il concerto purtroppo è chiaro che si farà al Parco urbano. Personalmente avrei preferito assistere a una decisione frutto del dialogo con la cittadinanza e ad una progettualità meglio ponderata, per trovare una sede più idonea e condivisa.
Giampaolo – Ritengo siano per lo più favorevoli, perché abituati a partecipare ad eventi all’aperto: dopo il periodo Covid è un piacere avere tanti eventi a Ferrara, gli studenti cercano e sentono il bisogno eventi culturali e musicali che non si svolgano necessariamente in luoghi chiusi come club e discoteche. Non credo sia un caso che l’età dei partecipanti al sit-in al Parco urbano sia così elevata, i giovani non si sono schierati. In ogni caso sono portato a pensare che nonostante le criticità ambientali legate agli spazi verdi a cui abbiamo assistito, come i massicci tagli di alberi in ogni dove, anche in aree parco protette, non vi è stata questa mobilitazione. Ritengo che non si possa tutelare l’ambiente seguendo le battaglie, spesso ideologiche, che si preferisce. Il concerto di Springsteen al Parco urbano, rapportato alle criticità locali, non la ritengo una questione ambientale prioritaria per la città.
Perché dopo tanti anni in cui il Parco Urbano ha ospitato eventi di grande richiamo, adesso secondo te c’è stata una mobilitazione online così massiccia?
Leonardo – In generale c’è sicuramente più sensibilità ambientale tra la popolazione, la gente pensa di più a quali conseguenze possono esserci per l’ambiente. Si deve poi considerare che il concerto richiamerà moltissime persone mentre in passato gli eventi, pur di rilievo, non erano di questa portata, non si è mai visto un pubblico da 50.000 spettatori al parco in una sola giornata.
Giampaolo – Probabilmente c’è anche una motivazione fortemente ideologica, in passato lo stesso luogo ha ospitato grandi eventi, alcuni anche con spettacoli musicali e fuochi d’artificio, Vulandra stessa ha sempre avuto un impatto acustico notevole, ma nessuno ha elevato ad oggi proteste o critiche. C’è anche un altro problema sulla tematica ambientale: si tende spesso ad essere poco collaborativi, ad un “ambientalismo dei no” che ancor prima di constatare le progettualità già le boccia. In questo modo è difficile sviluppare progetti condivisi.
Quali rischi ipotizzi possa correre il parco e in che modo li limiteresti?
Leonardo – Viene da pensare all’abbandono di rifiuti di ogni tipo, e sono preoccupato soprattutto per le bottiglie, i mozziconi, le lattine che possono finire nel lago. Tutte quelle persone rischiano di danneggiare l’habitat naturale, tra cui i canneti ripariali. In più c’è l’inquinamento acustico del live, unito al passaggio di macchinari e mezzi pesanti per il montaggio del palco che rischia di pregiudicare pesantemente il cotico erboso e il suolo. Abituato ad andare ai concerti, non sono sicuro che i controlli per il rispetto dell’ambiente saranno puntuali. Non è possibile limitare ogni impatto, per questo ritengo che un grande come Bruce Springsteen avesse l’appeal per chiamare tutto quel pubblico in qualsiasi zona della città, anche in campagna. Si poteva persino trovare un appezzamento di terreno, anche un campo incolto da affittare e in cui realizzare temporaneamente il concerto, avrebbe avuto un minor impatto ambientale.
Giampaolo – Prima di criticare e ipotizzare impatti ambientali disastrosi, bisogna considerare che il progetto è in fase di lavorazione e che il cantante stesso è un fervente ambientalista. Non si può pretendere di insegnare il mestiere a chi lo fa di professione, per questi grandi eventi di richiamo internazionale operano professionisti altamente specializzati, che scelgono con cura le location più suggestive delle città, nel loro massimo rispetto. Confido che chi lavorerà all’evento abbia come priorità la tutela del parco e a noi spetta l’importante compito di controllare che ciò avvenga e intervenire, se occorre, segnalando le irregolarità. In ogni caso, altri grandi eventi sono stati realizzati in questi ultimi mesi in tutta la città, anche in aree verdi come Piazza Ariostea o il Sottomura di Baluardi e, a giudicare dai risultati, lo stato dei luoghi è tornato esattamente come prima.
Cosa ne pensi del progetto di realizzare una sorta di “Campovolo” ferrarese nella zona dell’Aeroporto, che molti giudicano più adatta ad ospitare eventi di grande portata?
(La proposta è stata nel frattempo bocciata dal presidente dell’Aeroclub di Ferrara Stefano Vita Finzi, in un’intervista al Carlino, ndr)
Leonardo – È un’ottima idea, sarebbe stata l’unica soluzione a questa contesa secondo me. Tante città vicine, come Bologna o Modena, sono dotate da decenni di questi spazi all’aria aperta, se si facesse lo stesso a Ferrara, si potrebbero replicare più eventi di grande richiamo anche in futuro. Bisogna poi rassegnarsi, non si possono fare eventi da decine di migliaia di persone in mezzo a parchi e zona naturali, che devono essere aree di rispetto, l’unica alternativa sarebbe avere un Palazzetto dello sport, come l’Unipol Arena di Casalecchio, per realizzare grandi eventi al chiuso.
Giampaolo – Non c’erano i tempi per farlo in questa occasione. Anche in tal caso chi parla di quella zona prossima all’aeroporto non pensa che anch’essa è un’area naturale, peraltro priva di collegamenti con la città, senza servizi, distante da essa e perciò difficilmente raggiungibile. Potrebbe essere ben riqualificata per ospitare grandi eventi, ma tale riqualificazione comporterebbe comunque interventi pesanti, consumo di suolo e quanto necessario per renderla sicura e fruibile, senza considerare il trasporto e lo spostamento delle persone che dovrebbero raggiungere la zona. Quindi va bene pensare ad una progettualità di rilancio, ma per ora resta solo un’ipotesi di cui si dovranno verificare costi economici e, soprattutto, ambientali.
Entrambi gli intervistati su questo punto si trovano finalmente d’accordo, confermando che all’interno del movimento locale di Fridays For Future, di cui entrambi fanno parte, non si è registrato un orientamento prevalente tra i favorevoli e i contrari al concerto e si è deciso perciò di non prendere posizione, concentrando le energie per altre attività ambientaliste.