Sussurrano, gridano e ridono. È un frastornante universo di emozioni, quello in cui veniamo trasportati dai capolavori della mostra “Stati d’Animo, Arte & Psiche tra Previati e Boccioni”, visitabile nelle sale del Palazzo dei Diamanti fino al 10 giugno. Tra luci fioche, musiche sognanti e sguardi torbidi, l’esposizione ideata dalla Fondazione Ferrara Arte, a cura di Chiara Vorrasi, Fernando Mazzocca e Maria Grazia Messina, si propone di guidarci attraverso una rocambolesca avventura artistica che, dal materialismo tipico della pittura italiana ottocentesca, si inoltra nelle dimensioni spirituali e psichiche per giungere verso gli universi della spiritualità dell’astrazione e della potenza del futurismo. Autori delle opere esposte, grandi nomi della pittura nazionale e internazionale del XIX e XX secolo come la punta di diamante del movimento futurista, Umberto Boccioni, il visionario Franz Von Stuck, il divisionista Giuseppe Segantini, e ancora Giuseppe Pellizza da Volpedo, Medardo Rosso, Giorgio de Chirico, Angelo Morbelli, Edvard Munch, e Gaetano Previati, ferrarese, vero e proprio pioniere di un nuovo alfabeto visivo in grado di catturare le peculiarità e le sfaccettature dell’interiorità e dello stato d’animo. Camminando in un vero e proprio corridoio interiore sul quale affacciano le stanze dell’emozione, ogni visitatore ha la possibilità di dialogare con l’artista attraverso un percorso cosparso di suggestioni ed echi provenienti dalle realtà scientifiche e letterarie del tempo, anche grazie ai preziosissimi allestimenti, alle proiezioni e alle scenografie realizzate dallo Studio Ravalli.
Siamo nella vecchia Europa di fin de siècle, in preda agli sconvolgimenti di un’epoca ancorata a una realtà alla quale ormai non appartiene più, sospesa tra un mondo di razionalità e materialismo e l’impalpabilità di un pensiero che corre veloce tra i segreti della psiche umana. Si sconfina pericolosamente in universi in cui ogni concezione di linguaggio conosciuto è riscritta in caratteri incomprensibili agli occhi di chi cerca di rimanere saldo nella visione statica del passato. Gli artisti, colmi di inquietudine e curiosità, pionieri del nuovo sguardo, reinventano il modo di rappresentare le realtà, qualunque possano essere, e schiudono orizzonti dalle tinte indecifrabili. Via i contorni, via ciò che dà sicurezza, via ciò che può essere compreso senza l’osservazione e l’idea. Si parte per un viaggio all’interno di dettagli che nessuno può rappresentare se non dei veri rivoluzionari, pronti a lottare contro l’immobilismo di un materialismo a tutti i costi, pronti ad affacciarsi verso un abisso di possibilità interiori.
Le Sale del Palazzo di Diamanti si susseguono senza una vera e propria interruzione, rievocando quella sensazione labirintica ma non disorientante, di un’Odissea attraverso la nostra stessa persona. Turbati dagli autoritratti di Segantini e Boccioni siamo vittime dell’Asfissia di Morbelli, con le due tele finalmente riunite dopo anni di distanza (la parte sinistra è un prestito della GAM di Torino, la parte destra appartiene ad una collezione privata) e successivamente travolti dalla malinconia dello sguardo assente di Santina Negri, volto dei manifesti della mostra. La malinconia cede il posto all’armonia, alla rêverie, ma anche a quegli universi interiori di cui proviamo a sigillare le porte. Capolavori di grafica, veri e propri incubi della psiche di Alberto Martini e la concitata violenza dei centauri di De Chirico, aprono un varco verso i mondi della paura, del terrore, degli istinti ferini, tutto per lasciare gradualmente spazio a un abbagliante luce di miele proveniente dalla Danza delle Ore del Previati.
Ma gli “Stati d’Animo” sono ancora oltre, e si ritrovano in un omonimo trittico del Boccioni, esempio perfetto di quella sintesi realizzatasi nella linea, nella forma, nell’idea del futurismo. E a chiudere, una Risata prorompente, che torna dal MOMA di New York invadendo tutta la sala e allietando lo sguardo dello spettatore con una sovrapposizione di oggetti, colori e volti, tutti elementi di una tela dalla dinamicità tipica del neonato movimento di Boccioni.
“Stati d’animo, arte e psiche tra Previati e Boccioni” è sorprendente. L’intento della mostra, quello di studiare il delicatissimo passaggio tra i due secoli seguendo un duplice filo rosso indissolubilmente intrecciato tra le innovazioni scientifiche, le scoperte della psicologia, le teorie di Darwin, Freud, Lombroso e le scintille artistiche scaturite da un paesaggio così emotivamente disorientante, appare chiaro ed affascina su tutto il percorso.
“Perché un’opera d’arte sia veramente immortale, deve uscire completamente dai confini dell’umano: l’intelligenza media e la logica le nuocciono. La concezione di un’opera d’arte che afferra una cosa che come tale non ha alcun senso, alcun tema, che dal punto di vista della logica umana non vuole assolutamente dir nulla, io dico che una tale rivelazione o concezione dev’essere in noi così forte, deve apportare tal gioia o tale dolore, che noi siamo costretti a dipingere, come il morto di fame a addentare un pezzo di pane che gli capita tra le dita.”
Così forse chiuderebbe quest’esposizione De Chirico, se potesse essere la vostra guida. E con l’auspicio che possiate farvi condurre oltre i confini ed i limiti dell’immaginazione in compagnia degli artisti presenti in mostra, vi lasciamo al vostro viaggio.