Riservata, matura, genuina: Aruna Rossi, la 18enne nominata “Alfiere della Repubblica” dal Capo dello Stato Mattarella, non ama parlare di sé. Durante il lockdown sentiva l’esigenza di “evadere” così ha deciso di aderire a un’iniziativa del Servizio per l’Integrazione Socio Sanitaria del Comune di Cento. Il progetto si chiama “Amici di penna” e, come suggerisce il nome stesso, si basa sulla corrispondenza epistolare tra giovani e anziani. L’obiettivo dell’iniziativa è stato fin dall’inizio far sentire questi ultimi meno soli, utilizzando proprio gli strumenti che usavano da giovani per scrivere preziose lettere: carta e penna.
Intervistiamo Aruna per conoscere le sue sensazioni davanti a chi oggi la chiama “Alfiere”, le motivazioni che l’hanno portata a partecipare a questo progetto, ma anche la sua storia, le sue passioni e i suoi sogni per il futuro.
Aruna è un bellissimo nome… ha un significato particolare?
Credo che abbia un doppio significato: alba rossa e devozione. Sono nata in India e a 3 anni e mezzo sono stata adottata da una famiglia italiana.
Voce da bambina, occhi da donna: davanti a me ho una ragazza giovanissima che non nasconde la sua timidezza.
Come stai affrontando questo periodo assurdo?
Un anno fa il primo lockdown è stato un incubo per me. Sono una ragazza che ama socializzare e stare in compagnia e all’improvviso sono diventata indisponente e irascibile. Me ne stavo rinchiusa in camera, sempre per conto mio. L’estate ha portato con se una boccata di ossigeno e ho ricominciato a respirare. Questo mi ha permesso di affrontare il secondo lockdown in maniera diversa. Siamo tornati “rossi” proprio il giorno del mio compleanno, così non ho potuto nemmeno festeggiare il mio diciottesimo, ma nonostante questo ora sono più serena, tranquilla e soprattutto consapevole di come ho reagito un anno fa.
La scuola con la didattica a distanza non è l’ideale, si perdono molti momenti di condivisione ed esperienze, ma la salute è per me sempre al primo posto. Accetto questa situazione perché penso ai miei nonni e non vorrei mai essere io il veicolo di trasmissione.
Da giorni si parla della tua nomina ad “Alfiere della Repubblica”: è un riconoscimento che fa un certo effetto, specialmente a soli 18 anni…
Oltre a farmi “un certo effetto” come dici tu, mi attribuisce una certa responsabilità. Me l’hanno comunicato verso le 13, precisamente al termine delle lezioni. Mi è arrivata la chiamata dalla mia capo Scout, Chiara: “Guarda il link che ti ho mandato”. Seguo le sue indicazioni e leggo: Alfiere della Repubblica Aruna Rossi. Io sono cascata dalle nuvole. Non avevo la minima idea di cosa si trattasse. “È uno scherzo?” è stata la mia reazione. Sono andata sul sito del Quirinale e anche lì ho trovato il mio nome. Pensavo avessero sbagliato, poi ho fatto due conti e sono giunta alla conclusione che di Aruna Rossi, 18 anni, di Cento ci sono solo io.
Con il suo racconto mi trasporta in quel momento e dall’agitazione con cui me lo racconta percepisco tutta la sua sorpresa nell’essersi ritrovata all’improvviso davanti a qualcosa molto più grande di lei.
Io non sapevo nemmeno della candidatura, quindi è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Da lì l’emozione ha preso il sopravvento: sono scoppiata a piangere. Lacrime, ansia e panico mi hanno travolta. Ero esterrefatta e impietrita perché ho subito pensato alle interviste che avrei dovuto rilasciare, un aspetto che mi terrorizza. Letteralmente. Poi, a mente lucida, ho iniziato a chiedermi “Perché hanno scelto proprio me?” Questo rimarrà sempre un mistero, ma è giusto così, nella vita alcune domande restano senza risposta.
Penso di aver assunto consapevolezza quando ho chiamato mio padre per dirglielo e lui ci credeva più di me. La mattina dopo, quando mia mamma mi ha svegliata con un “Buongiorno Alfiere della Repubblica”… ecco, lì ho realizzato che era tutto vero.
Quando le chiedo perché, nel momento in cui le è stata comunicata la notizia, anziché gioire è scoppiata a piangere mi svela che non riusciva a capacitarsene e che immediatamente ha pensato al fatto di dover parlare con i giornalisti: “Non avevo mai fatto nulla di simile, quindi ora piango sempre, prima e dopo ogni intervista, credo sia per l’ansia, la paura di non farmi capire… io non amo parlare di me”. Nonostante la timidezza, Aruna è un bolide e ogni volta che inizia a parlare non riesci a fermarla perché ti travolge con la sua personalità così genuina, matura, entusiasta.
Facciamo un passo indietro. Com’è nata l’idea di partecipare al progetto “Amici di penna”?
Volevo aiutare qualcuno. Tutto il mio gruppo di Scout Cento 1° ha aderito a questo progetto, nato su iniziativa del Comune di Cento tramite il servizio dell’Integrazione Socio Sanitaria che collabora con il nostro Gruppo. Prima del lockdown davo ripetizioni ai bambini delle medie, ma con la chiusura totale hanno proposto servizi alternativi. Quando ho saputo di “Amici di penna” non ci ho pensato due volte. Sentivo la mancanza dei miei nonni e anche se non potevo abbracciarli potevo fare qualcosa di utile per la loro “fascia d’età”. Mi ha spinta ad aderire anche il pensiero di poter dare il mio sostegno alle persone più deboli in quel momento. Il volontariato mi rende, semplicemente, felice: potere aiutare qualcuno, anche con un piccolo gesto, mi riempie il cuore.
Con chi hai iniziato la tua corrispondenza epistolare?
Gli operatori mi hanno abbinata alla Signora Ivana, 80 anni. L’obiettivo del progetto era proprio quello di scrivere lettere a persone anziane che si sentivano sole, perché non potevano essere raggiunte dai propri parenti. La maggior parte di queste persone non ha dimestichezza con la tecnologia, per questo si è optato per la scrittura su carta… un po’ come si faceva una volta.
Com’è stata la prima lettera, sia scriverla che riceverla?
La prima l’ho inviata io. L’ho consegnata fisicamente alla mia referente Scout che l’ha mandata agli operatori i quali, a loro volta, l’hanno fatta avere alla Signora Ivana. Nella prima lettera mi sono presentata, le ho raccontato di me, chi sono, cosa faccio… Abbiamo parlato di cucina, di giardinaggio, di cose semplici che potessero farla sentire a casa. Leggendo la sua risposta ho scoperto una persona gentile, altruista, con un grande cuore. L’ho vista per la prima volta dal vivo solo pochi giorni fa: la Signora Ivana è cordiale, ha una mentalità aperta… ovviamente sono scoppiata a piangere per l’emozione!!
Qual è il ricordo più bello che conserverai di quest’esperienza?
Il momento in cui mi sono emozionata di più è quando mi è arrivato un video: mostrava l’operatrice mentre leggeva la mia lettera a Nonna Ivana. Lei era contentissima di averla ricevuta, mi ha fatto tantissimi complimenti e ha detto “Da tali parole capisco che mi piacerebbe molto incontrare questa ragazza”. Penso quello sia stato il momento migliore… mi ha riempito il cuore in un momento in cui ero presa dallo sconforto. Anche l’incontro fisico con lei è stato intenso e indovina? Sono scoppiata a piangere.
Più mi racconta di sé, più Aruna prende confidenza e quando all’improvviso mi dice “mi metti a mio agio” sono io a emozionarmi.
Come hanno accolto la notizia la tua famiglia e gli amici?
Mi hanno ricoperta di complimenti e invasa di commenti!! Professori, compagni di classe, colleghi dei miei genitori, amici e amiche, gli altri Alfieri della Repubblica… Mi sono stupita della quantità di persone che mi ha scritto. Instagram non faceva che mandarmi notifiche di messaggi anche di persone che non conosco proprio… Ho iniziato a ringraziare tutti perché, per come sono io, non rispondere a una gentilezza è sempre una mancanza di rispetto.
Sai, ho 18 anni, ma me ne danno 15, però solo finché non iniziano a conoscermi: in quel momento pensano ne abbia 100. Tante volte mi sono sentita dire “Sei matura per la tua età” e fin da piccola non mi sono trovata bene con i miei coetanei, proprio per questa differenza di mentalità. Invece sono rimasta piacevolmente stupita dall’affetto che ho ricevuto da TUTTI i miei compagni di classe.
Ti sei avvicinata alla scrittura grazie a questo progetto o faceva già parte della tua vita?
Un altro motivo per cui ho scelto “Amici di penna” è perché mi dava l’opportunità di scrivere. Oltre alla musica che mi ha aiutato tantissimo durante il lockdown, così come la scrittura, sono una persona che ha bisogno di evadere dalla realtà ed entrare nel “mondo di Aruna” (ride). Io scrivo quando ho l’ispirazione. I temi, ad esempio, non li sopporto proprio perché limitano la mia immaginazione.
So che studi ragioneria: se ti chiedo se sai già cosa vuoi fare da grande, mi rispondi che è troppo presto e non lo sai ancora?
Sì, è decisamente troppo presto! Come tutti i ragazzi di 18 anni non ho idea di cosa voglio fare nella vita. A Ragioneria, indirizzo RIM [Relazioni internazionali e marketing ndr], economia e relazioni sono le mie materie di base, ma mi basta e avanza quello che ho studiato. Quindi no, non so cosa farò, ma il volontariato farà sicuramente parte della mia vita!
Sei parte degli Scout da tanti anni: cosa ti piace di più di questa realtà?
Ho iniziato a 8 anni ed è un mondo bellissimo. Non si tratta solo di stare con gli altri, ma di interfacciarsi con persone di tutte le età. È un percorso di crescita e formazione personale che ti trasmette una serie di valori aggiunti. È proprio con il mio gruppo che ho iniziato ad avvicinarmi al volontariato.
…E quali sono per te questi valori, quali i più importanti?
L’amore per il prossimo, il rispetto, la fiducia, l’umiltà, il non rinnegare da dove vengo, dove sono nata… i miei genitori me lo ricordano ogni giorno ed è proprio grazie a loro che oggi questi valori per me sono inviolabili.
La mamma la chiama per dirle che la cena è pronta, così, nel salutarla, la ringrazio del tempo che mi ha dedicato: “Ho deciso che tu sei la mia ultima intervista, poi torno alla mia vita. Ho avuto il mio “momento”, ma ora desidero pensare a me, alla scuola e a prendere la patente!! Così Aruna sparisce dal video, riportandomi a quei dolci 18 anni fatti di paure e traguardi, di prime volte ed emozioni indelebili.