

Spesso, uscendo a spasso con la mia setter, capita d’imbattermi in varie tipologie di proprietari di cani. Ce ne sono davvero di ogni, di proprietari: i puristi, i morbidi, gli esigenti, i tranquilloni “fai da te”, gli improvvisati, gli habitué, quelli coi premietti nelle tasche, i sacchettini per le deiezioni e i comandi secchi: quelli che il “cane è un cane” e quelli che invece è uno di famiglia; quelli che “il pappone glielo faccio io!” e quelli che il cibo è solo bilanciato e brevettato in Germania; i super-dinamici da tre volte al dì sulle mura, e gli anziani che il giretto è attorno all’isolato, tra i giardinetti della ex Asl e lo stadio Mazza se proprio devono uscire. Oppure mentre si allungano a comprare il pane da Orsatti, pedinati da un Fido più macilento e vecchio di loro.
Poi ci sono quelli che “solo al guinzaglio, per carità” e quelli col cane sciolto “perché lui è bravo e non mi scappa”. Gli amanti dei Molossoidi, perché “non c’entra niente il temperamento, è solo come li educhi!” e dei Lupoidi, perché sono più eleganti, più curiosi, più addestrabili, più Rex. E poi ci sono i fanatici del Golden Retriever, il cane giallo, emblema della famiglia perfetta come manco la station wagon negli anni ’90. Poco importa se lui è un animalone di 40 kg che si butterebbe volentieri nel Mississippi, o al massimo nel Po, per un legnetto.
È bello e piace a tutti, punto.
Perché Il Golden Retriever, è uno stato dell’anima canino. Guai a non desiderarlo e soprattutto, a non averne uno in giardino da selfare appena usciamo dal parrucchiere.
Cani in piazza la mattina, al bar tra cappuccini e cappottini trendy negli umidi invernali; cani lato passeggino, cani nel bagagliaio o col musetto fuori dal finestrino o interrogativi dal cesto della bici per 9 km di ciclabili. Cani salvati da allevamenti selvaggi, canili lager, trasferiti dal Sud col trasportino, sottratti a cacciatori spietati, ad abbandoni crudeli e senza un motivo.
E infine, anche cani fortunati, selezionati con pedigree, comprati a caro prezzo su internet o dal miglior venditore certificato. Per mostrarli in società, oltre che per le nostre passioni.
Cani insomma, montagne di cani per montagne di uomini dalle personalità più diverse (e anche, naturalmente, per chi una personalità non ce l’ha).
Cani a nostro personale gusto, toelettati come ci piace, educati sulle nostre abitudini, che conoscono i nostri linguaggi e i nostri stati d’animo.
Perché, in fondo, forse la cosa interessante, e anche un pelo banale, è proprio questa: scegliere il cane, e in genere il proprio alter-ego peloso, a propria immagine, fisica e caratteriale. Perché è così che funzionano poi i grandi sentimenti umani: il simile attrae il simile, raramente il diverso.
E invece i cani, gli animali, ci prendono e basta.
Nasco in Friuli, davanti allo stabilimento della birra Moretti, e tre mesi dopo inizio il mio viaggio in port-enfant coi miei genitori. Da lì seguono tante città del Nord Italia che segnano in allegria e profondità la mia infanzia, senza mai dimenticare le care origini ferraresi.
Scrivo per professione e per piacere, amo l’etimologia che risponde ai miei perché e utilizzare termini desueti nella vita di tutti i giorni. Sono attratta dalla gentilezza naturale e da ogni forma di intelligenza, zucca violina compresa.