È primavera, solo questa primavera e Alessia Martinelli, oggi nuova proprietaria de “La Vegana“, storica e forse prima gastronomia interamente vegetale della città, lavora ancora in banca.
In particolare si rapporta alle aziende con un occhio di riguardo verso l’estero, un lavoro sicuro in una delle realtà bancarie italiane più grandi e si muove ogni giorno da Ferrara in direzione Bologna. Ma c’è una falla nel sistema: da tempo si ritrova a fissare lo schermo o il telefono con la mente altrove, senza stimoli particolari nel suo lavoro. Parallelamente, invece da diversi anni ha iniziato un percorso di autoproduzione e sostenibilità: un orto familiare, una conoscenza delle piante e delle loro proprietà, la voglia di prepararsi in autonomia colazioni e poi pranzi sani e privi di sostanze e processi industriali. È solo un gioco di famiglia, pur supportato da corsi e studi finché il marito, un giorno, tornando a casa le dice, come fosse il semplice titolo di una notizia, che “La Vegana” vende, o forse chiude: Shelly Guzman, dopo avere cresciuto questa creatura per dieci anni, farà ritorno a casa, in Israele.
Un ristorante che nasce nel 2012 “dalla volontà di promuovere il rispetto per la vita, in tutte le sue forme” e il cui destino si incrocia, quella sera, con il percorso di vita di Alessia: è una piccola voce dentro, che cresce, un appuntamento da rispettare, un sentiero che le si pone davanti, come a dire: prendimi, sono la risposta.
Pochi mesi dopo, è fine luglio, il ventisei di un mese rovente per la città di Ferrara (e per l’Italia intera) quando Alessia apre le porte de La Vegana, con qualche minuto di ritardo per il consueto problema dell’ultimo momento, dopo avere superato una selezione tra diverse persone interessate a portare avanti filosofia e mentalità del progetto di Shelly. In un’epoca dominata dai freddi numeri, la scelta della persona è dettata dalla continuità al progetto, e da chi ne sposi i valori. Ovviamente è presuntuoso voler tracciare una linea netta tra i conti da far tornare a fine mese, così impersonali e privi di anima, e un ristorante che si propone prima di ogni altra cosa di offrire un’alimentazione più consapevole, sana, che usa la natura nella sua ricchezza e allo stesso tempo prova a educare sugli alimenti da cui allontanarsi e verso i quali avvicinarsi.
Eppure sembra questa la storia, quella di una ricerca di una felicità personale e condivisa, in un mondo che, stravolto dalla pandemia, pare sempre più voler cambiare il proprio modo di intendere il rapporto tra vita e lavoro.
Quando, sulla pagina Facebook, la nuova proprietaria annuncia “la discesa in campo” la risposta social è imponente: quasi mille like, quasi quattrocento commenti. È l’eredità di Shelly, è l’anima di un posto che, evidentemente, è anche una comunità.
Alessia ci racconta che normalmente agosto sarebbe periodo di chiusura ma quest’anno è stato un sereno periodo di test: per conoscere la clientela e le materie prime, sfruttando una città parzialmente in vacanza, ma anche per iscriversi alle piattaforme di delivery, per provare ricette.
“Da settembre partiamo con gli aperitivi, il sabato sera di tanto in tanto proporremo dei menù a tema, con un pò di intrattenimento. Qui per me c’è tutto: c’è la cucina, che amo, c’è la possibilità di esprimersi con creatività, c’è il contatto con il pubblico. E la mia idea è anche di aggiungere nuove proposte, ad esempio portare nel menù le erbe spontanee e far conoscere sapori nuovi. Per dirne una, ho in mente un menù a base di lavanda: dai dolci a secondi e antipasti, con piccole dosi si scoprono piatti dal sapore incredibile” spiega Alessia, senza dimenticare la promessa di un menù non abbia il sapore di… sapone alla lavanda!
“Un altro esempio è la Portulaca: per tutti è un’erbaccia, per me è un elemento fantastico, perfetto ad esempio per fare un pesto e condirci la pasta.” ride Alessia.
Prima a livello personale e ora come attività aperta al pubblico, l’elemento chiave nel progetto è l’utilizzo di elementi naturali: gli scarti diventano compost, ciò che c’è di buono si utilizza in cucina o nella produzione di oggetti utili, come creme e saponi.
“Faccio una premessa: io non sono vegana! Mangio pochissima carne, questo si. Ma ad esempio adoro i formaggi: nella mia idea di cucina non c’è l’imposizione agli altri. Io semplicemente, a te cliente, propongo questa cucina, tutto qui. Anche perché c’è anche un discorso di cultura e conoscenza: molte persone rimangono sconvolte su certe banalità, come un piatto di pasta al pomodoro, che banalmente è un piatto vegano che tutti conosciamo e consumiamo!”.
“La vita in banca era ormai vendere, vendere, vendere: una costante pressione per raggiungere obiettivi e numeri, in un sistema contorto che portava a inseguire un risultato puntualmente quasi impossibile da raggiungere, anche a costo, come è capitato di sentire da colleghi, di rispondere a telefonate di clienti durante le ferie o a mezzanotte di un giorno qualsiasi”, racconta Alessia. Un piccolo spaccato di un mondo lavorativo che spesso respinge le persone: è un tassello di quel cambiamento che porta molti a cambiare aria o a non accettare più percorsi privi della benché minima felicità nella vita lavorativa.
Ora quel telefono che prima veniva guardato con sguardo vuoto e la testa assente ha cambiato suono: è il timer di una torta, vegana ovviamente, ordinata in mattinata e che deve essere pronta per la sera, alle 18: Alessia la controlla un paio di volte e sorride nel pensare alla corsa mattutina per capire al volo, durante l’ordine, se aveva tutto il necessario. Inizia così, con una torta, la seconda vita de “La Vegana”: qualunque sia il futuro, la sensazione è che già ora sia il primo passo verso la felicità della nuova proprietaria.
INFO
La Vegana è in Via Carlo Cattaneo 90/A Ferrara, per seguire ogni novità questa è la sua Pagina Facebook. Per contattare Alessia: laveganafe@gmail.com, o al telefono: 0532 193 3606