Ha da poco spento 92 candeline uno dei più grandi tenori della storia italiana. Forse i nostri lettori più giovani non ne conoscono la storia, che nel 2019 è stata peraltro raccontata anche nel libro L’uva e l’acciaio di Camilla Ghedini. Così siamo andati a trovarlo e gli abbiamo chiesto di raccontarci un po’ della sua vita. Lui è Daniele Barioni e la sua storia comincia in quel di Copparo nel 1930.
Ciò che ha sempre stupito tutti è il fatto che Daniele non ha mai nascosto di venire dalle campagne ferraresi, nemmeno quando era all’apice della sua carriera. E ancora oggi continua a prodigarsi per la comunità copparese grazie all’Associazione nata in suo onore.
Come ha iniziato a cantare?
“In realtà ho sempre cantato, sin da piccolo, però all’epoca quella del cantante non era considerata una professione seria. Quando ero giovane cantavo le serenate alle ragazze nel mese di maggio, una volta costumava così. La mia mamma Wanda, che tutti chiamavano Fedora, aveva capito però che avevo quel qualcosa in più, così nel 1948 a soli 18 anni mi manda a Milano a studiare canto per diventare un tenore (sebbene all’inizio fossi convinto di essere un baritono). Debutto nel 1954 al Teatro Nuovo di Ferrara con “Cavalleria Rusticana”. La mia fortuna è stata che a vedere lo spettacolo c’era Rudolf Bing, il direttore del Teatro Metropolitan di New York. Da lì inizia l’avventura del tenore “che fece tremare il Metropolitan”, come scrissero all’epoca i giornali. A 24 anni sono partito per l’America e nel 1956 ho debuttato al Metropolitan con Tosca, grazie alla fortunata coincidenza dell’assenza del collega Giuseppe Campora.”
Il Maestro racconta che ha viaggiato in tantissimi paesi: Stati Uniti, Brasile, Egitto, Sudafrica… quando gli chiedo come si è sentito a lasciare tutto così giovane per diventare quella che oggi definiremo una star mi risponde che lui è sempre stato sicuro di se stesso e che sapeva che quella era la sua strada.
Durante questi anni di successi Daniele conosce anche la pianista Vera Franceschi che sposerà nel 1957. La sua carriera è nel frattempo alle stelle, le compagnie teatrali lo cercano e lo vogliono come protagonista. Nel 1958 è al fianco del soprano Maria Callas, con la quale si esibisce ne “La Traviata”. In quegli anni conosce e lavora con tantissimi altri artisti, anche rivali. Tra questi il tenore Mario Del Monaco, che nonostante fosse considerato all’epoca uno dei suoi più grandi rivali, un giorno quando aveva solo 25 anni, tra un atto e l’altro, lo prende da parte e gli dice: “Sei la più bella voce da tenore dei nostri giorni, vai sicuro che nessuno ti potrà mai fregare.”
Per quanto tempo è rimasto sulla scena dei più grandi teatri del mondo?
“Premetto che non ho mai smesso di cantare, ancora oggi canto da solo, il successo però si è fermato agli anni ’70. Nel 1966 è morta mia moglie di leucemia e ho avuto altri problemi in famiglia che mi hanno costretto a rallentare. Inoltre, è arrivata la televisione e i teatri hanno iniziato ad essere un’alternativa e non più lo svago principale. Ed ecco che piano piano l’opera venne seguita e richiesta sempre meno. Così, nel 1974 sono tornato ufficialmente a Copparo e successivamente mi sono trasferito a Ferrara, dove abito ancora oggi.”
Ascolta ancora l’Opera o le capita di andare a teatro?
“La mia opera preferita, quella che ho sempre adorato cantare, è Tosca, che è anche la mia prima al Metropolitan. Ma mi piace molto anche Madama Butterfly. Oggi continuo ad andare a vedere l’opera a teatro e mi rammarico un po’ perché è diventato un genere sempre meno rappresentato, anche per il fatto che ci sono sempre meno giovani che intraprendono il percorso del cantante lirico.”
Ha mai pensato di intraprendere la strada dell’insegnamento?
“No, non ho mai voluto insegnare. Ho partecipato però come giudice al Concorso Lirico Internazionale “Città di Ferrara” per diverse edizioni. Inoltre, spesso giovani tenori mi chiedono di ascoltarli e di dar loro i miei consigli per migliorare. Ciò che posso suggerire loro però è di continuare a studiare giorno e notte, sempre.”
Ha vinto anche tanti premi…
“Durante la mia carriera ho vinto circa una trentina di premi: nel 2013 e nel 2015 il premio Caruso (di cui vengo considerato l’erede), prima a Milano poi a Firenze. Nel 2015, a Modena, ho ricevuto il titolo di “Grande della lirica”, e nel 2018 l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.”
Da qualche anno in onore del Maestro esiste l’associazione Amici di Daniele Barioni: a raccontarcene è Franca Orsini, membro dell’associazione che si occupa di tenere le relazioni con la stampa.
Come nasce l’Associazione e di cosa si occupa?
“L’associazione nasce nel 2016, durante una cena tra amici in compagnia del Maestro. Ha accolto l’iniziativa con entusiasmo, però ci ha imposto una clausola, ovvero che qualsiasi iniziativa che avremmo organizzato avrebbe dovuto avere obiettivi benefici per le realtà del territorio copparese, al quale il maestro è davvero molto legato. Così ogni cena o spettacolo organizzato avrebbero aiutato le associazioni di Copparo. E finora siamo riusciti a collezionare diversi progetti: abbiamo donato 2000€ alla scuola di musica Varos Zamboni per aiutarli nell’acquisto di un pianoforte, e una borsa di studio ad un ragazzo che ha così potuto specializzarsi per diventare un performer di musical. Poi ancora abbiamo raccolto 500€ per i Pompieri volontari, e altre cifre che abbiamo donato a Casa Viva Onlus, associazione che ospita ragazzi con disabilità, e al gruppo Scout di Copparo.
Prima di andare chiediamo al Maestro che lavoro avrebbe fatto se non avesse avuto una brillante carriera come tenore: “Non ho mai considerato questa ipotesi… se fosse successo avrei intrapreso un mestiere umile come quello dei miei familiari.”
Visto il successo, per fortuna non è successo!