Quest’anno il primo di aprile non è stato solo il giorno di Pasquetta e dei pesci scherzosi, ma ha segnato anche il ritorno dello smart working al regime ordinario regolato dalla legge n. 81/2017. L’imprenditore che da adesso deciderà di utilizzare il lavoro agile dovrà firmare con ogni dipendente un accordo individuale: lo smart working non rientra più tra i “diritti” del lavoratore, come è stato negli anni della pandemia.
Sembra ieri ma sono passati 4 anni: era il 2020, il mondo era chiuso in casa a guardare streaming e a chiamarsi su Zoom cantando dai balconi a causa del Covid che in un attimo aveva modificato il modo di vivere e di lavorare di tantissime persone. A Ferrara nasceva in quel periodo SMACE, una startup che grazie all’intuizione dei cofondatori Andrea Droghetti e Marta Romero avrebbe dato una prospettiva diversa al lavoro da remoto. Di loro si è parlato molto sulla stampa e online, e oggi ci raccontano come si è evoluta in questi anni la loro idea iniziale di smart working, che da esigenza globale in emergenza può diventare risorsa preziosa per aziende e startup, per fare gruppo e lavorare in modo intelligente guardando anche al benessere delle persone.
Marta, com’è nato il vostro progetto?
Io e Andrea abbiamo dato vita a SMACE durante il periodo del Covid quando tantissimi lavoratori erano costretti a lavorare da remoto senza potersi recare fisicamente al lavoro. In quel periodo abbiamo sperimentato un modo diverso di intendere l’ufficio provando a lavorare dal mare, dalla collina, dal lago o dalla montagna. Ci siamo accorti immediatamente che questo modo di lavorare aveva un impatto estremamente positivo sia sulla produttività che sull’umore a fine giornata. Da qui è nata l’idea di rendere semplice l’organizzazione di esperienze lavorative di team in luoghi stupendi ed insoliti. Le aziende scelgono questo tipo di eventi per far fronte al naturale desiderio di scoperta e stimolare la creatività, contribuendo a rafforzare l’engagement dei team e la loro soddisfazione in azienda.
Di cosa si occupa SMACE oggi?
Oggi siamo un’innovativa startup high-tech tramite cui poter gestire in modo digitale l’organizzazione dei meetup per team aziendali in luoghi stupendi. Abbiamo sviluppato una piattaforma che fornisce servizi aziendali per esternalizzare la gestione del personale che lavora fuori dalla sede aziendale in modo efficiente. SMACE aggrega una varietà di location e partner verificati per offrire ai suoi clienti esperienze di lavoro all’avanguardia in luoghi meravigliosi, eliminando lo stress legato alla gestione di diversi fornitori e garantendo sempre che la componente lavorativa venga rispettata. La missione è quella di incentivare la felicità delle persone e permettere un buon bilanciamento tra vita professionale e personale, promuovendo una visione nuova dell’ufficio che soddisfi meglio le esigenze di flessibilità e il desiderio di scoperta. SMACE propone alle aziende un nuovo modo di organizzare gli incontri dei team più efficiente, piacevole, sostenibile e smart.
Come si è evoluto il progetto rispetto al periodo della pandemia quando lo Smart working era fortemente consigliato?
Lo Smart Working, inteso come modalità di lavoro flessibile, è rimasto fortemente di supporto all’attuale obiettivo di SMACE, costituendo la base da cui i nostri clienti possono organizzare i propri dipendenti che lavorano in località diverse dalla sede. Ogni location SMACE è selezionata e verificata per requisiti specifici legati al lavoro, ovvero: connessione internet stabile, sale meeting, strumenti, in modo da garantire che le esperienze lavorative dei team nelle nostre strutture possano essere veramente smart.
Se e come è cambiata la richiesta di smart working nei giovani o nelle persone che hanno provato lo smart working in pandemia?
Lo Smart Working resta tutt’ora una delle modalità di lavoro preferite da professionisti/e di tutto il mondo. Tantissime persone, costrette al ritorno in ufficio nel post-pandemia, si sono volontariamente licenziate. Solo nel 2022 sono state registrate 1,7 milioni di dimissioni volontarie (+22% rispetto al 2021), forte sintomo della volontà che questa modalità di lavoro venga adottata stabilmente e senza troppi compromessi. Ad oggi rappresenta una delle discriminanti principali sulla scelta dell’azienda, soprattutto da parte dei più giovani.
Come immaginate possa evolversi il lavoro in smart?
Tantissime aziende hanno sfruttato il periodo di transizione post-pandemia per attrezzarsi e poter implementare efficacemente forme di lavoro ibrido per il proprio personale, che sappia quindi combinare lavoro in presenza e da casa durante la settimana. Vi sono anche tante altre realtà ancora più virtuose da questo punto di vista che hanno saputo cogliere a pieno il concetto di “lavoro smart”, valutando le performance interne puramente ad obiettivi e permettendo alle proprie risorse di lavorare da dove vogliano o di alternare in completa libertà casa/luoghi terzi e ufficio. In SMACE abbracciamo la filosofia del lavoro ibrido e flessibile al 100%. I nostri collaboratori non hanno alcun vincolo su dove lavorare o per quanto tempo, il che per loro rappresenta un enorme valore aggiunto. La grande sfida delle aziende starà proprio nel saper ascoltare le esigenze delle proprie risorse e organizzarsi di conseguenza. Speriamo che tante realtà possano orientare la propria rotta verso un futuro del lavoro che sia veramente “smart”. SMACE punta a rendere l’Europa un vero e proprio ufficio diffuso pronto ad accogliere team che vogliono esplorare città, assaporare la vita lenta dei borghi o respirare l’aria buona di montagna coordinando perfettamente l’efficenza lavorativa e la possibilità di conoscere nuovi posti.