di Licia Vignotto
Non tutti sanno che nell’aprile del 1945 Ferrara rischiò di essere rasa al suolo, e che a salvare la città dal bombardamento fu un tempestivo messaggio trasmesso agli Alleati dal radioamatore Franco Moretti. Per ricordare questo straordinario e poco conosciuto avvenimento, e rievocare l’emozione di comunicare attraverso gli stessi strumenti che si utilizzavano allora, l’associazione Ilturco ha organizzato nella mattina di domani 24 aprile, l’appuntamento online Radio, onde e bombe. La diretta verrà trasmessa alle 10 dalla pagina Facebook e dal profilo YouTube dell’associazione, così come sui canali social del Comune di Ferrara e dell’Istituto di Storia Contemporanea, che coordina le celebrazioni per l’anniversario della Liberazione.
Filo Magazine si associa a questo evento raccontando alcune vicende poco note, accadute nella caotica Ferrara di quei giorni, episodi e dettagli che Ilturco ha raccolto intervistando tre radioamatori d’eccezione: il colonnello Ferdinando Marchesi, dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi di Guerra, Gian Paolo Bertelli, dell’Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori, Giangiacomo Fabbri, dell’Associazione Nazionale Carabinieri.
L’ATTESA DEL BOMBARDAMENTO
Nell’aprile 1945 comunicare con gli Alleati, stanziati a Gualdo, non era facile. Le truppe nazifasciste il 20 aprile avevano abbandonato Ferrara ma si rischiava comunque – se la notizia non fosse stata trasmessa in tempo – l’ennesimo bombardamento. Che fosse programmato lo sapevano tutti e la voce, così come la paura, circolava in città: se ne ha traccia anche nel diario di una ragazza, ritrovato da poco, che giorno per giorno annotava i principali avvenimenti:
20 aprile: le prime granate, partenza dei repubblicani
21 aprile: in rifugio continuano le granate
22 aprile: ancora qualche tedesco in città, bombarderanno la città
IL MESSAGGIO CIFRATO DEL VESCOVO
È passato alla storia l’impegno dell’arcivescovo Ruggero Bovelli, che il 21 aprile scrisse in più copie un messaggio cifrato e il giorno seguente provò, attraverso vari corrieri, a recapitarlo. Uno dei corrieri era Giorgio Franceschini – il padre di Dario, attuale Ministro alla Cultura – che però venne bloccato. Riuscì nella missione il geometra Celestino Benini, che consegnò il messaggio al parroco di Cocomaro di Cona, Dafne Govoni, che a sua volta in bicicletta riuscì ad arrivare al comando di Gualdo.
L’ANTICIPO DI FRANCO MORETTI
Quando arrivò il messaggio cifrato dell’Arcivescovo, gli Alleati erano in realtà già stati avvisati (fu lo stesso Franceschini, in seguito, a testimoniarlo). Cos’era successo nel frattempo? A marzo si erano presentati nel negozio di elettrotecnica di via Mazzini, gestito da Albano Moretti, due persone con una strana e ingombrante sporta di paglia. Uno di loro si chiamava Renato Borellini, era un personaggio abbastanza noto, un elettrotecnico originario di Berra, dell’altro si sa poco, restò zitto tutto il tempo. Fu il giovane figlio del titolare, Franco Moretti, a rispondere al loro appello: volevano riparare una ricetrasmittente americana, paracadutata dagli alleati, che si era danneggiata nell’impatto al suolo. Si rischiava il carcere anche solamente ad esaminare l’apparecchio, ma la riparazione venne presto eseguita.
Il 21 aprile arrivò a Franco un’altra richiesta, portata questa volta dal partigiano Ettore e da un suo collaboratore: organizzare il prima possibile una trasmissione per avvisare gli alleati e impedire il bombardamento. Restare nel negozio era troppo rischioso, per cui ci si spostò in un luogo più appartato e sicuro, in via Coperta, a casa dell’ostetrica Polesinanti. Tutto fu allestito alla svelta e un filo venne fatto sporgere fuori dalla finestra per essere usato come antenna: l’operatore cominciò a battere sul tasto e poco dopo arrivò la conferma del messaggio ricevuto. Lo stormo di bombardieri in volo venne bloccato appena in tempo.
RENATO BORELLINI, DETTO VALVOLA
Per capire come mai questa vicenda è rimasta fino ad oggi poco nota bisogna considerare la morale del tempo. Renato Borellini – classe 1897, di Berra – infatti era noto per essere omosessuale – tanto che gli anziani ricordano ancora il soprannome dispregiativo con il quale veniva comunemente indicato: al pedal – e probabilmente proprio per questo all’epoca si preferì non dare troppo risalto al ruolo che ebbe in questa delicatissima e fondamentale vicenda. Il suo impegno da partigiano fu significativo: faceva parte della formazione Diavolo, agiva come informatore e porta-ordini, e meritò la medaglia d’argento al valore militare. Nell’imminenza della Liberazione attraversò in pieno combattimento le linee tedesche, insieme a un ufficiale, per portare notizie a Carpi (notizie che salvarono numerose vite, oltre a case e monumenti). Al ritorno da questa operazione fu attaccato dalle SS e l’ufficiale insieme a lui venne ferito gravemente: gli restò accanto, rispondendo al fuoco dei soldati tedeschi, fino al sopraggiungere dei rinforzi partigiani.
IL PARTIGIANO ETTORE, AGENTE DEI SERVIZI SEGRETI
Il vero nome del partigiano conosciuto come Ettore (quello che organizzò la trasmissione) è Leopoldo Giberti. Classe 1920, originario di Massa Fiscaglia, aveva disertato dall’esercito il 8 settembre del 1943 per entrare a far parte dell’OSS, ovvero dell’Office of Strategic Service. Fu addestrato in Africa, per poi tornare in Italia come agente dei servizi segreti alleati. Operò prima nella zona di Montefiorino, poi a Carpi, fino a giungere nel marzo del 1945 a Medelana, da dove si impegnò per la Liberazione di Ferrara. Segnalò le postazioni nemiche e recuperò la radiotrasmittente, protagonista di questo racconto.
RADIO CLANDESTINE E PROCESSI
Franco Moretti – insieme a Renato Borellini, Leopoldo Giberti e all’ostetrica Polesinanti – merita di essere ringraziato. Se Ferrara è rimasta la meravigliosa città che conosciamo lo dobbiamo al suo impegno, che tuttavia non si esaurì in quell’operazione. Nei mesi successivi si mise a disposizione del Prefetto Renato Hirsch e organizzò la trasmissione radio del processo per crimini di guerra avviato per giudicare i mandanti della strage del Doro. Radioamatore e patriota, nel settembre 2020 a Franco Moretti è stato dedicato un piazzale, vicino a via Chendi. (Qui un documentario sulla sua vita da Lepida TV)
Curiosi di saperne di più? Ilturco vi aspetta in diretta: https://www.facebook.com/events/142936531094938
1 commento
Bellissimo racconto Licia!