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Cloister Galleria d’arte
13 Aprile 2019 ore 8:00 - 4 Maggio 2019 ore 17:00
FESTIVAL YUME
Dal 13 Aprile al 4 Maggio 2019
Racconta Nadar, il grande fotografo compagno di strada degli impressionisti, che Balzac, partendo dal presupposto che in natura nulla si crea, era convinto che fosse possibile ottenere un dagherrotipo solo convenendo sul fatto che con quel procedimento qualcosa di fisico passasse effettivamente dal soggetto alla lastra. Secondo lo scrittore francese, difatti, ogni cosa sarebbe costituita da infiniti strati sovrapposti, membrane impercettibili che possono essere distaccate e trattenute per dare modo alla sostanza che si sta fotografando di resistere, in definitiva, alla corruzione del tempo.
Se sospendiamo per un attimo l’incredulità, possiamo quindi pensare che nelle fotografie di Arianna Zamagni sia presente qualcosa di più del loro valore estetico e che, attraverso l’ espressione artistica, lo spirito che la spingeva a esplorare la natura e l’ umanità abbia effettivamente regalato a quei soggetti una seconda vita. Nelle sue immagini la presenza di quel paesaggio o di quel volto è insomma reale, e questa realtà diventa ora la struttura su cui edificarne un’altra.
Le fotografie di Arianna si sono offerte a Simona come mezzo per continuare un dialogo in grado di eludere le leggi di una distacco incolmabile. Il significato di questo tributo si può cogliere meglio considerando i limiti che Simona ha imposto al proprio intervento come forma di rispetto per l’opera dell’amica. Seguendo la logica dell’innesto, ogni volta Simona ha aggiunto la vibrazione del colore al dettaglio di un’ immagine in bianco e nero. Compiendo questo tipo di innesti, Simona ha automaticamente dato spessore alla fase di lavoro che li ha originati, vale a dire all’ atto – sempre più raro nelle nostre vite – della contemplazione. Ha quindi fatto entrare il tempo della propria quotidianità tra i materiali essenziali a conferire un’ ulteriore vita dell’opera dell’amica: un intervallo dedicato alla lettura in profondità del lavoro di Arianna per esplorarne i dettagli, le sfumature, gli incastri tra le forme. È stato un modo per ripercorrere le traiettorie dello sguardo dell’amica, ribadire la decisione di premere in quel preciso istante il pulsante della camera. Assumere il suo stesso sguardo, capirne le ragioni e infine aggiungere una piccola nota personale.
Come una macchina del tempo e dello spazio, la fotografia ha permesso quindi a Simona di rivivere le esperienze di cui Arianna ci ha lasciato una testimonianza. Il risultato è che Simona ogni volta è se stessa e, allo stesso tempo, è stata Arianna. Sul filo di un’ immedesimazione che può vincere ogni tipo di distanza.
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