

“In tutto il mondo, eccellenze, le vittime della violenza e dell’ingiustizia attendono: attendono che noi preserviamo il nostro pianeta; notano quando utilizziamo parole per mascherare l’inazione; notano quando le leggi che dovrebbero proteggerli non vengono applicate. Io credo che possiamo recuperare e estendere le leggi in tutto il mondo. Ma in definitiva ciò dipende dal peso che le leggi hanno nelle nostre coscienze. Questa organizzazione è stata fondata sulle ceneri di una guerra che ha recato indicibile rovina all’umanità. Oggi dobbiamo nuovamente guardare nella nostra coscienza collettiva e domandarci se stiamo facendo abbastanza.
Eccellenze, ciascuna generazione ha la sua parte nella lotta duratura per rafforzare le leggi per tutti, unico strumento che garantisce la libertà per tutti. Non facciamo in modo che la nostra generazione sia trovata inadempiente.”
Discorso di kofi annan, 21 settembre 2004
È sotto il mandato di Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite dal 1997 al 2006, che viene istituito il giorno della memoria. Pare qualcosa di consolidato, eppure è un evento recente, deciso l’anno successivo al pronunciamento del discorso con cui abbiamo iniziato questo articolo e celebrato per la prima volta nel 2006.
Da allora, ogni 27 gennaio l’umanità cerca di guardarsi allo specchio e la grande attualità di quel discorso di oltre vent’anni fa ci fa comprendere la ragione stessa per cui Corrado Augias in una conversazione a due con Moni Ovadia ha deciso di intraprendere un viaggio per raccontare il giorno in cui ricordiamo l’Olocausto, un viaggio raccontato in diretta streaming dalle pagine del Teatro Comunale di Ferrara, soluzione all’impossibilità di tenere l’evento dal vivo, come nel programma originario.
Che l’idea di questo momento di riflessione sia quella di portare il discorso al presente è chiaro dal momento iniziale, con la scena del folle attacco di Capitol Hill, sede del parlamento americano, per tentare di delegittimare l’insediamento di Joe Biden come presidente degli Stati Uniti, democraticamente nel novembre scorso.
Nelle loro parole Augias e Ovadia hanno ripercorso spesso momenti del passato legandoli ad altri eventi, ad altri crimini della storia umana, alla ripetizione di violenze e repressioni che ci devono fare pensare a quanto il giorno della memoria debba diventare non un ricordo, ma un monito per guardare il presente.
La stessa Germania, dopo i fatti di cui si è macchiata, ha scelto come elemento fondativo della propria costituzione la dignità umana.
La dignità degli uomini, il rispetto delle vite: questo, secondo i due protagonisti è ciò che dobbiamo portarci dentro da questa ricorrenza, non una fredda celebrazione destinata a svanire lungo gli anni, con la graduale (e ormai vicina) scomparsa dei testimoni diretti, con la sensazione di qualcosa di passato, come raccontato con le fredde reazioni dei ragazzi nei licei che spesso riceve Augias quando rievoca l’Olocausto durante un incontro.
Nell’idea dei due autori, con il 27 gennaio noi diventiamo garanti di ogni memoria, di ogni violenza, di ogni sterminio, di ogni strage di massa.
“La memoria non serve agli ebrei, serve ai popoli che hanno ospitato persone che hanno poi fatto dei crimini di massa. Serve a chi è stato carnefice.”
moni ovadia
Anche perchè non sono temi così distanti: succede anche in questi giorni di rivedere certi simboli nelle nostre strade.
E allora l’invito che ci arriva è quello di capire i meccanismi che hanno portato a quel genocidio e a tutti gli altri: molti, troppi non hanno capito cosa stava succedendo.
Molti hanno dimenticato cosa è davvero una guerra, cosa sia l’idea di cancellare un popolo.
La giornata della memoria diventa per noi giornata della conoscenza.
corrado augias
Lo spettacolo integrale: dal minuto 35, dopo i saluti delle istituzioni.
INFO:
Classe 85, vive a Ferrara da vent’anni. Secondo il profilo ufficiale è Infermiere, nel contempo si occupa da anni di giornalismo con l’idea di cercare di raccontare il mondo da una angolazione sempre nuova, con spirito critico ma rivolto al meglio, al domani e al possibile. Ha scritto un romanzo, si chiama “Sfumature” e si occupa di musica con una newsletter settimanale, live report e altro.Qui su Filo, articolo dopo articolo tenta di costruire un mondo più informato, consapevole ed ottimista o, almeno, aderente alla realtà.