

Quando mi domandano perché il cordone ombelicale che mi unisce a Ferrara non sia ancora stato tagliato, io rispondo che non lo taglierò mai al mondo (maial). Quando mi dicono: “quanto è bella la tua città, ha un fascino particolare… per certe strade si respira ancora la sua storia” non rispondo nulla, approvo con un sorriso consapevole.
Quanto è bella Ferrara lo so da me! Lo era anche prima, da sempre. Lo era in modo diverso, quando cioè non esistevano tutti quei bellissimi e moderni edifici che vennero poi. Quando arrivo, ad esempio, nel mezzo di piazza Trento Trieste e mi guardo attorno, non posso non notare la mutilazione dei portici del Duomo che, prima di quel maledetto 28 Gennaio ’44 , arrivavano fino a ridosso del campanile. Mi giro verso la parte sud della piazza ed ecco la chiesa e il chiostro di S.Romano prepotentemente in bella mostra. Con le loro masse pulite e assolutamente proporzionate, appagano anche l’osservatore più competente. D’improvviso, in un involontario raffronto, mi tornano alla mente le immagini che ero abituato a vedere fin dall’infanzia. Prima com’era?


Negli anni Cinquanta, la chiesa venne completamente liberata dalle costruzioni che si addossavano ai prospetti e restaurata esternamente, mentre il chiostro fu ricostruito tra il 1951 e il 1954. Negli anni Settanta fu ripulita la facciata, vennero sostituite le strutture lignee del tetto e furono restaurati gli affreschi del XIV secolo presenti all’interno. Nel frattempo, San Romano cominciò ad essere utilizzata come sede espositiva per mostre temporanee e venne ipotizzata per la prima volta una sua riqualificazione come sede del Museo della Cattedrale, poi realizzato alla fine dell’anno 2000.





Florio Piva nasce a Ferrara il 12 Ottobre del 1931 e dopo un’infanzia serena è costretto a crescere sotto le bombe in un clima di fine del mondo. Mentre l’Italia rinasce, prende il diploma di Geometra al V. Monti nel 1952. Dopo il servizio militare (Ufficiale specializzato in posa e rimozione campi minati), esercita la professione per alcuni anni, poi inseguendo il lavoro, si trasferisce a Mantova. Dopo dieci anni, per lo stesso motivo, si stabilisce a Brescia dove tuttora risiede. Attualmente è in pensione. Voleva tornare a Ferrara, perché la ama a dismisura, ma non c’è riuscito. Appassionato di auto, con un riguardo a quelle d’epoca, fa qualche quadro, che piacciono a lui e ad alcuni amici compiacenti. Da qualche anno è rimasto solo. Scava nella la sua memoria piena di immagini affascinanti e, prima che svaniscano, le scrive.