Buona la prima Buskers: il centro piace, il ticket meno, e i varchi… si varcano

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Facciamo marketing spiccio: se avrete pazienza di leggere tutto, più avanti vi svelo un trucco per entrare gratis al Buskers Festival. Sempre che le polemiche sul ticket d’ingresso e i varchi in centro storico non vi abbiano tolto tutta la voglia di tornare a vedere i musicisti di strada esibirsi davanti al Castello.

Perché quest’anno, edizione numero 38 – chi altri può raccontare di un evento così longevo? Le organizzatrici vantano di essere “il festival più imitato”, frase che ricorda al contempo quella in calce alla Settimana Enigmistica o l’orgoglio di un Pippo Baudo degli anni ruggenti – quest’anno, dicevo, ho davvero fatto fatica a trovare qualcuno per “andare ai Buskers”. Per noi che siamo cresciuti incontrandoci ai Buskers, ritrovandoci ai Buskers al termine delle ferie, per noi che tornavamo apposta prima dal mare perché iniziava questo evento (e molti, compreso chi scrive, ci ha pure suonato diverse volte), fa un po’ impressione ritrovarci a parlare di varchi di accesso, centro storico blindato, biglietti. Così in tanti mi hanno risposto storcendo il naso: “no, non mi interessa”, “non è più quello di una volta”, “non ci vengo più”, e seppure la mia statistica non abbia alcun valore, mi ha dato il polso di come per tanti ferraresi l’evoluzione di questo festival lo abbia portato talmente lontano dall’idea iniziale da non essere più interessante, degno e possibile.

Foto di Eugenio Ciccone

Eppure la formula ha una sua sostenibilità, e a chi dice che le cose siano andate male lo scorso anno dove è intervenuto un pubblico visibilmente ridotto, bisogna far notare che non solo quel modello ha poi retto il colpo, ma è qui per restare, ed è anche l’unico al momento che l’organizzazione trova funzionale per la sopravvivenza del festival. Attenzione: non è l’unico possibile in assoluto, non è certo il migliore, ma è quello che ad oggi risulta più semplice da mettere in pratica, pur consci che a breve potrebbe comportare altri problemi.

Foto di Eugenio Ciccone

Il primo: la gente che non può entrare in centro storico per 5 giorni è un problema enorme, un danno d’immagine per la città che festeggia i 30 anni UNESCO, oltre che un modello di privatizzazione di spazi inaccettabile (lo abbiamo già vissuto con il Summer Festival e succederà altre volte ancora). L’arte di strada, l’improvvisazione, il colpo di scena e il legame affettivo che si crea tra pubblico e artisti mal si sposa con le griglie ricoperte di teli neri che ghettizzano l’area e separano dai locali affollati subito oltre.

Il secondo: chi paga il biglietto del festival ha naturalmente meno voglia di lasciare altri soldi nel cappello dell’artista. Alcuni se ne sono lamentati lo scorso anno, qualcuno lo farà quest’anno ed è facile che se la voce si sparge saranno molti i buskers a non voler partecipare alle prossime edizioni, o si corre il rischio che si facciano avanti artisti “alle prime armi”, per i quali questa vetrina conterà di più del raccolto economico a fine giornata.

Foto di Eugenio Ciccone

Tre soluzioni facili, in questi giorni se ne sentono tantissime e molte davvero valide:

  • Con il biglietto d’ingresso mi vengono consegnati dei gettoni/token che posso lasciare agli artisti più meritevoli nel loro cappello. Questi verranno poi retribuiti con un extra a fine festival, attingendo dall’incasso totale o da una voce a parte che gli sponsor locali sosterrebbero
  • Già, gli sponsor locali, ma dove sono? Questo evento potrebbe e dovrebbe essere sostenuto da tutti quei locali che si affacciano sul centro storico e beneficiano di un flusso di turisti anomalo (come era un tempo), a patto che l’ingresso sia libero e i ferraresi possano tornare a fare le vasche per dare un’occhiata quando e come vogliono. Sponsor privati + commercianti del centro sarebbero sostenibili per evitare il ticket agli spettatori?
  • Una terza via, tecnologica: l’ingresso al centro storico resta libero ma c’è un biglietto d’ingresso che ti consente di seguire gli spettacoli. Al varco ti consegnano una collanina bluetooth che si illumina e consente di avvicinarti agli artisti che si esibiscono. I volontari controllano ogni spettacolo in modo da avere vicino solo persone con la collana accesa, così da individuare facilmente chi ha diritto di partecipare, lasciando passare intorno chi semplicemente sta andando altrove.
Foto di Eugenio Ciccone

Ma voi volete sapere com’è andata la prima serata e soprattutto come entrare gratis, quindi bando alle ciance. Se avete fretta cercherò di sintetizzare con un: bene, meglio del previsto. Un mercoledì sera di agosto, con qualche accenno di pioggia, 12 euro d’ingresso, la star della serata non ufficialmente annunciata, oltre all’orario ridotto di esibizione (dalle 22 alle 24) potevano far pensare a un flusso scarso come era stato lo scorso anno. Il grosso di solito si vede il sabato e invece un po’ a sorpresa la piazza alle 22 è abbastanza piena e tornano a vedersi i capannelli di persone intorno agli artisti. Nessuno è solo, nessuno si esibisce davanti a parenti e amici, come in certe serate nei bar sport di paese.

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La serata era iniziata intorno alle 21 davanti al Duomo con la premiazione di Tribalneed: l’artista di musica elettronica è un veterano del festival e ha ricevuto dalle organizzatrici il premio Gianna Nannini, alla sua prima edizione. I beninformati lo sanno già ma la presenza della cantante senese non era in programma ufficialmente. Così sulle note di piano di Meravigliosa creatura, ad un certo punto ci chiedono di aprire un varco e lasciare passare, mi giro e intravedo il tailleur bianco della rockstar fare capolino, scortata da staff e gorilla. Applausi, saluti di circostanza, foto di rito e la consegna del premio: cinque minuti di orologio e poi via di nuovo. Nessuna esibizione, lasciando l’amaro in bocca ad alcuni che speravano di rivedere Gianna esibirsi unplugged in Ferrara. Ma un conto è l’ospitata, un conto è l’esibizione: costi, SIAE, diritti e accordi con il management… chi è del settore capisce bene che diventava molto complesso (e le polemiche sul suo cachet le abbiamo già avute nel 2020).

Gianna saluta – Foto di Eugenio Ciccone

Salutata Gianna gli altri artisti hanno ufficialmente attaccato alle 22, quindi nel mezzo un po’ di vuoto e diaspora: c’è il tempo per una birretta con un amico che incontro per caso e che ha cenato in una pizzeria del centro semideserta, superando dunque i varchi con il bonus-prenotazione, come spiegato dall’organizzazione alla stampa locale nei giorni scorsi. In effetti i ferraresi in giro in questa première sono giornalisti, fotografi (tantissimi, come sempre), staff, guests, spettatori paganti e persone che hanno una prenotazione in qualche locale del centro. Ai varchi i ragazzi sono molto tranquilli e bisogna ancora un po’ rodare il sistema: c’è chi racconta di avere riservato un tavolo al ristorante, chi ha un sms da esibire, chi un foglio stampato… I volontari hanno una lista di nomi da verificare sera per sera, ma è difficile includere tutti e avere dati aggiornati, specie per chi ha prenotato all’ultimo, quindi il tutto si gioca un po’ sulla fiducia.

Nei baretti davanti al Duomo non c’è nessuno quando ci sediamo e se è vero lo slogan di quest’anno dell’evento, “aspettati l’inaspettato”, beh da quel momento in effetti la serata si è animata in modo piacevole e non previsto. E già era stato inaspettato vedersi comparire la Nannini alle spalle, o sentire un gruppo argentino fare una cover di Mannarino, che è di Roma e magari non arriva oltreoceano. Così rivedo per caso Edoardo, che è tornato a vivere in Italia dopo tanti anni, e questo succede proprio al festival come vent’anni fa, quando c’eravamo tutti ed era impossibile non incontrarti. Ora è impossibile non incontrarti perché le persone presenti le riesci visivamente ad incrociare tutte, bene o male.
Mentre parlo con lui si avvicina un prestigiatore e mi sfila alcune carte da dietro l’orecchio. Ero davvero sicuro che prima non ci fossero. A seguire ci intorta con qualche numero di magia dove seppure con la massima attenzione cerchiamo di capire il trucco, ma non ci riusciamo. Lui è il Mago Dan Dan, di Roma, parla come il comico Valerio Lundini ed è molto simpatico, viene spesso ai Buskers in modo non ufficiale avvicinando persone per la strada. Nella sua città fa eventi, anche aziendali, e dice che tornerà per Internazionale, ad importunare i ragazzi in coda. Gli offriamo una birra ma ci spiega che poi rischia di sbagliare i numeri di magia.

Il mago Dan Dan con un avventore beffato dalle carte

Poi finalmente iniziano le esibizioni e due cose saltano all’occhio rispetto allo scorso anno: intorno hanno tutti un bel semicerchio di persone, diciamo dalle 50 alle 150, in alcuni casi 200 persone, e sono distribuite abbastanza vicino tra di loro, visto lo spazio contingentato. Così purtroppo si fatica a sentire certi generi più prettamente low-fi e acustici, coperti dal trambusto di qualche artista vicino decisamente più rumoroso. Non è un punto a favore, ma da quanto non ci capitava di notarlo? Bentornati. Nulla a che vedere con il caos di un tempo, intendiamoci, ma la gente c’è e si diverte. Il centro rende l’atmosfera più raccolta e frizzante rispetto al mortorio di corso Ercole d’Este del 2024.

In giro ci sono gruppi e one man band, giocolieri e mangiafuoco: alcuni generi come folk o country sono ormai immancabili al festival e sembrano meno interessanti rispetto chi ha confezionato uno spettacolo originale e divertente. Ma c’è spazio per tutti i gusti e indicare qualche preferenza personale qui ha poco significato, sono sicuro troverete cosa vi ispira di più, lasciandovi guidare dal motto “aspettati l’inaspettato”.
Su tutti a me ha colpito per originalità Mister Meraviglia, o Wanda Circus, come lo trovate in programma. Un fachiro comico di S. Giovanni in Persiceto, capace di incuriosire e divertire signore di mezz’età e bambini con una parlantina e un’energia rara. Dirò solo che nel finale, mezzo nudo e sudato, con un mantellino bianco indosso, ha danzato sulle note della canzone Disney di Frozen mangiando e sputando fuoco, camminando su pezzi di vetro, mentre il pubblico faceva le bolle e una malcapitata e paziente ragazza dal pubblico passava le clave infuocate come assistente. Un solo avvertimento: occhio che si frega gli accendini che gli prestate.

Se il buongiorno si vede dal mattino mi sembra che il bilancio della prima sera sia migliore dello scorso anno, in termini di pubblico. Non si placheranno certo ora le polemiche che vivono soprattutto online e non rendono giustizia all’immensa macchina organizzativa messa in piedi e al lavoro di centinaia di ragazzi che assicurano che tutto sia efficiente e piacevole.

Però se il mondo si divide in fan dei Buskers e suoi detrattori, quando inizia la musica in giro si vedono solo i primi, entusiasti e pronti a sostenere ancora una volta artisti e organizzazione, forse a qualunque prezzo. Sono persone a cui piace lasciarsi trasportare lontano per una sera, sorridere in mezzo alla gente, cantare o ballare a piedi nudi sui sanpietrini. Se non siete quel tipo di persone e odiate i Buskers da sempre, va bene. Se li amate e non potete fare a meno di andarli a vedere ogni anno, va bene uguale. In una Ferrara zeppa di eventi artistici c’è davvero spazio per tutti e criticare ogni volta le scelte di chi organizza sembra essere un esercizio in cui siamo campioni, ma che spesso è fine a se stesso.

Su una cosa bisogna però lavorare per trovare finalmente un punto di caduta che vada bene a noi e a loro: il centro storico deve restare accessibile per tutti, ed è un principio su cui protestare o attivarsi per trovare soluzioni è doveroso e necessario. I modi si trovano, con enorme sforzo forse, ma servirebbe a fare pace con buona parte della città. Nel frattempo, godiamoci questa edizione di nuovo ai piedi del Castello.

P.S. Come si entra gratis? Dai, un po’ l’avete capito se avete letto tutto. Ma forse non ne vale la pena, no?

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