

di Silvia Manfredini
Ettore Forni è una figura cardine nel panorama del teatro di figura italiano del Novecento. Nato a Ferrara nel 1877, Forni ha incarnato e preservato la ricca e vivace tradizione dei burattini emiliani: la sua attività non fu solo intrattenimento, ma un vero e proprio ponte tra il passato popolare e la sua valorizzazione contemporanea.
L’arte di Forni affonda le radici nella scuola bolognese e ferrarese dei burattini, un fenomeno culturale che, a differenza del più elitario teatro di marionette, è sempre stato profondamente legato alla piazza e al popolo. Il suo periodo di massima attività si colloca nel Novecento, un’epoca di grandi trasformazioni sociali e di forte competizione da parte dei nuovi media. Nonostante si stessero imponendo velocemente altri linguaggi, il teatro dei burattini mantenne però una sua vitalità, grazie alla comunicazione immediata e satirica. Le maschere tradizionali, come il furbo Fagiolino o Balanzone, il dottore saccente e borioso, non erano personaggi statici, ma specchi grotteschi della società, che permettevano una critica mascherata e popolare.



A partire dagli anni ’70, l’interesse accademico e istituzionale per questa arte, cosiddetta minore, crebbe esponenzialmente. Il mestiere del burattinaio non era più legato ad una semplice attrazione itinerante, ma stava diventando un vero e proprio patrimonio antropologico da studiare e preservare. Questo clima favorì la documentazione, la raccolta e la musealizzazione dei materiali dei grandi maestri, Forni compreso: dal 1986 il suo atelier si trova allestito in una apposita sezione del Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese (MAF).

Ettore Forni dedicò la sua vita all’artigianato e alla performance del teatro di figura, distinguendosi per la cura nella realizzazione dei burattini scolpiti in legno e per la fedeltà ai canovacci tradizionali.
Si specializzò nel repertorio classico emiliano, fatto di commedie d’intreccio, battaglie a suon di bastonate tra i personaggi e trionfi finali della giustizia popolare. I suoi spettacoli erano caratterizzati da un ritmo serrato e dall’interazione diretta con il pubblico, mantenendo viva l’antica prassi del burattinaio che, nascosto dietro il teatrino (il casotto), dava vita a un intero mondo di legno con la sola voce e l’abilità manuale.

L’importanza di Forni non è legata solo alle sue esibizioni, ma anche alla sua funzione di custode della memoria. Gran parte del suo materiale artistico, compresi i burattini e i copioni manoscritti, è stato infatti raccolto e catalogato, entrando a far parte di collezioni prestigiose, come quella della “Casa delle Marionette” (Monticelli-Teatro del Drago). A ricordare e tramandare l’importante opera di Ettore Forni contribuisce soprattutto il MAF, che ospita un’ampia selezione dei suoi materiali di scena. Il Centro etnografico Ferrarese si dedica con passione e rigore a mantenere in vita le tracce di un mestiere antico, ma ancora vivo nella memoria e nelle suggestioni popolari.

L’influenza di Forni perdura nel tempo. La sua figura è stata oggetto di mostre tematiche e studi audiovisivi già dagli anni ’80, a riprova del suo status di riferimento. Ancora oggi, compagnie contemporanee attingono ai suoi copioni e al suo spirito. Un esempio significativo è la messa in scena dei suoi lavori con l’accompagnamento di orchestre dal vivo, un modo per dare nuova vita a testi antichi e creare un legame tra l’arte tradizionale e la sensibilità moderna.
Ettore Forni, dunque, non è stato solo un burattinaio, ma un tramite fondamentale tra generazioni, una voce sferzante che ha dato vita alle risate schiette delle maschere emiliane, in grado di risuonare ben oltre il sipario del suo teatrino.
Informazioni
MAF – Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese
Via Imperiale 263, San Bartolomeo in Bosco (FE)
mondoagricoloferrarese.it

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