Mercoledì 20 settembre serata cinetica al Ferrara Off Teatro, ospite il CollettivO CineticO con una prova aperta in versione unplugged, prima di mettersi in viaggio per Torinodanza e Centrale Fies. How to destroy your dance, concepita nel 2018 a seguito di una formazione per danzatori a La Biennale Danza di Venezia ma recuperata solo da poco, si gioca a ritmo serrato tra pause, accelerazioni, prove di abilità e di resistenza, in una sfida con il tempo che scorre.
Tra evocazioni e simbologie del Tanztheater e di Jiri Kylian, il lavoro rappresenta infatti un’interrogazione sui modi possibili di deformare il tempo, oscillante tra due, e delle più classiche, polarità: ironia e tragedia, ma poste in un linguaggio molto contemporaneo. In scena sette tra i danzatori-performers del CollettivO CineticO e Francesca Pennini che, in veste di coach, conduce – con il pubblico già seduto in sala – la preparazione alla performance, per poi spostarsi in regia.
La mia percezione è che il cambio di posizione in sala di Francesca non sia un vero ritirarsi dalla scena. Forse piuttosto che, così facendo, abbia tracciato un nuovo spazio scenico nel quale, ben oltre alla prospettiva dello spettatore, l’intera sala nera del Teatro sia stata improvvisamente coinvolta in un processo. Una performance articolata in cinque capitoli, ma preceduti da una fase pre e da una post: è qui che il fantasma del rito aleggia e volutamente stride con i costumi contemporanei iper-sportivi dei performers. Ogni capitolo smonta il senso comune del tempo in un modo diverso, tutti insieme portano in scena l’intenso allenamento con cui i performers/atleti si preparano fisicamente e mentalmente, fino a mettersi alla prova, prima in imprese individuali ed infine nella serratissima gara a squadre nelle quali non mancano tocchi comici e off.
Tutto è incredibilmente realistico, eppure qualcosa di ciò che si sta realizzando davanti agli occhi degli spettatori sfugge al controllo e suggerisce un’inquietudine di fondo che, puntualmente (a proposito di tempo), viene messa a tacere dall’istinto del fare tifo. Man mano che la performance va avanti il vortice della competizione ci porta dentro a dispetto della nostra volontà di preservare il ruolo, protetto, di spettatori di uno spettacolo. E siamo sempre più seduti sugli spalti di uno stadio o sui gradoni di un’arena, ma non lo sappiamo o non ne prevediamo del tutto le conseguenze.
Quando la gara finisce ci dimostra che l’espiazione della sconfitta si realizza fuori dal tempo collettivo. Inizia la consueta, per Ferrara Off, conversazione con la compagnia al termine dello spettacolo: è ancora performance mentre Francesca Pennini parla, e solo lì noi spettatori scopriamo il nostro ruolo nella partita. Scacco matto.