Nel bel mezzo dell’estate, nel bel mezzo del Ferrara Summer Festival, quattro ragazzi sul palco, centinaia ad acclamarli: EMIS KILLA, JAKE LA FURIA, IL TRE, RANDOM. Il palco è casa loro, Ferrara la loro nuova madre. Da ieri sera. Almeno per quello che si vede vivendola dalla piazza.
L’età media è bassa, sicuramente inferiore a tutte le altre serata del Festival; come dev’essere, com’è giusto che sia per un concerto rap: Ferrara respira giovinezza, trasuda ebrezza nuova. Si parte in medias res: Random addolcisce la piazza con i suoi 20 anni romantici tutti da raccontare. Lui esce da un mondo diverso rispetto agli altri che lo seguiranno, o almeno così si crede: il ragazzo napoletano, cresciuto a Riccione, ha fatto ballare le spiagge con Chiasso nel 2019, doppio platino e indiscusso re nelle consolle delle riviere, perlomeno la nostra di sicuro. Poi ha voluto esagerare, osare ancor di più: Bravo ragazzo un po’ fuori di testa prima, Rossetto poi (in ordine di scaletta).
Le cronache più recenti ci raccontano di un ultimo posto a Sanremo: Torno a te, che ironia della sorte canta per la prima volta davanti a un pubblico qui, sul listone, e se l’ultimo posto di Sanremo avrà lo stesso valore che hanno avuto i penultimi per Vita spericolata di Vasco e Donne di Zucchero (che oggi e domani riempirà la piazza), credo che il ragazzo accetterà volentieri la banalità di un ‘beati gli ultimi che saranno i primi’.
Tanti bei pezzi, da Nubi nel letto a Scusa, passando per La musica dentro la musica fuori e Siamo di un altro pianeta, ultimo singolo, per cui chiede pure una valutazione a caldo. Ma soprattutto Random sottolinea e si emoziona con la cosa più importante di tutte, il ritorno dei concerti dal vivo: fa cantare la gente, la coinvolge. La piazza risponde. Mancava a lui come a noi, che bello. Menzione d’onore per il suo chitarrista: prima gli parte una corda della chitarra, il bello della diretta, ‘mannaggia la sfortuna’ (cit.), poi è costretto a cambiare l’intero strumento. Tripudio finale con le torce al cielo: Random fa Chiasso, Ferrara pure.
Da un’orbita all’altra, restando nello stesso universo, quello del rap (e mi perdonino i perfezionisti del genere se così facendo starò cadendo nella generalizzazione), ma da un punto di vista diverso.
Random apparecchia la tavola, Il Tre la ribalta. Entra come il meno atteso (forse): tanta carica, romanità pura, salti e naturalezza dei 23 anni, un pizzico di follia. Doma il palco, lo ingloba tutto, lo divora e non è mai sazio, fa tremare il campanile che chiede pietà; lo sguardo è di chi potrebbe andare avanti ancora per ore: animale. Chi c’era e non lo conosceva, si ricorderà sicuramente del ragazzo biondo che una sera di metà luglio ha fatto la serata di Emis, Jake e Random. Cracovia a furor di popolo: Guido (vero nome dell’artista) rifiuta e va avanti, perché “prima te devi caricà”. Personalità. Come quando si dimentica la scaletta.
Tarantolato, si toglie la maglia e le urla già impazzano… eccola Cracovia, rap a velocità supersonica. Poi scende dal palco: ‘se Maometto non va dalla montagna, la montagna va da Maometto’ ma ‘non alzatevi sennò mi fate incazzare’. Sopra ogni limite. Così come nel testo di Te lo prometto, con cui conclude per il gran finale, anzi no: vuole il video con i flash di tutta la piazza come ci fosse una canzone triste, ma di sue non ne ha e allora improvvisa ‘I bambini fanno oh’.
Sipario.
Il Tre ‘rappresenta Roma’ come ama dire lui, ma da ieri anche un pezzettino di Ferrara: è un ragazzo come noi, l’ha dimostrato e l’ha detto, vuole esserlo e vuole sentirlo sulla pelle, a petto nudo in mezzo alla gente; fa ubriacare tutti girando e saltando da una parte all’altra del palco prima e della piazza poi, buttafuori a proteggerlo compresi.
Poi l’apice. Decibel altissimi. Esce Milano. La ciliegina, doppia.
Malandrino, No insta, 666. Tra una traccia e l’altra mandano il politicamente corretto a quel paese, per usare un eufemismo. E ancora No cap, Broken Language, Toro Loco.
Attese più che rispettate, il loro album insieme, “17“, è una bomba al plastico, Emis e Jake se la passano e ci giocano come giocano con il palco: ridono, perdono il ritmo, lo riprendono, si divertono con Sparami e Jake che pensava di non farcela, poi parte un siparietto su chi ha scritto i ritornelli. Sì, si divertono decisamente, e hanno una consapevolezza fuori dal comune. La ‘strada’ che tanto celebrano, vissuta con un rapporto di amore-odio che tuttora lì porta a non staccarsi dalle loro radici.
17 è un inno alla gioventù, agli errori, alla suddetta strada, è un grido di vittoria di un ragazzo, Emiliano, e del suo idolo Francesco (il suo “rapper preferito”), che dal nulla ce l’hanno fatta. E si, è anche l’emblema di quello che oggi sembra ormai un tormentone trito e ritrito, rispetto ad una prospettiva ed un obiettivo che tanti giovani come loro possono avere, che devono avere: glielo chiedono i due sul palco. Lo dicono anche loro e presentano Medaglia, la più melodica forse dell’intero album: braccia che ondeggiano, anche la ‘Milano male’ ha conquistato la piazza, e ci mancherebbe altro.
Il 17 che va oltre il numero, il 17 come rovesciamento delle convenzioni, e non a caso, come data del primo live dell’omonimo album, una data per questo non a caso (o non Random, per stare in tema). Qualcuno storce il naso ma l’Incidenza è minima: per i nati dai ‘90 in poi l’efficacia dei colpi che arrivano dal palco è massima. Non certamente educativi (come ammettono) ma efficaci, col rap.
Anche se gancio e montante alla serata arrivano con Gli Anni di Jake (remake di Max Pezzali, un altro che ha già riempito la piazza, due volte) e Fuoco e benzina di Emis. KO tecnico.
Storie di vita, sfacciataggine, carica. Tanto altro. Questo è il rap.
Benvenuta nel mondo Ferrara.