Ponte vecchia, parco Tito Salomoni, ore dieci di mattina circa. Arrivo, parcheggio di fianco a quello che un tempo era il Patchanka e mi avvio verso il Teatro Nucleo. Alla mia destra, tra gli alberi del parco, una ragazza balla accompagnata da un violino. Alla mia sinistra il murales che ricopre la facciata del teatro e, da dentro, esce la voce di un’altra ragazza che canta e recita accompagnata da chitarra e percussioni. È un primo assaggio del Totem Festival 2020 che si terrà tra venerdì 18 e domenica 20 settembre unendo città e periferia. Quest’anno, per la verità, il centro sarà Pontelagoscuro anche se, ogni sera, tra Piazza Travaglio e la Darsena si terrà una performance di Marco Intraia che, insieme al collettivo Aidoiru, ha vinto uno dei due bandi per residenze messi a disposizione quest’anno.
Il festival Totem “quest’anno è molto concentrato su Pontelagoscuro – spiega Natasha Czertok –”, l’idea è quella di tornare a “vivere lo spazio pubblico che ci circonda in un modo che ci corrisponde, in cui ci riconosciamo”. Un ritorno a casa, il parco Tito Salomoni, la piazza dietro al teatro, “pensiamo – ci dice – che riappropriarsi di questi spazi aperti, spazi pubblici, in questo momento sia un messaggio importante”. “I parchi, insieme ai teatri, sono stati chiusi subito dopo il lockdown” ed è per questo che è importante “riaprirli, simbolicamente insieme al teatro, alla cittadinanza e cercare di renderli vivi non solo come spazio scenico ma come luogo urbano, luogo di vita di una comunità”.
Una comunità che nasce dall’unione di marchigiani e ferraresi e che oggi può trarre ricchezza dalla sua multiculturalità, dalle comunità straniere che vivono questo paese-quartiere di Ferrara. “Totem è un crocevia” ci dice Natasha, forse lo è anche perché Ponte stessa è un crocevia e ricorda, forse per essere in riva al Po, una cittadina portuale dove si ascoltano tante lingue diverse e dove ci si arricchisce di queste diversità. Ed è cosi che anche il festival si arricchisce dando “spazio alla produzione e alla ricerca di giovani compagnie che possano circuitare qui, intrecciarsi, in un tempo lungo”. Vivendo insieme, mangiando insieme, condividendo la quotidianità queste compagnie possono apprendere attraverso le loro diversità così come due persone nate ai capi opposti del mondo possono arricchirsi reciprocamente.
E sono diversi ma affini anche i due bandi promossi per le residenze così come i lavori che si potranno vedere. Il primo bando, I Notturni della Città, è dedicato espressamente a Ferrara, richiedendo progetti site specific legati ad artisti che l’hanno attraversata. Il secondo bando, Visioni d’insieme. Portare la poesia nelle strade, è invece dedicato a produzioni artistiche per spazi aperti.
Il primo è stato vinto da un progetto dedicato al cantante ferrarese Vasco Brondi, dal titolo Sotto i lampioni di Ferrara (smetteremo poi questa operazione commerciale di guardarci dentro e guardarci attorno) scritto da Marco Intraia. Mentre il secondo dal collettivo Aidoiru con Kakawa, “parola originaria con cui si identifica l’albero del cacao”.
“La mia sfida – ci spiega Intraia – sarà provare a fare un indagine sulla città di notte ispirandomi alla poetica di Brondi”. “Una drammaturgia in divenire, un testo a maglie larghe” attraverso il quale improvvisare attraverso le voci e le interviste raccolte durante la residenza. “L’idea – infatti – era arrivare qui, prendere dalla città e continuare a scrivere. La notte esco, intervisto, mi metto in relazione con i giovani”. La partenza della performance sarà ogni sera alle 21,30 da piazza Travaglio per poi spostarsi e raggiungere la Darsena passando anche per il bar Korova, gestito dalla famiglia del cantante ferrarese.
Ogni sera alle 20, ma a Pontelagoscuro, sarà invece il turno del collettivo Aidoiru con Kakawa. “Una ricostruzione fantastica dell’origine del cacao – ci spiegano i protagonisti –” che trae ispirazione “da tutto l’immaginario sonoro e visivo dei paesi in cui viene coltivato (tutta la fascia equatoriale)”. È la storia di “due bimbi che fanno un percorso di iniziazione fino a scoprire l’origine della foresta, dell’albero del cacao, degli antenati”. “Dalle storie raccolte, dai personaggi e dall’immaginario sono nate le musiche”, queste “hanno una radice di world music che poi si contamina”.
Due progetti che traggono ispirazione dalla musica, un linguaggio universale, comprensibile, capace di raggiungere tutti oltre le difficoltà linguistiche. Saranno accompagnati da altre proposte, alcune di queste legate direttamente al Nucleo, “Eretica, Private Bestiary, studio che attraversa il tema degli stereotipi, e Incursioni nella vita di Maria Montessori, monologo diretto da Cora Herrendorf e interpretato dall’attrice Frida Falvo”. “Ci sembrava importante – spiega Natasha Czertok – sfruttare l’occasione del Totem per condividere con la comunità di Ponte anche i nostri spettacoli”.
Il programma del festival è ricchissimo e, nelle parole che avrete letto sono indicate solo alcune delle proposte. Nella maggior parte dei casi si tratta di performance teatrali ma anche concerti e laboratori avranno una loro parte. Saranno “tre giorni alla scoperta degli spazi urbani come luogo centrale della vita sociale di una comunità, che trova negli spazi aperti il luogo dell’agire attraverso le arti”.