La storia di Telemondo Ferrarese ha inizio quarant’anni fa, un’epoca ormai remota in un mondo che corre veloce. Internet, computer, telefonia cellulare erano ancora lontani dal rivoluzionare il modo in cui comunichiamo, e pure la televisione era appannaggio dei primi due canali della RAI. Siamo nell’Italia degli anni di piombo ma anche dei referendum su temi importanti, capaci di dividere l’opinione pubblica riempiendo pagine di giornali e dibattiti televisivi. Con attrezzature economiche e approfittando delle frequenze non ancora utilizzate iniziano in questo periodo le trasmissioni delle prime radio libere; proprio da una di queste esperienze nel nostro territorio nasce quella che a tutti gli effetti è stata la prima televisione di Ferrara e provincia.
A ricomporre i pezzi del puzzle di questa storia è il prof. Carlo Magri, vicepresidente di Fedic (Federazione Italiana dei Cineclub) e consigliere dell’associazione ferrarese De Humanitate Sanctae Annae, autore di un documentario che attraverso testimonianze e spezzoni di filmati dell’epoca ricostruisce le vicende che portarono alla nascita, al successo e poi alla fine di Telemondo Ferrarese. In circa due anni di lavoro Magri ha raccolto i racconti di una ventina tra giornalisti, operatori, amici e collaboratori del progetto, cercando di condensare la loro voglia di raccontare in appena 75 minuti che si guardano con stupore e incredulità, per come quest’esperienza sia stata pionieristica sotto molti punti di vista.
Ma partiamo dal principio. Edmondo Bragaglia, per tutti semplicemente Mondo, nasce nel 1936 ad Anzola nell’Emilia, ed inizia la sua attività professionale come fotografo a Lido degli Estensi nel 1975. Nonostante l’ampio dibattito sulla libertà di trasmissione non c’erano normative precise che vietavano agli appassionati di trasmettere voce e musica attraverso antenne più o meno potenti. Mondo inizia dunque a fare radio l’anno seguente, nel 1976: da un appartamento al primo piano affacciato su Viale Carducci ha l’intuizione di mostrare da una tv accesa giù sulla strada le riprese in diretta di quello che accade all’interno dello studio. Una webcam ante litteram. Mondo Radio Tv legge notizie e annunci pubblicitari, ogni tanto ospita qualche ragazza, manda in onda interviste e le hit del momento come ogni radio che si rispetti.
L’idea di raccontare la vita di provincia, la sua gente e le notizie che possono più interessare il pubblico di Ferrara porta Bragaglia a comprare un piccolo locale alla base del grattacielo di Ferrara: siamo nel 1977 e inizia ufficialmente le sue trasmissioni Telemondo Ferrarese.
Realizzare una tv può sembrare impresa titanica ed inaffrontabile per molti al giorno d’oggi, ma in quel momento a Mondo bastano pochi metri quadri, una buona antenna in cima all’edificio più alto della città e tre fondali differenti, realizzati da Piero Pavani, vetrinista della Standa.
Fatte le doverose prove tecniche di trasmissione e salutati i pionieri all’ascolto il primo giorno, realizzare un palinsesto è stata forse la cosa più facile per l’estro creativo di Mondo. I format proposti oltre quarant’anni fa rappresentano ancora oggi la base con cui vengono riempiti i programmi della tv digitale: il telegiornale, i quiz a premi, l’oroscopo, la cronaca delle partite, il programma musicale, lo spogliarello…
Spogliarello che venne ben prima di Colpo Grosso e di qualunque velina scosciata delle tv di Berlusconi: Mondo ci vedeva lungo e dopo un certo battage pubblicitario in città, una sera a tarda ora mette in onda forse il suo programma più noto. Spogliando Margherita si basava in fondo su un’idea semplice: una ragazza in studio vestita, vestitissima, il pubblico a casa chiama per rispondere a domande di cultura generale. Se la risposta esatta la fornisce un uomo, Margherita inizia a togliere indumenti, se a chiamare e indovinare la risposta è invece una telespettatrice Margherita si riveste. La fine auspicata del programma potete immaginarla e gli aneddoti intorno al programma si sprecano: articoli scandalizzati su una rivista dell’UDI, qualche telefonata indignata ma soprattutto le code di uomini fuori dallo studio per vedere la Margherita di turno uscire per andare a casa tra i fischi e gli applausi di apprezzamento.
I programmi più curiosi e apprezzati non finivano certo con Margherita: alcuni conduttori ricorrenti in studio come Bruno Dell’Anna e Maurizio Olivari erano diventati celebrità locali, riconosciute e salutate per la strada. Per non parlare dell’astrologa Valeria Pandolfi e del suo attesissimo oroscopo. Non erano certo quelli gli anni migliori per la SPAL, che alternava la sua fortuna tra la serie cadetta e la serie C, ma un altro dei programmi più apprezzati era il commento delle partite di calcio con interviste a bordo campo, un format che avrebbe ereditato Telestense quando nacque pochi anni più tardi, portandolo avanti con successo fino ai giorni nostri.
E come non amare un programma come Briscula ciacarona, in diretta dal bar di turno per seguire le partite a carte degli avventori: microfono aperto su commenti, imprecazioni, strategie, premi offerti dagli sponsor a fine tornei e qualche ospite di passaggio in sala a dire la sua. Una tv che definire ruspante è riduttivo, squisitamente genuina, vera e libera da schemi e paletti editoriali.
Nel documentario di Magri trova spazio a più riprese anche Ricky Scandiani, medico e musicista ferrarese, tra gli autori all’epoca del programma demenziale Cabarazz, incrocio adorabile tra cabaret e jazz, fatto di improvvisazioni musicali, storie divertenti e battute a ruota libera, un po’ come lasciare i microfoni aperti in una serata tra amici. Questa era la sigla:
Il mondo briccone di Mondo era fatto di tanta improvvisazione, lampi di genio e libertà di azione: Telemondo sperimentava programmi, accendendo la telecamera per parlare alla gente potenzialmente di qualunque cosa, dal Palio agli ufo, dalla medicina all’arte, reinventando se stessa ogni sera sulla base di mode e gradimenti. Arrivando persino a mettere in onda 2001 Odissea nello spazio di Kubrick, da un nastro pirata privo di alcuna autorizzazione, tra le telefonate indignate e un po’ sorprese del pubblico.
In quei cinque anni di esistenza Telemondo riuscì a inventare un linguaggio tutto suo, alcuni generi innovativi e qualche star dello spettacolo: al concorso per nuovi talenti Centocittà, a Capri nel ’78, Bragaglia portò al trionfo la cantante Lorella Pescerelli, con una cover di New York, New York, dandole accesso così al Festival di Sanremo l’anno successivo.
Alla fine del 1981 però, l’avvento delle prime tv commerciali nazionali portò via frequenze alle tante realtà libere di provincia. Anche in Emilia-Romagna iniziarono la loro avventura alcuni network ancora oggi esistenti, che in qualche modo provarono a trovare accordi commerciali con Bragaglia per sfruttarne le idee e il marchio ormai popolare nel territorio ferrarese, ma senza successo. Il caos creativo di Telemondo si trovò del tutto impreparato ad affrontare le sfide del mercato televisivo e della pubblicità: la cifra stilistica che ne determinò il successo divenne così causa della sua fine.
Dopo aver venduto le frequenze su cui trasmetteva, Mondo si trasferì in un locale sotto allo stadio Paolo Mazza, quasi di fronte al palazzo della ASL. Non scelse il numero civico di via Cassoli dove trovò rifugio ma la lettera progressiva si: la M iniziale del suo nome. Con le apparecchiature rimaste attrezzò il locale come piccola sala di registrazione musicale dove di fatto era rimasto solo un pianoforte, un mixer audio, le luci, qualche microfono e un paio di telecamere.
Poi si trasferì a Lido degli Estensi dove visse fino alla morte, nel marzo 1997. Qui lo ricordano ancora perché aveva inventato un modo originale di trasmettere messaggi pubblicitari. A bordo di una vecchia barca da pescatori con due altoparlanti abbastanza potenti percorreva tutti i sette lidi comacchiesi, rimanendo ad un centinaio di metri dalla battigia, trasmettendo con un registratore audio a cassette spot pubblicitari che raccoglieva personalmente. Due volte al giorno, in tarda mattinata e nel pomeriggio. Al Lido in ogni caso chiunque conosceva la sua villetta su viale Carducci, eredità di due signori anziani di Roma. Nel piccolo giardino adiacente curava animali feriti o seguiva uccelli di piccola taglia che gli lasciavano in custodia, ed allestiva spesso mostre di arte o esposizioni delle sue fotografie.
Se la storia di Mondo Bragaglia vi ha incuriosito l’autore del documentario Carlo Magri ha previsto alcune proiezioni pubbliche in luoghi chiave (la prima solo per la stampa, i familiari e gli intervistati, la seconda al Grattacielo, entrambe già avvenute nei mesi scorsi, mentre la terza probabilmente si terrà a Lido degli Estensi). Il film poi sarà inviato alle rassegne nazionali del circuito FEDIC. Sono in corso accordi per trasmetterlo su una tv regionale durante l’autunno-inverno 2019, in seguito sarà pubblicato su YouTube insieme agli altri lavori del regista ferrarese.
Aggiornamento del 14 marzo 2020 – Il documentario è finalmente disponibile su Youtube e si può vedere qui:
4 commenti
Allora ero poco più che dodicenne. Mio padre aveva da qualche giorno installato la quinta banda; quel pezzo d’antenna che andava oltre i 2 canali Rai. Questo ti permetteva di vedere, Tv Capodistria, la Svizzera italiana, tele Montecarlo e altre tv straniere. E fu un giorno, che mentre ricercavo col manopolone della sintonia nuove emmittenti, mi apparvero delle foto di Ferrara, che scorrevano a mo di intervallo Rai; in sottofondo, musica e ogni tanto la voce di Mondo, che ricordava, che si trattava di prove tecniche di trasmissione. Inoltre chiedeva come fosse la qualità visiva ai telespettatori segnalandolo a un numero
All’anagrafe Mondo, Edmondo fu dato molti anni dopo, da uno zelante impiegato in quel di Comacchio, durante il rifacimento della C.I., il quale sosteneva che non era possibile avere Mondo come nome, per non discutere disse lapidario “L’am vol”, accettando suo malgrado il nuovo nome.
Più che “Si trovò del tutto impreparato ad affrontare le sfide del mercato televisivo e della pubblicità”, direi che: Mondo, vuole rimanere, l’unico artefice del suo palinsesto libero, ma alcune vicissitudini, poco fortunate e fra loro coincidenti, lo portarono a ridimensionare e diversificare l’attività.
Ricordo bene Mondo come fotografo, l’ho conosciuto negli anni precedenti tutta la sua avventura di Telemondo qui raccontata. Era dato a lui ogni anno, in maggio, l’incarico di scattare le foto in posa, dietro alla quinte del Teatro Comunale e prima dello spettacolo (che avveniva a fine corso, ogni due anni) alle allieve della scuola di danza classica di Viva Bertoncello. Allora questa era l’unica scuola di danza della città, con le aule dentro lo stesso teatro, dove in seguito sono state realizzate le attuali sale prova dei corpi di ballo ospiti. Era un ottimo fotografo e per noi allieve un momento emozionante..