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Le vette viste dalla pianura: viaggio dentro alla sezione CAI altimetricamente più bassa d’Italia (quella di Ferrara)

Le vette viste dalla pianura: viaggio dentro alla sezione CAI altimetricamente più bassa d’Italia (quella di Ferrara)

La sezione ferrarese del Club Alpuno italiano ha quasi cento anni di storia e due primati notevoli: è la sede CAI altimetricamente più bassa d’Italia e la più lontana dalle montagne. Ma questo non è mai stato un ostacolo.
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La passione per la montagna può nascere anche in pianura, per di più in un territorio che può vantare alcuni centri abitati sotto al livello del mare? Certo che sì! La sezione CAI (Club Alpino Italiano) di Ferrara conta 1.311 soci che ogni martedì si ritrovano per parlare di cime, ghiacciai, sentieri e soprattutto organizzare escursioni. Siamo andati nella loro sede di viale Cavour 166 a Ferrara per farci raccontare la storia e le attività di una sezione nata nel 1927 e che tra poco festeggerà un secolo di storia. Intanto l’associazione può vantare un primato: è la sede CAI altimetricamente più bassa d’Italia e la più lontana dalle montagne.

Incontriamo il presidente Domenico Casellato e Gabriele Villa, il socio di più lunga data con la prima tessera ricevuta nel 1975. La sezione ferrarese nasce ufficialmente il 1° gennaio 1927, grazie alla volontà dei primi soci, e tra questi Alfonso Solimani, il fondatore. Come ci raccontano Casellato e Villa, “il CAI degli anni Trenta era molto diverso da quello di oggi: si andava in montagna per incontrare altri appassionati, organizzare escursioni insieme e imparare a muoversi in quota”. Oggi invece ci si avvicina al CAI per essere accompagnati verso la montagna, per scoprire un paesaggio diverso ma, ci dicono “è proprio questo lo scopo del CAI: educare alla montagna”.

il presidente Domenico Casellato sul Breithorn centrale

Come è cambiato nel tempo il modo di approcciarsi alla montagna?
Un secolo fa era considerata soprattutto un luogo ostile e pericoloso. Durante la Prima Guerra Mondiale venne scoperta da milioni di persone che la conobbero attraverso le trincee e le linee di fronte. Dagli anni Cinquanta, invece, la montagna ha iniziato a essere vista come uno spazio ludico: pensa alle colonie estive, alle prime vacanze organizzate, all’aumento degli sciatori. Oggi la fruizione della montagna è spesso di tipo turistico: si va per trascorrere una vacanza e scattare le foto da condividere più che per scoprire davvero l’ambiente. Ma in montagna il paesaggio si vive e si scopre, non è fatta di attrazioni come le città: è un paesaggio che si esplora con lentezza, attenzione e rispetto“.

Un altro grosso problema è la superficialità con cui si percepisce il rischio, dovuta soprattutto alla comunicazione veloce e semplice a cui siamo ormai abituati: i social mostrano il panorama all’arrivo, ma non ti raccontano la fatica  delle salite da affrontare per arrivarci, e così la montagna appare come un luogo facile e alla portata di tutti. Per questo, a volte siamo un po’ pesanti come dei genitori che cercano di proteggere i loro figli. Mentre insegniamo il modo di comportarsi cerchiamo anche di trasmettere la filosofia della montagna, insegnando anche a non avere fretta, a programmare e a non ridurre tutto alla prestazione“.

Chi erano quindi e chi sono oggi gli appassionati della montagna?
Negli anni Trenta il CAI riuniva soprattutto sciatori: i primi campionati provinciali, per fare un esempio, li ha organizzati proprio il CAI. I fondatori e i primi frequentatori erano figure importanti della società del tempo: avvocati, ingegneri, professionisti di vari settori. Poi, dagli anni Cinquanta in avanti, il club si è aperto davvero a tutti. Sono arrivati anche gli operai e le differenze sociali hanno iniziato a contare molto meno

Io facevo l’operaio metalmeccanico e tra gli anni Settanta e Ottanta ho iniziato a insegnare a persone con lavori importanti – come primari e direttori di banca – che sono diventati poi carissimi amici. La passione per la montagna aiutava a stringere amicizie e tutto questo era molto bello”. – Gabriele Villa

Oggi il CAI è una piccola galassia di gruppi diversi, ognuno con le sue attività. C’è il gruppo di alpinismo giovanile per i ragazzi dagli 8 ai 18 anni, la scuola di escursionismo, la scuola di alpinismo eil comitato scientifico, formato da persone che, dopo aver seguito percorsi formativi, raccontano la montagna con un approccio più naturalistico e culturale. 

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Ci sono i Seniores, i pensionati che vanno per sentieri il giovedì; il gruppo speleologico e anche quello del ciclo-escursionismo, che abbraccia la bici e che, vivendo in pianura, organizza spesso uscite nel territorio, a esempio nelle Valli di Comacchio. Questo perché il CAI non vuole solo portare le persone in montagna, ma anche valorizzare la natura e il territorio che abbiamo vicino a casa.

Corno alle Scale

Parliamo delle scuole e dei corsi.
I corsi sono periodici e strutturati su diversi livelli. La scuola di escursionismo ne propone due: un corso base, in cui si imparano a leggere le cartine e ad usare la bussola, e un corso avanzato, che prevede uscite più impegnative. La scuola di alpinismo organizza invece il corso di arrampicata libera, dedicato ai movimenti fondamentali, soprattutto in bassa quota, e il corso roccia, pensato per chi vuole arrampicare in alta montagna. Sono percorsi che all’inizio possono sembrare semplici, ma che richiedono impegno e attenzione. Noi cerchiamo di non parlare mai di sicurezza, perché la montagna non è di per sé un luogo sicuro, ma insegniamo piuttosto tutto ciò che serve per muoversi nel modo più sicuro possibile“.

Per far conoscere l’ambiente organizzate anche collaborazioni ed eventi con altri enti e associazioni?
Certo, collaboriamo spesso con il Museo di Storia Naturale di Ferrara e andiamo anche nelle scuole, soprattutto medie e superiori, per parlare di comportamento in montagna e per introdurre i ragazzi alla cartografia. Nel 2022 abbiamo ospitato alcuni ragazzi del soccorso alpino in occasione della proiezione, al cinema Santo Spirito, di un docufilm sul crollo del ghiacciaio della Marmolada“.

Seguendo i vostri profili social si può notare che organizzate anche gite domenicali: di cosa si tratta?
Queste sono le attività sociali aperte a tutti, iscritti e non. L’unica differenza è la quota: chi non è socio paga un po’ di più per via dell’assicurazione che invece per gli iscritti è già compresa. Le uscite vengono organizzate dai vari gruppi e programmate con molto anticipo: per il 2026, a esempio, abbiamo iniziato a pianificarle già a maggio. Siamo stati sull’Etna, in Val d’Aosta, su diversi ghiacciai… la cosa più importante per noi è incontrare le persone che vogliono partecipare dal vivo. Non prendiamo iscrizioni al telefono perché abbiamo bisogno di capire con chi avremo a che fare: se qualcuno crea un problema finisce col crearlo a tutto il gruppo, e non sempre è facile far comprendere che in montagna si può essere un pericolo anche per gli altri. Un’altra attività sociale fondamentale è il ritrovo in sede: il giorno ufficiale è il martedì, quando si raccolgono anche le adesioni alle gite, ma quasi tutte le sere c’è qualcosa“.

Chi vuole entrare a far parte del vostro mondo come deve fare?
Innanzitutto, basta varcare la porta della sede e partecipare a qualche attività. Poi, in un modo o nell’altro, i nuovi arrivati vengono sempre coinvolti: c’è chi non aveva alcuna esperienza e oggi è un membro attivo“.

Le cose, dal 1975, sono cambiate molte: la tessera di più lunga data Gabriele Villa ci racconta infatti che la sua iscrizione è stata un po’ più complessa, e che non gli è bastato presentarsi in viale Cavour per essere ammesso al Club: “mi dissero che servivano due soci come presentatori e io non conoscevo nessuno, quindi non mi presero. Così andai in biblioteca e iniziai a leggere un libro di alpinismo. Lì due ragazzi si misero a parlare con me e mi dissero di iscrivermi al CAI se mi interessava quel mondo. Io spiegai che ci avevo provato, che mi sarebbe piaciuto frequentare il corso roccia… allora loro mi presero sotto braccio, come il gatto e la volpe, e mi portarono a iscrivermi. Ho avuto fortuna! La prima scena che ricordo appena arrivato sono le persone che giocavano a carte. Era un vero luogo di aggregazione: non c’erano i corsi di oggi, li abbiamo creati noi poco alla volta. Facevamo le gite sul ghiacciaio e molti non sapevano cos’era una picozza o come allacciarsi gli scarponi. Così è nato il corso di alpinismo, per dirne una. Le regole sono arrivate dopo”.

Che età hanno gli iscritti e come funziona l’iscrizione?
L’età dei soci comprende una fascia che va dai 40 ai 56 anni: sono loro quelli che partecipano più attivamente alle attività. Poi ci sono i giovani tra i 18 e i 35 anni, che spesso si iscrivono per seguire qualche corso e poi continuano a frequentare la montagna in autonomia. Oggi, complice la velocità della nostra società, il ricambio è alto: ogni anno si iscrive circa il 15% del nostro corpo sociale, ma altrettanti non rinnovano. Qualcuno però resta, e noi puntiamo proprio su queste persone. Ma anche quando diventano autonomi, per noi è già un successo. Mi capita spesso di incontrare, mentre arrampico, persone che anni fa hanno seguito il nostro corso di arrampicata libera: mi salutano, mi raccontano come continuano a vivere la montagna… e a me si scalda il cuore. Solo quest’anno è successo almeno tre volte“.


Informazioni
Club Alpino Italiano – sezione di Ferrara
caiferrara.it
viale Cavour, 116, 44121 Ferrara FE

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