Mostra “Di falso in falso”

di Falso in Falso
id Oslaf ni Oslaf
I quindici dipinti e il bronzo esposti sono soltanto la punta dell’iceberg di un consistente numero di opere false, quarantanove, come autentiche ad un’anziana signora, oggi non più vivente. Quand’era ancora in vita, intuito che quegli acquisti di opere d’arte erano piuttosto incauti, i parenti hanno tentato di convincerla a sospendere i rapporti con i venditori ed eventualmente rivolgersi alla polizia per avere notizie sulla provenienza delle opere. Gli effetti dell’azione di assoggettanento psicologico messa in atto dai presunti “esperti”, però erano talmente radicati, che la signora non volle credere agli avvertimenti dei propri cari e del sottoscritto, chiamato a spiegare perché le opere avrebbero potuto non essere autentiche.
La ragione prima “di Falso in Falso” sta proprio nella sua natura di mostra anomala, che non nasce dall’intento di proporre al visitatore le opere di uno o più autori, bensì dal dissuaderlo di prestare fede a vere proprie organizzazioni a delinquere che pilotano, a fine di lucro, le scelte culturali di ingenui collezionisti privati o, addirittura, di enti statali preposti alla tutela del patrimonio artistico.
Il delitto, di cui presentiamo le prove, ha una diffusione superiore a ogni immaginazione molto spesso non è denunciato, vuoi perché i truffati conservano la convinzione di essere nel giusto, come nel nostro caso, o perché temono di diventare oggetto di ludibrio per la loro sventatezza.
“di Falso in Falso” vuole essere anche un riconoscimento dell’importante funzione sociale di operatori culturali privati che, senza alcun fine di lucro, da anni si fanno tramite serio e attendibile dei rapporti fra artisti e pubblico.
Galeazzo Giuliani