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Teatro Comunale di Ferrara
7 Ottobre 2022 - 9 Ottobre 2022
Il mercante di Venezia di Shakespeare apre la stagione di prosa del Comunale
Con i suoi potenti temi universali Il mercante di Venezia di William Shakespeare – rappresentato per la prima volta a Londra nel 1598 – pone al pubblico contemporaneo questioni di assoluta necessità: scontri etici, rapporti sociali e interreligiosi mai pacificati, l’amore, l’odio, il valore dell’amicizia e della lealtà, l’avidità e il ruolo del denaro.
Sabato 8 ottobre in programma anche l’incontro con la compagnia al Ridotto
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La stagione di prosa del Teatro Comunale di Ferrara si apre venerdì 7 ottobre con Il mercante di Venezia di William Shakespeare con Franco Branciaroli. Lo spettacolo, in scena il 7 e l’8 ottobre alle 20.30 e domenica 9 ottobre alle 16, debutta a teatro proprio a Ferrara, dopo l’anticipazione estiva al Festival Shakespeariano di Verona. Info e vendite su www.teatrocomunaleferrara.it, su Vivaticket e in biglietteria (corso Martiri della Libertà 21). L’incontro con la compagnia è in programma sabato 8 ottobre alle 12 al Ridotto (ingresso gratuito).
Con i suoi potenti temi universali, Il mercante di Venezia (rappresentato per la prima volta a Londra nel 1598) pone questioni stringenti e quanto mai attuali: scontri etici, rapporti sociali e interreligiosi mai pacificati, l’amore, l’odio, il valore dell’amicizia e della lealtà, l’avidità, il ruolo del denaro. Paolo Valerio firma il raffinato allestimento in cui Shylock – magistralmente interpretato da Franco Branciaroli (per la prima volta in questo ruolo) – è il carismatico protagonista di un mondo mutevole e vibrante di personaggi, che incarnano inquietudini, chiaroscuri e complessità di una modernità assoluta. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia assieme al Centro Teatrale Bresciano e al Teatro de Gli Incamminati.
Figura sfaccettata, misteriosa, crudele nella sua sete di vendetta, Shylock spiazza gli spettatori suscitando anche la loro compassione. A lui, ebreo, usuraio, si rivolge Antonio, ricco mercante veneziano, che pur avendo impegnato i suoi beni in traffici rischiosi non esita a farsi garante per l’amico Bassanio che ha bisogno di tremila ducati per armare una nave e raggiungere Belmonte, dove spera di cambiare il proprio destino. Shylock, che ha livore verso i gentili e sete di vendetta per il disprezzo che gli mostrano, impone una spietata obbligazione. Se la somma non sarà restituita, egli pretenderà una libbra della carne di Antonio, tagliata vicino al cuore. Parallelamente allo scellerato patto che Antonio sottoscrive, evolvono altre linee della trama, creando un’architettura drammaturgica di simmetrie e specularità. C’è la dimensione di Belmonte, una sorta di Arcadia dove la nobile Porzia, obbedendo al volere del padre, si concederà in sposa solo al pretendente che risolverà un enigma scegliendo quello giusto fra tre scrigni. Specularmente agisce Jessica, bellissima figlia di Shylock, che invece tradendo le aspirazioni paterne, si unisce a un cristiano e fugge rubando un anello appartenuto alla madre. E se Porzia e Bassanio declinano il loro amore in modo “alto” più popolare ma simmetrico appare il rapporto fra l’amico di lui – Graziano – e Nerissa, fidata cameriera di Porzia. Sarà l’intelligentissima dama “en travesti” ad intervenire come avvocato in difesa di Antonio, quando questi – perdute le sue navi – si troverà nella drammatica condizione di pagare la cruenta obbligazione a Shylock. Con argute argomentazioni gli salverà la vita, punirà la furia vendicativa dell’usuraio, assicurerà sostanze e futuro a Jessica riuscendo anche a rimproverare al marito Bassanio la sua scarsa costanza.
“Da una parte c’è il cruento cannibalismo di Shylock, e dall’altra, apparentemente, un martire cristiano: però questo cristiano, appena scende dalla sua croce, come prima azione obbliga l’ebreo alla conversione, imponendogli di fatto il corpo di Cristo – spiega Paolo Valerio nelle note di regia -. Nulla obbliga Antonio a questa scelta: è la sua volontà, la sua richiesta al Doge, una richiesta di terribile violenza. Ma nell’immaginario degli spettatori è la “libbra di carne” a rimanere impressa, e scivola via invece l’inumana scelta del mercante, fino ad allora tratteggiato come un uomo libero, più o meno illuminato, generoso… E che invece rivela un lato vendicativo, un atteggiamento impositivo che rimanda piuttosto all’oscurantismo dell’inquisizione. Shylock, davanti ad un simile atto, avrebbe potuto a propria volta immolarsi, dire “no, uccidetemi”. Invece per sopravvivere dice “accetto”: questa è la sua vera sconfitta. Rimane un escluso, un violento e diviene un perdente, privato non solo della sua orribile obbligazione, e del denaro, ma soprattutto della sua dignità”. E Paolo Valerio continua: “Shakespeare lo lascia così: lo fa uscire di scena “sottovoce” nel quarto atto, dedicando il quinto alla dimensione dell’incanto e del divertimento di Belmonte, alla celebrazione di un universo femminile, luminoso, intuitivo e salvifico, come spesso è nella sua drammaturgia. Ma la figura dell’ebreo e la sua dialettica con il mercante, sono così centrali, così potenti e universali, che abbiamo scelto di evidenziarle, aprendo e chiudendo il nostro spettacolo con un’apparizione di Shylock, che nell’ultima scena vive davanti ai nostri occhi la brutalità di una conversione imposta”.
In scena, oltre a Franco Branciaroli, anche Piergiorgio Fasolo (Antonio), Francesco Migliaccio (Salerio/Doge), Emanuele Fortunati (Solanio / Principe di Marocco), Stefano Scandaletti (Bassanio), Lorenzo Guadalupi (Lorenzo), Giulio Cancelli (Graziano / Principe di Aragona), Valentina Violo (Porzia), Dalila Reas (Nerissa), Mauro Malinverno (Lancillotto / Tubal) e Mersila Sokoli (Jessica). Traduzione di Masolino D’Amico, regia e adattamento di Paolo Valerio, scene di Marta Crisolini Malatesta, costumi di Stefano Nicolao, luci di Gigi Saccomandi, musiche Antonio Di Pofi e movimenti di scena a cura di Monica Codena.
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