L’abbiamo detto: questa edizione di Ferrara sotto le stelle è una tavolozza piena di colore. Un piccolo, voluto e probabilmente necessario cambio di paradigma che ha portato a mettere sul prato di Parco Massari differenti sensibilità musicali.
E diversi colori. Se Iosonouncane era un nero, prodigio di sperimentazione e avanguardia e la seconda serata erano le scale di grigi di chitarre e parole dei Massimo Volume, la terza serata, con protagonisti La rappresentante di lista, è stata arcobaleno.
E c’è un dato interessante: è stata la prima sera che ci ha fatto riflettere su quanto sia un peccato dover ancora rinunciare a certe ritualità dei live. Come vedere magari la band che scende tra il pubblico, i gruppi di persone che ballano, la connessione che si crea: le mani che si toccano.
Ieri sera l’anomalia era presente, un piccolo segreto: tutti erano seduti ma se si osservava attentamente, in fondo e a lato del parco si erano creati due sparuti angoli di persone, distanziate quando desiderose di ballare, di stare in piedi, di sfogare energia e felicità. C’era la sensazione, in particolare osservando un gruppo capitanato da un ragazzo, che il corpo si ribellasse all’immobilità imposta da queste regole, come se fossero catene da cui non fosse pensabile non liberarsi. Come se fosse personale e identitario, quel concerto.
Ecco: la parte più convincente de La rappresentante di lista è che ha codificato un alfabeto di parole su cui costruisce un repertorio di positività, nei testi e nella musica: vita, resistenza, amore, legami, vicinanza. Andare oltre le difficoltà ed essere migliori.
Tutto nelle canzoni grida ce l’abbiamo fatta o almeno ce la possiamo fare e il pubblico, completamente distaccato dalla contemporanea sfida calcistica, si immerge in un mare di brani pop spruzzato ora di elettronica, ora di battiti da power band (con un piccolo salto di immaginazione abbiamo pensato a questa energia qui) che crea una atmosfera di sorrisi, piedi che vorrebbero percuotere la terra, scuoterla e gridare assieme in direzione di un futuro da costruire, insieme.
C’è tanta femminilità, tanta identità di corpi e di accettazione degli stessi e no, non scivoliamo facilmente sulla retorica della band queer, per quanto dichiarata dagli artisti, perchè questo concerto è collettività e inclusione. Non è difesa di idee di qualcuno, è l’idea che assieme possiamo rendere il mondo un posto migliore. Mica poco per un concerto, no?
Sul quaderno degli appunti scivolano estratti di brani, da Giovane Femmina ( Io sono / la giovane femmina / Adesso che bevo, voglio ancora la sete / Io sono la giovane femmina / Adesso che parli voglio solo che taci / Io che lingua parlo / Con che lingua tu mi baci / Io che lingua parlo / Con che lingua tu mi bacerai) o da una Guardateci Tutti (Quando la neve finirà mi sentirò sola / Travestiamoci da morti quando ci troveranno per strada / Per strada, per strada, per strada / Guardateci tutti correre, eccoci / Siamo fradici di gioia) su cui Veronica Lucchesi si prende il palco per uno dei tanti momenti in cui c’è spazio per performance fisica, per una corsa che è sul palco ma pare diventare una marcia del pubblico che aderisce ad un inno all’orgoglio personale.
Ma c’è un apice emozionale, in fondo, quella Resistere che viene dall’ultimo disco del gruppo e si candida a nuovo manifesto, che culmina in una bandiera su cui viene scritto “vita” con una bomboletta spray e questo ci arriva da questo live, di cui volutamente raccontiamo più le emozioni che non la musica, più le parole che il suono.
Perchè spesso è pop ben scritto, ma aprendo occhi e cuore a quel migliaio di persone nel parco, sembra più la messa in musica di un sentimento positivo, di orgoglio, accettazione e voglia di essere feliciti.
Confrontarmi con la società non mi spaventa / Essenza senza limite / La meraviglia dei miei occhi non si sgretolerà / Mi accarezzerei e mi farei a pezzi / Ancora queste mani non riescono a credere / L’immensità dei cieli azzurri / Senza la paura di cadere, di sbagliare / Senza limiti, senza regole / No, no, no, no, no, no / Voglio provare ad esistere / La mia natura è resistere / E non mi importa di perdere / Quello che mi serve adesso è vivere.
RESISTERE – LA RAPPRESENTANTE DI LISTA
Ascolta il terzo episodio del podcast “Quel fischio nelle orecchie” di Web Radio Giardino, condotto quotidianamente dai due inviati di Filo a Ferrara Sotto le Stelle, ovvero Clelia Antolini e Alessio Falavena.
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